Anche se non ha trovato un posto fisso nelle agende politiche dei grandi partiti, negli ultimi anni la questione della sicurezza ecologico-ambientale ha cominciato a interessare l’opinione pubblica, anche alessandrina.
In parecchie città si discute sui mezzi più ecologici, convenienti e meno ingombranti da utilizzare nel trasporto urbano, a rimozione parziale del traffico automobilistico che ha avuto effetti negativi sulla salute, sull’ambiente e sulla sicurezza.
Alcune città europee hanno scommesso sul tramonto dell’auto tradizionale, per insostenibilità di costi e consumi, e hanno sviluppato piani infrastrutturali “green” che hanno reso le città interamente car-free, come Amburgo e Amsterdam ad esempio. La richiesta di maggior piste ciclabili e mezzi di trasporto alternativi ed eco-sostenibili nascono dall’esigenza di rivalutazione e protezione dello spazio pubblico, che, soprattutto nelle periferie, è andato degradando.
Alessandria ha compiuto passi avanti nell’ultimo decennio, basti pensare al fatto che la circonvallazione è interamente ciclabile e sono state costruite alcune tratte in zone periferiche come in Via Pavia. Però molto c’è ancora da fare e non mancano le proposte e le iniziative. Ad avanzarle è Claudio Pasero, presidente della Federazione Italiana Amici della Bicicletta di Alessandria: che non nasconde perplessità e critiche nei confronti delle scelte dell’attuale amministrazione, anche in riferimento alle opere in corso di realizzazione sul fronte Pisu.
Claudio Pasero, lei è un ambientalista?
Non mi piace come termine. Io sono un cittadino e in quanto tale ho a cuore l’ambiente della mia città.
Perché proprio la bicicletta?
Per la bicicletta è passione, una bandiera, un vero modo di concepire la vita.
Può spiegare meglio?
La bicicletta è un modo di affrontare la vita diversamente, pensiamo solo alla sensazione che si prova quando arriviamo ad una meta in bicicletta. E’ imparagonabile. Secondo me è il mezzo di trasporto più intelligente che l’uomo abbia mai inventato.
Racconti la sua storia personale, come è arrivato alla presidenza della Fiab?
Ho viaggiato in tutto il mondo con ogni tipo di mezzo, sono andato in Iran con la macchina. Però è da 15 anni che uso praticamente solo la bicicletta. Certo è una passione che ho cominciato condividendola con mia moglie, ma è diventata qualcosa di più.
È un impegno politico?
Il termine esatto è proprio politico. Apartitico certo, ma politico nella sua accezione più larga, quella di polis, cioè indirizzato alla comunità.
Che cosa è la Federazione Italiana Amici della Bicicletta?
La Fiab è un’associazione di carattere ambientalista che si propone di promuovere la bicicletta come mezzo di trasporto nell’ambiente urbano ed extraurbano.
Di cosa si occupa principalmente?
Il nostro compito non è solo quello di tutelare chi in bicicletta ci va già, ma spronare e promuovere quella moltitudine di persone che vorrebbe andare in bici ma non può per questioni legate alla sicurezza o all’inadeguatezza delle strutture. Mi riferisco alle fasce più deboli come anziani e bambini.
Quindi promuove il ciclismo urbano?
Abbiamo due attività principali: promozione del cicloturismo non agonistico, e quindi aperto a tutti, nei luoghi di interesse storico-culturale dell’Alessandrino o semplici gite domenicali e promozione del ciclismo urbano eco-sostenibile.
Quindi il vostro dialogo con le istituzioni è costante.
Dall’amministrazione Scagni (2002-2007, ndr) ad oggi, ci sono state molte promesse che non sono state seguite dai fatti.
Quali promesse?
Essenzialmente le classiche promesse elettorali di ascolto e disponibilità che si sono concluse in un nulla di fatto e in continui rinvii. Per quanto riguarda questa amministrazione, il dialogo con l’assessore Ferralasco (sviluppo territoriale, urbanistica, infrastrutture, ndr) non si è mai interrotto. È un amministratore intelligente e pacato ma nei fatti finora non abbiamo concluso nulla. Eppure di problemi ce ne sono: penso al Cristo che non ha un collegamento ciclabile. Pare che però ora vogliano intervenire. Vedremo.
Avete avanzato delle proposte concrete?
Sembra che col Pisu (Progetto Integrato di Sviluppo Urbano, ndr) l’amministrazione intenda spendere 1,5 milioni di euro per una pista ciclabile in via Pavia (zona di via Giordano Bruno, ndr) ma in realtà c’è già perché il marciapiede è ciclabile. Io mi chiedo che senso abbia: è scollegata dalla città. Allora io propongo che venga messa a posto e prolungata fino alla motorizzazione così risolveremo quattro problemi.
Quali?
Innanzitutto potremmo arrivare a San Michele in bicicletta. In secondo luogo promuoveremmo il percorso delle due Cittadelle in un’iniziativa con altri cinque comuni che han già firmato. Poi, gli uffici della motorizzazione saranno raggiungibili in bicicletta e, infine, creeremmo un anello ciclabile con il Ponte Forlanini. Non abbiamo ancora ricevuto alcuna risposta.
Avete intavolato un dialogo con Sinistra Ecologia e Libertà e il Movimento 5 Stelle, visto che tradizionalmente sono i gruppi politici più attenti a questo tema?
Abbiamo avuto scambi d’opinioni. Certo gli intenti comuni ci sono, ma i 5 Stelle, ad esempio, hanno un loro progetto di riqualificazione del traffico che però secondo me è troppo avveniristico per Alessandria. Anche in questo caso non si è concluso nulla.
I lavori in circonvallazione però sono stati un passo importante.
Infatti sono un frutto delle nostre battaglie, così come la riqualificazione dei Giardini Pubblici davanti alla Stazione. (lì tra l’altro, nell’edificio che ospitava l’Acquedotto di Alessandria, ha attualmente sede la Fiab).
E la tratta ciclabile del cimitero? Sembra sotto-utilizzata onestamente.
Perché ci vuole una rete di percorsi sicuri, un progetto unitario. Non servono a nulla tratti così, lasciati a se stessi. Noi proponiamo, ad esempio, percorsi radiali che congiungano le periferie con il centro. Abbiamo bisogno di isole pedonali, cui ora l’accesso è garantito anche alle bici, mentre prima si rischiava una contravvenzione.
Cosa ne pensa delle vagheggiate idee di targare anche le biciclette?
Sarebbe assolutamente contro-producente, è così ovvio vedere che limiterebbe l’uso della bicicletta.
Lei non pensa che manchi la cultura della bicicletta?
In quanto a biciclette Alessandria ha un passato glorioso, se pensiamo che la portò già qui un birraio di nome Michel che la vide all’Expo di Parigi. Negli anni d’oro della Borsalino, alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, i circa 2500 operai andavano a lavoro in bicicletta. Poi con il boom economico (anni 50’ del secolo scorso) la bicicletta è stata surclassata dalla macchina che è diventata lo status symbol per eccellenza. Ma dobbiamo anche capire che la macchina come la concepiamo oggi non appartiene al futuro. Ci sono troppi costi e consumi.
In conclusione, può farci una sintesi di tutte le vostre proposte e le attività che svolgete?
Abbiamo già citato il progetto del Pisu, i percorsi radiali e le isole pedonali. Aggiungo le zone car-free attorno alle scuole, così che le macchine non possano entrare. In generale occorrono provvedimenti mirati e coordinati, con l’utilizzo dell’educazione partendo dalle scuole o altre politiche attive. So della crisi del servizio di trasporti in Alessandria, ma l’amministrazione potrebbe fare maggiore utilizzo degli scuola bus sul modello anglo-sassone. Ne metta a disposizione di più, rendendoli sicuri.
Per quanto riguarda invece le attività?
Come ho già ricordato, organizziamo gite domenicali nei luoghi aperti delle nostre campagne, oppure giri nei luoghi turistici e d’arte. Ad esempio recentemente siamo andati in treno a Genova e con le bici abbiamo visitato le strade e i luoghi di Fabrizio de Andrè: un’esperienza unica. Abbiamo anche un sito Internet sul quale si possono trovare tutte le date importanti e le nostre iniziative.
Giovanni Prati