Carnevale nell’Arte [Very Art]

Brueghel Carnevale Quaresimadi Cristina Antoni

‘La stagion del carnevale
Tutto il Mondo fa cambiar.
Chi sta bene e chi sta male
Carnevale fa rallegrar……’
Carlo Goldoni

 
Oggi è Martedì Grasso e si festeggia la chiusura del Carnevale, periodo di festa di ispirazione cattolica e di origine antica. Il nome deriva dal latino medioevale ‘carne levare’, cioè togliere la carne dalla dieta quotidiana, in osservanza del divieto della religione cattolica di mangiare carne durante la Quaresima.

L’inizio del Carnevale varia da Paese a Paese, ma viene generalmente festeggBrueghel Carnevale particolareiato nelle due settimane che precedono le Ceneri. Quaranta giorni prima della Pasqua. Probabilmente il Carnevale trae origine dalle feste pagane, in cui si faceva uso delle maschere per allontanare gli spiriti maligni. Con il cristianesimo queste feste restarono, come rituale popolare. Durante il Medioevo ed il Rinascimento le feste carnevalesche furono introdotte anche nelle Corti, assumendo forme più raffinate, legate anche al teatro, alla danza e alla musica.

Nell’ambito dell’arte figurativa un bellissimo dipinto che mette in risalto il carattere popolare di questo periodo dell’anno è l’opera fiamminga di Pieter Brueghel il Vecchio intitolata ‘Lotta tra Carnevale e Quaresima’ olio su tavola datato 1559 e conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Brueghel particolare quaresimaLa scena descrive un combattimento simbolico tra il Carnevale (metà sinistra del dipinto) e la Quaresima (metà destra). Il primo è simboleggiato da un uomo grasso a cavallo di un barile e circondato da succulente pietanze, trainato da ragazzi in maschera, mentre la Quaresima è rappresentata da una donna smunta e pallida con in testa un alveare di api.
Il Carnevale, contornato da un gruppo di festosi musicanti avanza mostrando lo spiedo, con carne e salsicce. Intorno, si svolgono danze, spettacoli teatrali e giochi d’azzardo.
La Quaresima è invece trascinata, mentre siede su in una seggiola di legno, da un frate ed una suora e tiene in mano una pala con due pesci, in riferimento al divieto di mangiare carne. L’Alveare rappresenta la Chiesa e la comunità dei fedeli. Intorno ad essa sono rappresentati i sacrifici del periodo, mangiare poco e di magro, recarsi in chiesa, lavorare tanto, fare la carità.

Un altro splendido dipinto, dedicato al Carnevale in tempi più vicini a noi è ‘Paul vestito daPicasso Arlecchino Arlecchino’ di Pablo Picasso, del 1924, quadro dedicato al figlio Pablito e conservato attualmente al Museo National Picasso di Parigi.
Arlecchino è una delle maschere più famose del Carnevale. Il nome si fa derivare da Hellequin, tipo comico del Diavolo nelle rappresentazioni medievali francesi.
Il bambino è ritratto con il viso tondo e sereno e le mani che si tengono le dita in un gesto infantile tipico dell’attesa. La sua gioia silenziosa nel posare con l’abito di Carnevale è tangibile nello sguardo e nella posa, a ricordare l’emozione di ogni bambino vestito per l’occasione
In testa ha un cappello da arlecchino simile alla montera che indossano i toreri, profondi occhi scuri, tipicamente iberici; è seduto su una poltrona bruna, in contrasto netto con il vestito dell’arte della commedia, che ha rombi gialli e azzurri, colori semplici, vivaci e decisi, essenziali, capaci di dissociare la luce e rendere perfettamente lo stato d’animo di Pablito. Un quadro volutamente non finito. Come se il pittore dicesse rivolgendosi al figlio: ‘Ti ho dato la vita , ed i colori essenziali, ma sta a te sceglierne i toni e la compiutezza’.

Pablito siede con i piedi abbandonati, come un burattino, ma senza fili, perché sarà un uomo libero. Bambino e sedia paiono infatti galleggiare sul fondo ocra senza appigli sulla superficie della tela. Mentre mani e volto sono modellati in modo da dare l’idea del volume il resto della composizione pare piatta. E’ proprio l’assenza di profondità a dare il senso di fragilità e malinconia all’insieme dell’opera.
Picasso amò molto rappresentare nelle sue opere le figure del circo, dei giocolieri in abiti carnevaleschi, delle maschere, ma sempre in personaggi isolati, lontani dalla platea e senza applausi. Quasi a volerli tenere tutti per sè gli applausi, come un vero ‘arlecchino’ dell’arte. Così fu infatti definito Pablo Picasso da molti critici, per la sua incredibile e folle genialità.