Piazza Gabriele D’Annunzio e la Casa del Mutilato [Un tuffo nel passato]

frisina_caldi Tony Frisina.

La scorsa settimana avevamo analizzato una cartolina raffigurante la Casa della Madre e del Bambino di Alessandria ed avevamo disquisito sulle attuali deplorevoli condizioni dovute a discutibili stravolgimenti/trasformazioni dell’edificio: al presente – nel reale – il Palazzo raffigurato in quella vecchia cartolina appare trasformato ed irriconoscibile. Insomma, un disastro.

Capitolo chiuso.

In questa occasione voglio parlare dell’agonia che sta vivendo un altro importante Palazzo di Alessandria – che ancora potrebbe essere quasi totalmente recuperato – edificato fra il 1938 e il 1940, ad opera dello stesso Autore: l’alessandrino ingegner Venanzio Guerci.

La cartolina che ora analizziamo testimonia una delle primissime immagini della Casa del Mutilato di corso Borsalino; la fotografia pare sia stata scattata appena ultimati i lavori di costruzione, infatti sui vetri delle finestre sono ancora visibili le pennellate bianche, atte a salvare i vetri dalle capocciate di incauti e – nondimeno – a  salvare le capocce da urti accidentali.

È interessantissimo osservare l’area della piazza D’Annunzio appena tracciata e da poco piantumata. Tutte le aiuole sono in ordine e tutto è pulito, perfetto, preciso. Il luogo non è ancora vissuto e probabilmente il palazzo non è ancora stato inaugurato. La data di questo evento sarà quella del 9 Giugno 1940.

La cartolina, prodotta nel formato imperiale – e quindi delle dimensioni di 10 x 15 (centimetri) – è stata realizzata per conto della Cartoleria Oneto di Alessandria, da parte della Ditta Fotocelere, di A. Campassi (di Torino). Sulla stessa si trova anche annotata a stampa la data dell’anno di produzione: 1940XVIII. È stata spedita il 21 VII 1941XIX.

Il lettore attento avrà già visto un particolare importante. Anzi, chi è molto attento alle cose alessandrine si sarà accorto della mancanza di qualcosa di importante: è ancora assente l’obelisco – edificato nel decennio successivo – dedicato ai Caduti sul Lavoro, che oggi è ancora ben eretto e visibile proprio al centro di quell’area verde. Alto 11 metri è opera dello scultore Renato Battiglia ed è stato inaugurato il 5 ottobre 1952.

La zona di cui si parla, purtroppo ormai non troppo ospitale, è usata soltanto per il passaggio e non più come area di svago e di giochi, per causa del vicino cavalcavia, inquinante e trafficato intensamente e costantemente.

Già nel 1917 in Italia si era costituita l’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi, che avrebbe aiutato a fornire servizi indispensabili alla folta schiera – di quasi un milione di uomini feriti o mutilati – fra i reduci della Guerra (si sta parlando del Primo conflitto Mondiale).

Il 17 maggio 1939, in occasione della visita di Mussolini ad Alessandria, il Presidente dell’Associazione Mutilati di Alessandria, Vittorio Nicola, accompagna il Duce in una visita a questo luogo. Ecco quindi spiegate le scritte, a caratteri cubitali, verniciate sul muro di cinta dell’Educatorio Borsalino: “L’Italia serve la causa della civiltà umana” ed altre che inneggiano al Duce.

Per quali motivi nell’introduzione di questo servizio ho citato la cartolina riguardante il Palazzo della Madre e del Bambino?

Semplice. Quell’Edificio è stato malamente rimaneggiato (oserei dire barbaramente martoriato e vilipeso); questo di cui trattiamo oggi, ancora visibile nel disegno e nelle forme volute dal Progettista, sta per fare una brutta fine ma, volendo, a ciò si potrebbe porre rimedio. Ormai appartiene a proprietà privata e le sue condizioni sono, purtroppo, in forte degrado.

Quando (fuori) piove, anche all’interno di questa struttura abbandonata a se stessa… il tempo non è sereno: scorre acqua, piove anche all’interno! Pozzanghere sono perennemente presenti nel salone delle assemblee e grave è il pericolo che corrono le opere pittoriche (già molto degradate) dipinte alle pareti.

Non dimentichiamo che per l’abbellimento di quest’importante opera architettonica erano stati chiamati, fra altri meno noti, i pittori Alberto Caffassi, Pietro Morando e Dina Bellotti e gli scultori Filippo Bausola (di Ovada), Pietro Lagostena, Egle Pozzi Biginelli.

Le opere di Pietro Morando nei primi anni ’70 sono state staccate ed ora fanno bella mostra di sé in ambienti del restaurato Palatiun Vetus, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria.[1]

Una scultura, a suo tempo rimossa, pare essere ora conservata in ambienti del Palazzo Municipale di Alessandria.

A conclusione di questo mio servizio, voglio ancora dire che ogni soluzione diversa dalla conservazione dell’immobile nel suo complesso e di tutti i suoi arredi sia discutibile, se non dannosa. Le opere d’arte devono continuare ad essere osservate ed ammirate nel luogo in cui sono state a suo tempo pensate, volute, create. Non ha senso lasciare andare verso ignoto destino un Palazzo di questo interesse e disperdere le opere che racchiude e che dovrebbero fare parte integrante del palazzo stesso.

Piaza D'Annunzio  - Casa del Mutilato - Per CorriereAL-1


L’uccisione di un mutilato di guerra. –
Un reato che ha vivamente commossa la opinione pubblica fu l’assassinio compiuto del mutilato di guerra Ponzano Pierino nella notte dal sabato alla domenica.
Appunto nelle prime ore di domenica dagli agenti della forza pubblica fu rinvenuto in piazza S. Martino all’angolo di Via Arnaldo da Brescia un cadavere, che fu subito identificato per quello del mutilato Ponzano.
Era crivellato di ferite di arma da taglio e giaceva in una pozza di sangue.
Il mistero della sua uccisione fu presto svelato. Il Ponzano insieme ad altri amici si era recato dopo la mezzanotte alla sede del Sindacato Ferrovieri dove si teneva una festa da ballo e con violenza aveva preteso di entrare.
Si è accesa una violenta disputa degenerata presto in rissa dato lo stato alticcio di tutti i presenti.
Pare che numerosi siano stati i feriti, tutti però leggermente all’infuori del Ponzano che colpito da parecchie coltellate è stramazzato a terra.
Risulterebbe che il Ponzano fosse uno di quelli più calmi e che avesse cercato di metter pace: purtroppo gli è toccato la sorte del paciere.
Dopo, le versioni sono due. C’è chi dice che deliberatamente il ferito sia stato portato fuori dal locale, e c’è chi, e noi amiamo credere che così sia, afferma che alcuni abbiano pietosamente cercato di recarlo all’ospedale, ma essendosi accorti che ormai era cadavere abbiano temuto di caricarsi di soverchia responsabilità e lo abbiano perciò abbandonato.
Numerosi sono stati gli arresti: vorremmo affermare che sono stati troppo numerosi: certo fra essi sono parecchi che conosciamo per perfetti galantuomini, incapaci di menare il coltello.
Speriamo che l’istruttoria sia pronta rapida e siano ridati alle famiglie ed alle loro funzioni onesti padri colpevoli solo di essersi trovato presenti al luttuoso episodio.
I funerali del povero Ponzano sono riusciti imponentissimi.
Episodio macabro è la scomparsa del portafoglio dell’ucciso contenente oltre quattromila lire.
Fra gli uomini quante iene!…
Ci uniamo anche noi alla nobile invocazione del Circolo Scacciapensieri: giù le armi, abbasso la violenza, si insegni di nuovo agli uomini non a odiarsi ma ad amarsi. 

Noi troppo odiammo e sofferimmo.
Amate, è bello il mondo
e santo è l’avvenire. 

[LA FIAMMA Settimanale Socialista – Organo della « Cesare Battisti » Anno IV – N. 1 – Alessandria, 13 Gennaio 1922]

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[1]
I dieci ritratti di Santi in un primo tempo nascosti sotto uno strato di vernice, sono tornati alle luce sul finire degli anni Sessanta. Nel 1970, sotto la direzione di Pietro Morando, furono iniziati i lavori preliminari per lo stacco dei dipinti, eseguiti dal prof. Giuseppe Caliàri, coadiuvato da Mario Fallini. Gli interventi successivi, fino allo stacco vero e proprio, furono affidati ad altri restauratori, Piero Vignoli e Luciano Massa, ed eseguiti nel 1977. Il complesso pittorico dei dieci Santi guerrieri venne acquisito dalla Cassa di Risparmio nel 1989, e fu esposto in occasione della mostra dedicata a Pietro Morando dal Comune di Alessandria nel 1999.
[Roberto Livraghi in Venanzio Guerci e la cultura artistica alessandrina fra le due guerre. La casa del Mutilato.]