I sondaggi non sono elezioni, e lasciano il tempo che trovano. E tuttavia essere per il secondo anno consecutivo all’ultimo posto (quest’anno a pari demerito con i sindaci di Crotone e Taranto) nella classifica di gradimento che Il Sole 24 (non la Gazzetta di Roccacannuccia insomma) commissiona a IPR Marketing, riferita ai primi cittadini dei capoluoghi di provincia, non è dato che possa essere taciuto, o sottovalutato.
Del resto Rita Rossa, che è tutt’altro che una parvenue della politica, ha sensibilità e ‘antenne’ che le consentono di avere il ‘polso’ della città a prescindere dai sondaggi nazionali, e sa bene che il trend registrato dal Sole 24 Ore è veritiero. Sindaci popolari, sia chiaro, non è che con questi chiari di luna ce ne siano poi tanti, e forse non solo Rossa, ma anche gli altri primi cittadini del PD (a partire da Fassino, presidente Anci), farebbero bene ad alzare un po’ più la testa, rispetto alla folle strategia di Matteo Renzi nei confronti degli enti locali: altrimenti a pagarne le spese saranno loro, e sempre di più.
Detto questo, Alessandria ha specificità tutte sue, che conosciamo bene e che ci ripetiamo da tre anni. E tuttavia, a pochi giorni dalla sentenza della Corte dei Conti di Torino che ha restituito un po’ di coraggio e dignità ad un centro destra cittadino ‘ammutolito’ dal 2012 (con la lodevole eccezione del battitore libero Locci), quest’altra botta mediatica non da poco rischia certamente di indebolire ulteriormente il cammino di una giunta che, finora, elementi di brillantezza ne ha avuti davvero pochi. E non è che le attenuanti ‘di sistema’ possano essere utilizzate come giustificazione universale, e per tutta la durata del mandato amministrativo quinquennale.
Certo, gli amministratori di Palazzo Rosso sostengono che stanno lavorando ad asset strategici rivolti al futuro (la grande Amag, Aral, il teleriscaldamento, il piano regolatore), ma questi rischiano di essere temi troppo ‘da addetti ai lavori’, peraltro con gli (inevitabili, soprattutto in tempi di coperta corta) codazzi di accuse e polemiche.
Quel che però gli alessandrini oggi percepiscono è una città agonizzante, con pochissimi servizi e opportunità, un tasso di disoccupazione (e di finta occupazione) non più solo giovanile troppo alto, e una fascia di popolazione sempre più ampia in reale difficoltà. E una crescente insicurezza percepita, di fronte alla quale non si può far finta di nulla.
Chiaro che un sindaco e una giunta non hanno poteri e risorse illimitate, e che lo scenario, se ci si sposta a Pavia o a Biella (citiamo a caso) non è tanto diverso. Però in fondo alla classifica di gradimento c’è il sindaco di Alessandria, e da lì non si scappa. O meglio, se da lì si scappa lo vedremo tra un anno o poco più, quando si tratterà, da parte di Rita Rossa e anche del PD alessandrino, di ufficializzare le proprie scelte in termini di candidature per le comunali del 2017.
Ad oggi, secondo voi quante possibilità ci sono che il sindaco Rossa scelga (o comunque chieda a partito e coalizione) di ricandidarla? E se così non dovesse essere, a chi toccherebbe a quel punto la ‘patata bollente’? I nomi che girano con più insistenza, come possibili successori di Rita Rossa, sono quelli dell’assessore al Bilancio Giorgio Abonante, e del segretario cittadino del PD Massimo Brina. E proprio quest’ultimo, in una recente intervista, ci parlò delle primarie come strumento insuperato per arrivare ad individuare il candidato o candidata migliore.
Insomma, a quanto pare in questi giorni ad Alessandria si sta davvero aprendo la campagna elettorale del 2017, con due anni di anticipo.
E già martedì, attenzione, fari puntati su Gianni Barosini, presidente della commissione Bilancio, che preannuncia una seduta ‘al calor bianco’, con analisi dei conti dell’Ente dopo la sentenza della Corte dei Conti di Torino della settimana scorsa. Ma Barosini va anche oltre, dicendo: “Sul piano etico, con una sentenza come quella della Corte dei Conti, e con i dati di impopolarità del sindaco certificati dal Sole 24 Ore, perché aspettare altri due anni? La strada più corretta per Alessandria sarebbe dimissioni subito, ed elezioni: per ridare voce e dignità ad una città ingiustamente offesa e calpestata”.
Sarà dunque proprio Barosini uno dei possibili candidati alla carica di sindaco, e con quali alleanze? Certo è prematuro parlarne, ma l’impressione è che ad Alessandria sotto la cenere il fuoco della politica ricominci ad ardere: e se stavolta proprio dalla città grigia in maglia nera, da troppo tempo in cronaca nazionale solo per essere denigrata come simbolo di inefficienza e malcostume, partisse uno scatto d’orgoglio, e magari inedite alleanze trasversali da terza repubblica?