Quando la pietà era morta

Quando la pietà era mortadi Donato D’Urso

 

La sera del 25 luglio 1943 la radio annunziò le “dimissioni” di Mussolini e la nomina del maresciallo Badoglio a capo del governo. Il giorno dopo furono impartite ai prefetti queste direttive: “Non è il momento di abbandonarsi a dimostrazioni che non saranno tollerate. Sono vietati gli assembramenti e la forza pubblica ha l’ordine di disperderli inesorabilmente”. Nonostante ciò, il pomeriggio di lunedì 26 luglio, nelle strade centrali di Alessandria si svolse un corteo, partito dai giardini adiacenti piazza Garibaldi, conclusosi in piazza Vittorio Emanuele, sotto il comando della difesa territoriale, dove parlò brevemente Livio Pivano, pluridecorato combattente della Grande Guerra ed esponente dell’opposizione al fascismo. Un cordone di truppa era schierato con mitragliatrici all’imbocco di via Umberto I ma gli ufficiali disattesero gli ordini superiori di sciogliere ogni assembramento con la forza.

La commissione che sottoponeva a censura la posta formulò il 31 luglio 1943 queste osservazioni: “Numerose lettere conchiudono con la frase: – Così non si può più andare avanti ed altre similari. Si fanno previsioni oscure per altri sbarchi nemici. Sempre più numerose ed espresse in forma sempre più marcata le voci di malcontento. Lamentele vengono espresse contro le lunghe esasperanti code avanti i negozi, tanto più che spesso si risolvono soltanto in perdita di tempo. Contadini criticano, talvolta con parole forti, il sistema degli ammassi e d’altra parte i consumatori gridano contro l’esosità dei contadini, che in qualche località non vogliono cedere i loro prodotti a nessun prezzo”.
L’8 settembre 1943 l’annunzio dell’armistizio con gli anglo-americani vide il disfacimento dell’esercito regio e dell’apparato statale. La mattina del 9 settembre Giulio Paternò, appena insediatosi come prefetto di Alessandria, comunicò al ministero dell’Interno quanto avvenuto: “Tutte comunicazioni telegrafiche telefoniche interrotte. Comunicazioni stradali bloccate da truppe germaniche che hanno occupato principali Comuni et controllano transiti stradali et ferrovie. Truppe italiane incaricate presidio edifici pubblici disarmate da comando tedesco”.

Tra gli aderenti al fascismo repubblicano ben pochi uomini del vecchio apparato ricomparvero sulla scena, sostituiti da giovanissimi cresciuti nella propaganda del regime e da esponenti dello squadrismo delle origini. A partire dalla metà del 1944, dopo la caduta di Roma e l’avanzata degli alleati nel centro Italia, affluirono ad Alessandria esponenti fascisti sfollati da Umbria, Marche e Toscana, i quali, carichi di un surplus di spirito vendicativo, contribuirono a rendere ancora più spietata la guerra in atto. Le formazioni partigiane col passare del tempo si organizzarono sempre meglio ed agirono con crescente determinazione ed efficacia.

La tragica stagione, che si concluse 600 giorni dopo con la Liberazione, vide le sofferenze della gente comune toccare vette di assoluta disperazione. Il libro Quando la pietà era morta rievoca avvenimenti e personaggi della lotta che coinvolse tutte le componenti sociali, militari e civili, borghesi e operai, professori e studenti, preti e contadini, in un crescendo infinito di dolori e lutti.
Il testo, basato in gran parte su documentazione inedita, è corredato da un amplissimo apparato di note e da un analitico indice dei nomi citati.

 
Donato D’Urso
Quando la pietà era morta
Aspetti della guerra civile 1943-1945
BastogiLibri
www.bastogilibri.it
Euro 15