Si continua la chiacchierata su Baleta, la culla della Goliardia Alessandrina.
Ecco la sala dei biliardi (vedi foto n. “1“ di questa puntata): un altro schizzo di Gino Gemme, qualche tratto di matita su di un foglio di quaderno di matematica, una “sbarluffata“ di verde sui biliardi, il leggendario nome “BALETA“ grassettato alla base del disegno ed in pochi secondi ecco perfettamente reso il ricordo di quell’ambiente.
Ma quello che più colpisce in questo ricordo è la tipologia degli avventori: sono tutti Goliardi, tutti col Berrectaculum in testa… Grazie Gino, questo è uno dei più bei regali che la Goliardia Alessandrina abbia mai ricevuto!
Un altro „regalo“ che Gino ha dato alla Goliardia Alessandrina lo vediamo nel “biglietto da visita“ (vedi foto n. “2“ di questa puntata), datato ani ’70, in cui a rappresentare il concetto, l’immagine del bar più bello del mondo è un Goliarda stilizzato.
Subito dopo la nomina di Baleta a mATRICOLA ad honorem (vedi foto n. “2“ – puntata: “Sümia I il Buono“), dalla fotografia di questo evento fu ricavata la figura di Carlo Gemme, con tunica e Berrectaculum ed inserita su di un altro dagherrotipo (dei primissimi ani ’50), che ritraeva i maggiorenti dell’O.G.A.K. Durante un baccanale al Music Hall. Il risultato di questa operazione fu la foto n. “3“ della presente puntata, definita “La Genesi“, in quanto madre di tutte le future attività della Goliardia alessandrina.
Nella foto, assieme alla rassicurante figura di Baleta in primo piano, possiamo apprezzare:
– il Pontifex Maximus Franco Bausone (“a“), troneggiante al centro del gruppo e con in mano i signacoli del potere.
– il buon Gandini (“b“), sicuramembro Cardinale dell’Ordine, non più con gli occhi al cielo come nella foto n. “2“ (puntata: “Inizia il dopo Dollfus”), ma fissi e spiritati. Ci auguriamo che dopo tanti anni abbia cambiato pusher.
– sappiamo che saranno delusi i lettori nostalgici, ma il Goliarda (“c“) immortalato con in mano una bottiglia e relativo imbuto (die quali ignoriamo l’impiego), non ha aluna intenzione di purgare con l’olio di ricino nessuno dei presenti.
– ecco di nuovo il Prevosto Puttanario (“d“) col suo turibolo colmo di sconcezze da cremare, ma quello che ci colpisce nella foto è la sua dolorante espressione, tipica di coloro colti nell’atto del defecare scheggiati mattoni…
– le Sacre Mutande (“e“), come sempre, vigilano e proteggono.
Un gruppo di Goliardi ancora più sostanzioso di quello presente ne “la Genesi“ lo troviamo nella foto “4“ della presente puntata. Che nesso ha con Baletà? Prima di tutto fa parte della collezione Baleta ed in secondo luogo è una foto cattata nei pressi di questo storico caffè e rappresenta (quasi) tutti i membri (sicuramembro virili) dell’Ordine Goliardico non con tuniche, mantelli ed ammennicoli vari, bensi col solo Berrectaculum, pronti ad andare a questuare, a battere un po’ di lira per rimpinguare le casse O.K.A.K.
Siamo a carnevale e lo si evince dal bambino mascherato in basso a destra… veramente notiamo un altro bambino, molto più piccolo (“b“), ancora con la tettarella in bocca, con le manine strette intorno a quelle dell’anziano che gli sta a fianco. Che il bimbo sia un fagiolo lo si evince dal fatto che il suo Berrectaculum non ha orpelli pendenti, al contrario dell’altro che ne ha a iosa e che quindi, come minimo è una colonna (terzo ano d’università).
Il grande Pontifex Maximus, Franco Bausone (“a“), domina su tutti.
N.P.
Abbiamo parlato di questua Goliardica, ma che cos’è?
I soldi, almeno qualche tempo fa, non abbondavano certamente nelle tasche degli studenti, ed i Goliardi non erano un’eccezione a questa regola. Però, lo sanno tutti, i vizi (per i benpensanti, ma virtù per i Goliardi) costano e quindi i Goliardi (emeriti esempi di virtù) cercavano di finanziarseli battendo la lira in vari modi, il più semplice dei quali era la questua. In piccoli gruppi di ragazze e ragazzi, battevano (anzi, battevamo) capillarmente una via, un quartiere, un’intera città, entravano nei negozi, negli studi professionali, fermavano la gente che incontravano ed a tutti tendevano il Berrectaculum, chiedendo, con estrema dignità, ma col sorriso sulle labbra, soldi per potersi divertire.
I Goliardi chiedevano sempre la lira, tranne che in un esercizio commerciale ben preciso: le farmacie, che, al posto dei soldi, potevano riempire i nostri berrectaula di preservativi.
Le vinerie, i pizzicagnoli ed alcuni negozi di alimentari costituivano un target a sè stante, in quanto venivano per lo più contattati per fare incetta di vino e cibarie in occasione di cene, conviti et manducationes bibagionesque varie.
E la gente, stanca di sentirsi raccontare dagli accattoni di professione e dai religiosi (da sempre più accattoni ancora) le più atroci disgrazie (vere allo 0,1%), cagava la lira a questi simpaticissimi giovani, che non avevano bisogno di nulla, ma che per lo meno dicevano la verità sull’utilizzo dei soldi guadagnati. Quante volte un ricco commerciante, un distinto professionista, un potente industriale, tiravano fuori dal portafoglio una “pesante” banconota e la davano ai Goliardi dicendo: “Divertitevi finchè potete, ragazzi, divertitevi anche per me!”… e tutto ciò avveniva con somma incazzatura di accattoni, clochards, zingari, preti, suore, frati che, se andava bene, rimediavano una misera monetina (quante volte siamo stati denunciati e diffidati dal questuare!).
Con questi soldi i Goliardi potevano onorare degnamente Bacco, Tabacco e Venere, costruire i carri, organizzare le manifestazioni, ecc.
La vendita dei biglietti delle feste da ballo, dei veglioni, dei baccanali indubbiamente rendevano ed idem dicasi per le sponsorizzazioni, per le reclames sui giornali Goliardici, sui “numeri unici” e sulle locandine. Ma le questue garantivano il capitale iniziale!
La foto n. “5“ di questa puntata, sempre opera di Gino, datata 1955 ed a nostro modesto (ma perchè modesto? Il nostro è un parere di Prinx e quindi altisonante) parere un capolavoro, mostra tre Goliardi che se la cantano allegramente al suono di una fisarmonica… che sia una visione giniana del già visto Trio Baleta con Gianni Coscia?