Mediazione culturale: è questo il termine con cui si è soliti sintetizzare il complesso servizio istituzionale che aiuta i cittadini extra-comunitari a districarsi nella giungla della nostra burocrazia, ma anche dell’assistenza e dell’integrazione. Ad Alessandria l’azione di mediazione culturale ha una storia recente e travagliata, che si interseca con la vicenda del dissesto comunale, e la messa in liquidazione di Aspal, la partecipata di Palazzo Rosso che svolgeva, tra le molte altre sue attività, anche questo tipo di compiti.
Dopo un lungo periodo di inattività, nei mesi scorsi l’amministrazione comunale di Alessandria è riuscita a riaprire un ufficio di mediazione in cui sono presenti tre operatrici, una marocchina, un’ecuadoregna e una rumena, che hanno ripreso e potenziato le attività dell’ufficio. “E’ un servizio necessario, uno dei primi che siamo andati ad attivare visto l’efficacia dell’intervento delle mediatrici” sottolinea Mauro Cattaneo, assessore all’Innovazione, Coesione Sociale e Relazioni coi Cittadini.
L’ufficio è una risposta istituzionale alle istanze dei cittadini stranieri, sia che essi vivano in Alessandria da anni, sia per i transitanti. È diverso, dunque, da tutte le altre associazioni di mediazione culturale che operano nella Provincia, con le quali ad ogni modo l’ufficio stesso si coordina attivamente. Le mansioni svolte riguardano soprattutto la gestione del rapporto tra gli extra-comunitari e gli uffici comunali.
Come afferma Jamila Jakani, una delle mediatrici, “Siamo un ponte tra i vari uffici del Comune e i cittadini di ogni etnia e religione. Aiutiamo lo straniero a capire le nostre prassi burocratiche ed eliminiamo quelle spiacevoli situazioni che nascono da incomprensioni per atteggiamenti e modi di fare tipici di culture diverse”.
Ma cosa fa, concretamente, un uffico simile?
Il raggio d’azione è ampio. L’ufficio si occupa di fornire semplici informazioni, o di gestire pratiche per rinnovare il permesso di soggiorno, richiedere il ricongiungimento, fare richiesta di cittadinanza o l’attestato di residenza. Inoltre vengono gestite le pratiche riguardanti i passaporti o l’assistenza nel caso di iter giudiziari spesso complicati. Jakani infatti cita l’esempio di un ragazzo che aveva pieno diritto al permesso di soggiorno ma, non conoscendo bene l’italiano, non aveva rispettato tutti i passi della burocrazia e quindi aveva perso il suo diritto, con ricadute su tutta la sua famiglia.
“Purtroppo le risorse sono limitate per i problemi che il comune ha passato” continua Jakani “secondo me tre operatrici sono ancora poche, eppure è già tanto se ci siamo noi”.
Nonostante i problemi del Comune, la riapertura dell’ufficio è stata una delle prime decisioni di Cattaneo, vista anche la necessità di rispondere ai bisogni di una comunità straniera che nell’alessandrino è in aumento, soprattutto nelle periferie. Le cifre infatti si aggirano attorno al 7-10% della popolazione residente. “Al momento però – conclude Cattaneo – ulteriori miglioramenti del servizio erogato rimangono fuori discussione, a meno di un improbabile e improvviso aumento delle risorse disponibili”.
Giovanni Prati