La Galleria Guerci.
Salotto dimenticato
nel cuore di Alessandria[1]
di Tony Frisina.
Il 1° novembre 1895 venne aperta al pubblico, ad Alessandria, la Galleria Guerci,[2] che collega Via San Giacomo della Vittoria con Via San Lorenzo e fino a pochi anni fa permetteva l’accesso – grazie ad un troncone perpendicolare – anche a Via Ferrara. All’inaugurazione presero parte tutte le maggiori autorità alessandrine del tempo, a cominciare dal sindaco Fortunato, l’avvocato Carrà – rappresentante il Prefetto – e quasi tutti gli assessori ed i consiglieri comunali. Le altre personalità della città furono degnamente ricevute dal cavalier Guerci e dai suoi figli.
Dopo i discorsi del sindaco, dell’assessore cavalier Brezzi, del deputato Frascara, del cavalier Inson e dell’avvocato Pugliese, furono donati al benemerito costruttore – visibilmente commosso – fiori e pergamena con dedica. Tutta la cerimonia venne allietata da vini scelti e paste dolci, mentre i cittadini – al di là dei cancelli – attendevano ansiosi di poter passare sotto la Galleria ed inaugurarla.
Per l’occasione c’era perfino la banda musicale di Alessandria, diretta dal maestro Luigi Provera, che svolse un brillante programma e nell’occasione presentò un brano dal titolo Galop Galleria Nuova, composto dallo stesso direttore e che venne giudicato – come riferiscono le cronache – riuscitissimo.
Questa è storia dell’anno 1895, poco più di novant’anni fa.[3] Da allora – purtroppo – le amministrazioni comunali ed i proprietari che si sono succeduti, sono stati poco generosi nell’apportare piccole opere di ordinaria manutenzione di cui ogni immobile – col passare degli anni – necessita.
Non dobbiamo poi dimenticare che nell’arco di 80 anni si sono verificati purtroppo due nefandi conflitti e che – nel bombardamento aereo del 5 aprile 1945 – la Galleria Guerci in parte crollò.[4]
Durante i lavori di restauro – che vennero condotti nell’anno 1948, affinché la Galleria diventasse un centro di attrazione – vennero anche avviati i lavori di costruzione di una sala cinematografica, capace di ospitare 1100 posti a sedere.
Ideatori e realizzatori dell’iniziativa furono il dottor Giannino Guerci ed il dottor Montanaro; il progetto fu elaborato dal dott. ing. Venanzio Guerci. L’intento era quello di tornare ad abbellire la città dopo le distruzioni causate dalla guerra. Quanto esposto finora fa capire come era importante, già quarant’anni fa, l’interesse per la città e per le sue architetture.
Da quegli anni lontani, pare che questo interesse sia venuto meno.
Negli anni del dopoguerra, la Galleria Guerci[5] vide forse per l’ultima volta la mano dell’uomo effettuare restauri degni di questo nome. Quasi tutti i lavori di risistemazione dei locali di vendita che trovano spazio sotto la galleria, sono stati dal punto di vista architettonico solamente dannosi.
Non c’è bisogno di essere degli esperti, per osservare come le vetrine moderne in alluminio o in metallo smaltato, rompano la continuità stilistica delle poche vetrine in legno che finora si sono salvate.
I responsabili di questo scempio non sono comunque soltanto i gestori di negozi, né i proprietari dell’immobile, i quali forse in buona fede hanno arrecato il danno. Altri appunti molto importanti, si potrebbero annotare a proposito delle pessime insegne pubblicitarie esistenti tuttora, che contribuiscono a dare un tocco di cattivo gusto alla Galleria.
Occorrerebbe eliminare le insegne che occupano la Galleria da una parete all’altra e le insegne che escono dal perimetro dell’apertura di accesso ai negozi o comunque costruite con materiali che non si amalgamano con l’architettura di fine Ottocento.[6]
Sono da ammirare invece dei pochi insegne in cristallo nero e con scritta artistica che – pur non essendo d’epoca – non rompono l’armonia delle vecchie vetrine.
L’ultimo tocco piacevole potrebbe essere dato dai lampioncini sferici con supporto in ferro battuto, come si può vedere in qualche raro esempio rimasto.[7]
Quest’opera di risistemazione dovrebbe essere promossa dall’assessorato competente dell’Amministrazione Comunale. Iniziative interessanti potrebbero essere prese organizzando manifestazioni di musica, pittura, poesia o altro, come si era tentato di fare in anni passati ed in tal modo rivalorizzare questo piccolo gioiello di architettura. La cornice non manca, essendo la Galleria un’ottima scenografia e la tettoia può salvaguardare dal maltempo. Soltanto lo spazio è un po’ limitato ma, a titolo sperimentale, si potrebbe cominciare a promuovere qualche iniziativa e se sorgessero problemi, si potrebbe cercare di eliminarli nel modo migliore. L’importante è poter conservare sempre in perfetto ordine questa bellissima Galleria cittadina.
Questo è il mio augurio: che la Galleria Guerci posso veramente diventare il salotto nel cuore di Alessandria.
La Galleria Guerci
di Sandro Locardi[8]
A j’uma chì ‘n sità ’na galereja
che tücc i lisandren i sbatu veja;
l’è stacia cuncepija ‘cme ‘n giujèl,
at fer batì a l’à doi bèi cancèl.
U’s vig l’antichità d’i so lampion,
s’i fisu nenta nejer ‘cme ‘l carbon!
In dì a son pasà an galereja,
a stava riparà perché ‘l piuviva.
Con l’acqua ch’la bativa la tetòia,
u m’è scapà i fastidi con la noja.
A fava girè j’ógg an sa e ‘n là,
a l’impruvisa ad culp, am son fermà.
A vig tücc i negòsi bèi pulit,
ma ‘d fora, sul spurcisia dapertìt.
E ist second a me l’è scandalus,
che i lisandren i pasu pèr scarus.
A ciam ant in negòsi: – Come mai,
i teni in pòst acsé, ‘cme letamai?
– I m’òn rispòst: – Ormai a suma stònc,
‘duvei semper ciamè ch’i dagu ‘l biònc.
– Ma ‘l scuvi, con in mòinu i pori pièli,
’cmensònda a spasè tüt el ragnateli;
ai paviment uj basta ‘na lavà,
au rèst u dev pensèj al padron ‘d cà.
Se Guerci a l’è u nòm ‘dla galereja
e tücc j’eredi j’òn in at’ cugnòm,
pèr nenta vighi tüt ‘sta purchereja,
i devu esi guerci pèr dabon.
(Traduzione)
Abbiamo qui in città una galleria, che tutti gli alessandrini buttano via; è stata concepita come un gioiello, di ferro battuto a due bei cancelli.
Si vede l’antichità dei suoi lampioni, se non fossero neri come il carbone! Un giorno sono passato in galleria, stavo imparato, perché pioveva.
Con l’acqua che batteva la tettoia mi sono scappati i fastidi con la noia. Facevo girare gli occhi di qua e di là, all’improvviso, di colpo, mi sono fermato.
Vedo tutti i negozi belli puliti, ma di fuori, solo sporcizia dappertutto. Questo secondo me è scandaloso, che gli alessandrini passino per sporcaccioni.
Chiedo il negozio: – Come mai tenete un posto così come dei letamai? – Mi hanno risposto: -oramai siamo stanchi, di dover sempre chiedere che diano il bianco.
– Ma le scope, con un manico potete prenderle, cominciando a spazzare tutte le ragnatele; ai pavimenti basta una lavata, al arresto deve pensarci il padrone di casa.
Se Guerci è il nome della galleria e tutti gli eredi hanno un altro cognome, per non vedere tutta questa porcheria, devono essere guerci davvero.
_________________________________________________________
[1] Servizio pubblicato il 20 Marzo 1986 in La Provincia di Alessandria / Rivista dell’Amministrazione Provinciale.
[2] Per scoprire di più sulla Galleria è consultabile anche un mio precedente servizio sulle pagine di CorriereAL: https://mag.corriereal.info/wordpress/?p=45174
[3] Vedere nota 1.
[4] Per approfondire l’argomento sul bombardamento aereo del 25 Aprile 1945 vedasi anche: https://mag.corriereal.info/wordpress/?p=50911
[5] Vedasi anche altro mio servizio su CorriereAL sulla Galleria: https://mag.corriereal.info/wordpress/?p=45460
[6] Per fortuna durante i lavori di restauro effettuati in occasione del Centenario della Galleria molte insegne sono state tolte o sostituite con altre di minor impatto visivo.
[7] Questo mio invito, purtroppo, non si può più seguire. Durante i lavori di risistemazione della Galleria in occasione del Primo Centenario, sono stati sostituiti con finti antichi lampioncini.
[8] La mia amicizia con il poeta Sandro Locardi ha avuto inizio nel 1985 e spesso, negli anni successivi, mi è stato di grande aiuto come collaboratore. In molte occasioni ha creato appositamente una sua composizione in rima – sul medesimo argomento da me trattato – per essere pubblicata assieme al mio pezzo sulla Rivista della Provincia.