La star della settimana, ad Alessandria, è senza dubbio il teleriscaldamento. Se un pezzo del centro sinistra, radunatosi sotto il marchio di Partecipazione Democratica, punterà proprio su questo tema per presentarsi stasera alla città, il sindaco Rita Rossa rilancia, e affiancata dalla sua ‘prima linea’ di assessori e tecnici (da Marcello Ferralasco a Marco Neri, ossia due delle figure di maggior esperienza e competenza di cui dispone oggi Palazzo Rosso), ci riceve nel suo ufficio, e ci racconta a tutto campo il progetto, che sarà uno degli asset strategici su cui l’attuale amministrazione punterà nei prossimi due anni, “perché razionalizzare le attività e tagliare le spese non basta: la parola chiave deve essere sviluppo, e innovazione. Solo così vinceremo la sfida del rilancio della città, e del territorio più vasto che la circonda”.
La premessa è politica
“Intanto il teleriscaldamento – sottolinea il sindaco – è un progetto ben presente nel nostro programma elettorale, e stiamo semplicemente cercando di cogliere un interesse del mercato, per avviare un percorso che, peraltro, richiederà diversi anni per essere realizzato, e naturalmente seguirà il rispetto rigoroso di tutte le procedure di legge. Detto questo: che ci siano alcuni esponenti politici locali, sia interni che esterni alla mia maggioranza, che cercano di strumentalizzare il teleriscaldamento per fini personali (e non vado oltre, perché vogliamo dedicare le nostre energie al rilancio di Alessandria, e non a sterili polemiche legate ad ambizioni di tizio o caio) mi pare evidente. Così come mi auguro che sia chiaro a tutti che noi, e con noi intendo in particolare il Pd, rappresentiamo la volontà di cambiamento, e di innovazione. Mentre ci sono altre forze ‘arroccate’ nella difesa del passato, e incapaci di comprendere che il mondo è cambiato, definitivamente: non siamo più negli anni Settanta del secolo scorso insomma, e neppure la realtà di oggi può essere paragonata a quella di 10 o 12 anni fa”. Felice Borgoglio e Cesare Miraglia sono avvisati insomma: indietro non si torna.
Ma la giunta e la maggioranza hanno discusso di questo progetto, e si è provato a condividerlo anche con la parte apparentemente più ‘riottosa’ del centro sinistra? Anche qui, Rita Rossa è chiarissima: “del progetto si discute in giunta e nella riunione dei capigruppo almeno dalla scorsa estate, in maniera periodica e approfondita. Se poi c’è qualcuno (il riferimento è ancora ai Moderati) che ritiene di non partecipare, e al confronto trasparente preferisce le polemiche sui giornali, francamente non ci possiamo fare nulla. Così come non possiamo impedire a chi neanche è rappresentato in consiglio comunale (il Psi di Borgoglio, ndr) di agitare le acque. Con Sel, invece, ci sono stati incontri chiarificatori anche recenti, e naturalmente ognuno farà le proprie valutazioni. Ma noi, questo deve essere chiaro a tutti, andremo avanti con determinazione: perché il teleriscaldamento, se adeguatamente implementato, può essere una straordinaria leva di sviluppo, di occupazione, di risparmio per i cittadini e di ‘efficientamento’ energetico, come sottolinea la stessa Unione Europea. E sono già numerosi, anche in Piemonte, i casi di realtà piccole e medie che hanno creato o stanno creando le infrastrutture, e optato per questo tipo di impianti. Torino, tanto per citare un caso, è la città più teleriscaldata d’Italia. In questi giorni poi ho sentito anche tanti ‘strafalcioni’, come quello secondo cui il teleriscaldamento avrebbe senso solo in presenza di fonti di calore naturali: qualcuno dovrebbe dire a questi signori di documentarsi almeno prima di parlare, perché ad Acqui Terme il teleriscaldamento, ad esempio, c’è ma non c’entra nulla con la Bollente. Ma non voglio fare la parte del tecnico, non essendolo: lascio quindi a questo punto la parola a chi ne sa più di me” . Il sindaco a questo punto si congeda, e affida l’illustrazione del progetto di teleriscaldamento alessandrino ai suoi tecnici più esperti.
Cos’è il teleriscaldamento?
“Il teleriscaldamento – esordisce Marcello Ferralasco, assessore allo sviluppo territoriale e strategico – è uno strumento, e non la panacea di tutti i mali. Si tratta di una modalità di distribuzione del calore che sta prendendo sempre più piede anche in Italia, pur con i soliti nostri ritardi, e che consente, se ben realizzato, di portare a casa una serie di vantaggi: da un risparmio in bolletta del 10-15%, ad un minor impatto ambientale rispetto ad altre tecnologie più tradizionali e invasive a livello di inquinamento. Per cui ciò che questa amministrazione intende fare è cogliere le opportunità, in termini di investimento privato in project financing, per realizzare innanzitutto le reti di distribuzione, e naturalmente un impianto idoneo a servire una vasta porzione di città. Senza dimenticare che un primo progetto, su scala ridotta, è già stato avviato al quartiere Cristo, ed è perfettamente funzionante”.
La mappa che ci viene mostrata parla chiaro: si sta pensando, come area di riferimento, in sostanza a buona parte del comune di Alessandria, escludendo per motivi tecnici il centro storico, e i sobborghi. “Si consideri – precisa Ferralasco – che dal punto di vista della convenienza economica oggi ha un senso pensare ad allacciamenti solo per palazzi e palazzine: le case singole sono quindi escluse dal progetto. E di fatto si tratta di eliminare (per chi naturalmente deciderà di aderire) la caldaia, e di utilizzare direttamente un tubo che porta l’acqua calda nelle case. Con eliminazione quindi, per i clienti, anche di una serie di incombenze di legge, controlli periodici delle caldaie e via dicendo”. Alcuni numeri del progetto: 53 chilometri di rete e allacciamenti, 700 allacciamenti previsti, per circa 65 mila abitanti. Una riduzione del 22% delle emissioni di anidride carbonica, e un investimento (a carico del privato che vincerà la gara) di circa 95 milioni di euro. Ma la ricaduta sul territorio (occupazione compresa) potrà essere anche maggiore, considerato l’indotto che ovviamente si verrebbe a creare.
Quale ruolo per Amag?
Eccoci però ad uno degli snodi critici. I detrattori del progetto obiettano: “Ma quale sarebbe il ruolo di Amag in un progetto simile? Essendo già una sua società, Alegas, leader nella distribuzione del gas in città, non rischierebbe a fronte di un simile progetto di indebolirsi e perdere terreno e mercato? “Lo snodo – spiega Ferralasco – è proprio il mercato. Già oggi, con le nuove regole e abbandonato dal punto di vista legislativo qualsiasi approccio ‘protezionistico’, nessuno vieta ad altre aziende di entrare sul mercato alessandrino del gas, con proposte concorrenziali a quelle di Alegas”. La quale peraltro, aggiungiamo noi, può e deve fare altrettanto, e la recentissima apertura di uno sportello a Tortona ne è un esempio. “Non solo – continua Ferralasco -: ad oggi non sappiamo neanche chi vincerà la gara per la realizzazione di impianto e infrastrutture (Egea, che ha presentato nei mesi scorsi una proposta di project financing, potrà partecipare alla stessa, come però tutti gli altri competitor, italiani ed europei), per cui definire i dettagli del ruolo di Amag è difficile, e oltretutto non spetterà comunque al comune: noi potremo senz’altro esprimere nostre valutazioni, ma qualsiasi accordo, sia come semplice fornitura di servizi (gas), sia di partnership, dovrà essere frutto di accordi e trattativa tra le due parti interessate. Però aggiungo che, proprio per mantenere e consolidare la proprio leadership sul territorio, Amag/Alegas ha tutto l’interesse ad esserci, a giocare un ruolo che, altrimenti, potrebbe interessare ad altri”. Insomma: è il mercato, bellezza! O si compete, o si declina e si muore.
Un progetto da 95 milioni di euro
A Marco Neri, direttore delle Infrastrutture di Palazzo Rosso, il compito di spiegarci come funzionerà il progetto di assegnazione del progetto, e la tempistica realizzativa. “Il fatto che ci sia stata nei mesi scorsi una proposta da parte di un soggetto privato ha consentito di avviare un processo di valutazione da parte della giunta, con delibera di pubblico interesse. A questo punto, nel giro di un mese verrà pubblicato il bando, e sarà indetta una gara pubblica europea sulla base del progetto approvato per l’affidamento di una concessione, alla quale sarà invitato naturalmente anche il proponente (che assumerà il nome di promotore). Ma è prevedibile che a partecipare sarà una pluralità di soggetti. Presumibilmente il bando rimarrà aperto 90 giorni, dopo di che si aprirà la fase di valutazione dei progetti presentati. Che sarà più o meno lunga in rapporto al numero dei progetti, ma non solo: qui non si tratta di appaltare un servizio standard al migliore offerente, ma di valutare per ogni candidato parametri economici (quali il canone proposto per il comune, la durata del contratto, il costo delle tariffe), ma anche affidabilità, qualità del progetto e quant’altro”.
Realizzare il progetto di teleriscaldamento costerà comunque circa 95 milioni di euro, come da prima proposta Egea del 2014? “Non si può escludere che ci sia chi si prefigge di realizzarlo a meno – sottolinea Neri -, e peraltro questo è più un problema dell’azienda che si aggiudicherà la gara che nostro: noi dovremo valutare piuttosto un’altra ampia serie di parametri, tra cui quelli già elencati”. Certamente comunque l’iter non sarà breve: “Mi sbilancio anche se non dovrei – sorride il dirigente -: è realistico pensare che l’inizio lavori, chiunque vinca, possa esserci nella primavera 2016”. E, considerato che per la realizzazione ci saranno 5 anni di tempo, è chiaro che questa amministrazione sta avviando un percorso che toccherà ai suoi successori (se in continuità o in discontinuità politica lo decideranno gli elettori nel 2017) gestire e completare.
Con l’ing. Neri proviamo a chiarire anche alcuni aspetti di un altro progetto, quello relativo all’ipotesi di appalto per 15 anni della gestione del calore, dell’elettricità e della manutenzione ordinaria di una settantina di edifici comunali. Sul tema nei giorni scorsi a qualcuno è ‘scappata’ qualche imprecisione di troppo, per cui giova chiarire come stanno davvero le cose: “E’ molto semplice – spiega Neri -: lì si tratta di appaltare una serie di servizi, senza la realizzazione di impianti, quindi l’iter potrà essere certamente più rapido. E anche lì esiste un proponente, che è Manutencoop: ma poiché faremo una gara ad evidenza pubblica ed europea, potrà partecipare il proponente, come qualsiasi altro soggetto. La cifra complessiva dovrebbe essere di circa 4 milioni e 100 mila euro l’anno, presumibilmente per 15 anni. E in base alle offerte pervenute valuteremo come procedere”. Fine delle polemiche?
Ettore Grassano