Le falde acquifere alessandrine svendute in cambio di un piatto di lenticchie

Sig. Direttore
Spett.le Redazione

In nome del popolo già abbondantemente inquinato di questa provincia, vorrei ricordare a “lor signori” riferito al Sindaco e nel contempo Presidente della Provincia, al Presidente della Regione, al Prefetto che vi è una Direttiva Quadro in merito alle risorse idriche per cui “chi inquina deve pagare” o perlomeno “dovrebbe” se alla base di partenza esiste la consapevolezza dell’eventuale rischio.

Mi riferisco al PRONUNCIAMENTO FAVOREVOLE nel concedere subito ed è un vezzo di questa amministrazione fare “tuca’ brisa’” (toccato e bruciato), vedi dichiarazione dissesto ed ora accettazione per l’utilizzo delle cave Clara-Bona, Bolla e Guarasca per i rifiuti del Terzo Valico nonostante il “consiglio contrario” dell’Assessore comunale all’Ambiente, Claudio Lombardi e il pronunciamento di ARPA per un possibile rischio se non venisse rispettata la tipologia del conferimento dei rifiuti non idonei da provocare un grave inquinamento delle falde acquifere che sono la riserva idrica più grande e importante del Piemonte. Alle perplessità di Lombardi e di Arpa si aggiungono le preoccupazioni dei cittadini.

Qualcuno di “lor signori” artefici di tale decisione potrebbe obbiettare nel dire che solo rifiuto stabilito e controllato verrebbe sversato nelle cave, io “San Tommaso” ribatto che siccome il nostro è il paese del disordine, del furbo, del corrotto, del “me ne fotto”, del “al momento penso all’ingrasso”, non mi fido, e ancor meno non mi fido dei controllori preposti al controllo.

Non vado nei particolari di cui le informazioni locali hanno fatto la giusta e corretta parte, ma l’acqua è un problema di tutti e ci accorgiamo della sua preziosità nel momento che ci viene a mancare perché non più idonea alla salute umana, animale e vegetale perché tossico inquinata.

Gli Stati (compreso il nostro anche se “sregolato”, disordinato, incurante di tutto) hanno il dovere di proteggere le preziose risorse delle sorgenti idriche: è il compito dei nostri amministratori ma la Direttiva Quadro sulle risorse idriche incoraggia anche i cittadini a sentirsi coinvolti per proteggere e gestire le proprie acque; una manciata di cittadini di Spinetta Marengo lo sta facendo per tutti, anche per me e per chi sta leggendo. Dei piccoli Davide contro potenti Golia, e “lor signori”, i nostri amministratori, che fanno? CONCEDONO per l’interessante contropartita di un piatto di lenticchie o tre lecca lecca, vale dire qualche opera di risanamento sul territorio spinettese, opere di manutenzione dovute perché i spinettesi pagano le tasse per avere servizi. Ma andiamo avanti.

Pare che a nessuno di “lor signori” venga in mente che Renzi ha istituito “Italia Sicura”, la Struttura di Missione della Presidenza del Consiglio dei Ministri contro il dissesto idrogeologico ma anche per lo sviluppo delle infrastrutture idriche di cui il responsabile è Erasmo D’Angelis (dati per comunicare con questa struttura Dissesto e Acquepulite: mail-segreteria.italiasicura@governo.it – tel. 06.6779.6150.
Poco più di un mese fa a Roma, D’Angelis ha tenuto un importante convegno dal titolo “Stati Generali acque pulite”. Il Ministro Galletti intervenendo ha dichiarato che: “è necessario adottare piani di gestione al fine di raggiungere obiettivi di tutela qualitativa e quantitativa e di efficiente gestione delle risorse a livello di distretto idrografico. Il 2015 è l’anno di questi obiettivi: qualità di buono stato per tutti i corpi idrici sia superficiali che sotterranei, come prevede l’Unione Europea”. Devo ritenere inutili strutture del Governo di salvaguardia, stati generali, convegni istituzionali per poi ognuno localmente fa quel “cappero” che gli pare?

Tornando alle cave: possibile che ‘sto smarino non possa trovare altri siti su terreni meno interessati da sorgenti per essere parcheggiato? C’è da fare qualche km in più? Importante è non creare possibili guasti ad un ambiente vitale come l’acqua. Concludo con un esempio: un Sindaco coraggioso di Casale Monferrato, Riccardo Coppo e la sua Giunta, mettendosi contro tutto e tutti nel 1987, cinque anni prima della legge 257/1992, firmò l’ordinanza che vietò la lavorazione dell’asbesto nella cittadina, sfidando i vertici della Eternit e l’ostilità di molti che ancora non credevano alla nocività della fibra killer.

Ecco, di fronte alla salute pubblica, anche di fronte l’eventualità e la non certezza di chi ci garantisce il tutto ok, non esistono Leggi Obbiettivo, interessi particolari, non esistono imposizioni, un sindaco ha il potere di andare oltre e decidere con i suoi cittadini ciò che è bene per la sua città e territorio.

 

Graziella Zaccone Languzzi – Alessandria