Non è che i grandi media abbiano dato grandissimo spazio alle esternazioni processuali di Giuliano Sorìa, ex maître à penser dell’intellighenzia di sinistra subalpina, e padre padrone di quel fiore all’occhiello della cultura piemontese che fu per tanti anni il Grinzane Cavour.
O meglio: lo spazio c’è anche stato, ma tranne qualche caso (i soliti giornalacci di destra, insensibili a certi valori culturali, e quei ‘pierini’ del Fatto), le dichiarazioni del povero tapino Soria sono state inquadrate per quel che devono per forza essere, nel mondo dabbene in cui per fortuna da qualche tempo noi tutti si vive, o sopravvive: ossia le parole di un bischero che spande veleno in maniera rabbiosa, solo perché è stato smascherato e deve pagar pegno.
Meno male che è così, naturalmente: solo merda messa nel ventilatore da un truffatore disperato.
Perché, signori, se dovessimo credere ad un sindaco di Torino, attuale Governatore, che intasca contanti non si capisce a che titolo, e pure in presenza di testimoni, o ad una ‘coscienza critica’ letteraria ma anche morale di questo paese, come il Corrado Augias, che voracemente e insistentemente ribadisce ‘i compensi li voglio in nero’, embhé, ditemi un po’ voi come saremmo messi.
Ovviamente spetta agli inquirenti effettuare, con la correttezza e l’indipendenza che il loro ruolo prevede, tutte le verifiche del caso. L’importante però è che episodi come questo (Sorìa, fino al 2009, fu davvero un esponente di punta del ‘sistema politico culturale’ piemontese, non un pirletti o gianburrasca di periferia) siano analizzati e verificati in maniera credibile, e andando fino in fondo. Perchè se certi borghesi di sinistra, colti e dabbene, sempre col congiuntivo impeccabile e il ditino puntato contro la plebaglia di bottegai e idraulici evasori fiscali, risultassero essere quel che sostiene Sorìa, insomma… anche qui traete voi le vostre conclusioni.
Secondo voi come finirà la vicenda?