E’ segretario provinciale del Partito Democratico da poche settimane, dopo una serata elettorale a dir poco movimentata, e dagli esiti certamente non scontati. “Però, vorrei fosse chiaro, la mia candidatura era in pista dalla scorsa estate, ed è stata frutto di un confronto ampio, tra componenti anche diverse, sia dal punto di vista territoriale, che delle tradizionali ‘correnti’, per usare un termine da prima repubblica”. Claudio Scaglia è tutt’altro che un ‘parvenu’ della politica insomma, e anzi ha un percorso di tutto rispetto, e consono ai suoi 52 anni: fra i primi ‘miglioristi morandiani’ della provincia (‘eravamo pochissimi, e non troppo amati nel partito’), è stato per un decennio sindaco del suo paese di origine, Pontecurone (“dal 2001 al 2011: un’esperienza fondamentale, i sindaci sono un vero baluardo, e un riferimento costante per la popolazione”), e oggi è presidente del consiglio comunale di Tortona. Per una non lunga stagione politica fu anche bersaniano, ma alle etichette è insofferente, “tant’è che mi hanno appoggiato figure di estrazioni molto diverse: non solo Filippi e Rita Rossa, come qualcuno vorrebbe far credere, ma anche esponenti della sinistra del Pd come Fornaro, Musso, Negri. Tutti loro sanno che lavorerò per il bene del partito, e per cercare davvero di ‘ricucire’ ogni strappo interno, e tornare sul territorio, tra la gente’. Incontrare Scaglia non è mica facile: imprenditore nel settore pubblicitario (“ho un centro media che lavora in tutto il nord Italia, per lo più con la grande distribuzione, e solo marginalmente con gli enti pubblici, nonostante su questo fronte sia circolata qualche informazione un po’ distorta”), è costantemente in movimento, ma dopo qualche rinvio siamo riusciti ad ‘intercettarlo’, per un confronto diretto, e molto concreto.
Segretario Scaglia, dalla sua elezione è trascorsa qualche settimana: si è già messo al lavoro?
Certo che sì: a partire dalla segreteria, in cui mio vice sarà Daniele Coloris, consigliere comunale alessandrino che credo in tanti conoscano. Con lui abbiamo molto in comune sul piano della visione e dei progetti da realizzare. Poi ci sono gli altri componenti della nuova squadra presentata nei giorni scorsi: ognuno con specifici compiti, in base alle effettive competenze. La mia idea è che, una volta svoltasi le elezioni, la palla torna al centro: e per giocare tutti insieme. L’obiettivo non è la semplice unità del Pd, ma ricominciare davvero ad esserci, sui territori e tra la gente. Perché che i partiti, anche il nostro, abbiano perso in gran parte il contatto diretto con le persone è evidente. E da qui vorrei ripartire.
Come?
Lavorando sull’organizzazione, prima di tutto. Ci saranno due tavoli permanenti, uno dei segretari di circolo, l’altro con tutti i sindaci targati Pd, o di area di riferimento se eletti con liste civiche. E penso non solo ai comuni capozona, ma a tutti i piccoli e piccolissimi municipi che sono la ricchezza del nostro territorio.
Lei del resto viene da lì Scaglia: che ricordo ha dei suoi dieci anni come sindaco di Pontecurone?
Bellissimo, è stata un’esperienza molto formativa, anche se faticosa e non priva di difficoltà. Soprattutto perché ho vissuto in pieno, come tutti i mie colleghi, le trasformazioni, quasi tutte negative: risorse sempre più scarse, difficoltà enormi a dialogare con i gradi superiori della pubblica amministrazione. Eppure proprio per questo oggi più che mai bisogna ripartire da lì, dai sindaci: autentico baluardo democratico, che vanno ascoltati e aiutati nel loro compito, difficilissimo.
Ma il partito come lo farà tornare sul territorio? Tesseramento e Festival dell’Unità sono strumenti superati?
Per nulla, anche se bisogna saper mixare tradizione e innovazione, e adeguarsi al nuovo mondo. Però il tesseramento è fondamentale per qualsiasi associazione, partiti compresi: e la prima, banale novità sarà che le tessere si fanno a marzo, ossia dopo domani, e non a ottobre. Certo, sperando che ce le mandino: però se vogliamo coinvolgere davvero le persone la tessera non è un elemento marginale. Come naturalmente diventa essenziale tornare ad organizzare un circuito di Festival dell’Unità (a me è sempre piaciuto chiamarli così, e continuerei) su tutto il territorio che siano momento di aggregazione certamente per mangiare e divertirsi, ma anche per discutere e confrontarsi: e non necessariamente in maniera ‘pallosa’, si intende.
A proposito di territorio Scaglia, anzi di territori: la nostra provincia è grande, e lei arriva da un’area, il tortonese, che all’interno del Pd da decenni non ha grande visibilità. Anche prima dell’eclatante casus belli dell’ospedale, si intende….
La questione di dar voce a tutte le periferie, e non solo a quella tortonese, sarà al centro del mio mandato. La questione sanità, nella nostra provincia, è stata gestita male, questo mi sento di dirlo: la gente l’ha vissuta come imposizione, come riduzione di servizi, e di diritti, senza dialogo e confronto. Mi auguro ci siano margini per trovare ancora soluzioni accettabili…
I sindaci del tortonese che restituirono la tessera del Pd sono tornati a casa, dopo il gesto eclatante, oppure…..
(ci guarda in silenzio, con sguardo riflessivo, ndr) Mi verrebbe da dire no comment, riparliamone tra qualche settimana. Nel senso che la questione è delicata, e occorre essere assolutamente rispettosi: quei sindaci, quelle persone, sono comunque una risorsa preziosa per il Pd, e per il tortonese. Cito per tutti il sindaco di Tortona, Bardone, che conosco da vicino essendo attualmente il sottoscritto presidente del consiglio comunale: so che situazione devastante Gianluca e la sua maggioranza hanno trovato, dopo 15 anni di amministrazione di centro destra. Una città e un ente impoveriti, per 6 mesi una ‘grana’ al giorno: e lui sempre lì, in trincea dalle sette del mattino. E ora, dopo l’emergenza, e sia pur con risorse limitate, partiremo anche con la fase dei progetti, e dello sviluppo.
Però all’orizzonte c’è anche un altro problema Scaglia: gli alleati del Pd. Il partitone di Renzi rischia di togliere spazio politico a tutti gli altri soggetti del centro sinistra? Ad Alessandria di recente è nata Partecipazione Democratica: che non è un cartello elettorale, perché elezioni dietro l’angolo non ce ne sono. Ma insomma è esperimento che fa riflettere sullo stato di salute del centro sinistra….
Le rispondo così: per dialogare bisogna essere sempre almeno in due, e da entrambe le parti deve esserci la volontà di capirsi, di trovare punti di intesa, e qualche volta anche compromessi, alla luce del sole. Se si mettono in campo personalismi, e se la politica diventa ricerca di qualche incarico più o meno di rilievo, andiamo tutti a casa. E poi c’è la questione generazionale: non è che chi ha tra i settanta e gli ottant’anni debba per forza ritirarsi a vita privata. Ma ad ogni età corrisponde un ruolo, e bisogna anche rendersi conto quando è l’ora di lasciare la prima linea, e mettere la propria esperienza a disposizione della collettività in modo diverso.
Lei Scaglia oggi è renziano?
Oggi io sono il segretario di tutto il Pd di casa nostra, e pronto a collaborare con tutti, per il bene comune. A livello nazionale, onestamente, alternative a Renzi non ne vedo: e lo dico da cittadino, prima che da militante del Pd. Se fallisse lui, che fine rischierebbe di fare il Paese? Certo, ora si deve aprire una stagione di riforme vere, e profonde. Da realizzare senza scordarsi le periferie: perché se si chiudono i rubinetti alle Regioni, alle Province (con la situazione che conosciamo) e ai comuni francamente si rischia davvero di creare una complicazione al giorno. La riorganizzazione in tutti i settori è importante, ma senza risorse non si va da nessuna parte.
Ettore Grassano