Pd: all’elezione del segretario in ordine sparso? [Controvento]

Pd 3di Ettore Grassano

Nel Partito Democratico alessandrino si stanno preparando all’appuntamento da mesi, e tutti hanno sempre auspicato una soluzione condivisa che, al di là della retorica delle dichiarazioni ufficiali, non è (ancora almeno) stata trovata.

Emblematica, qualche giorno fa su facebook, la sintesi al riguardo di Graziano Moro, ex assessore provinciale: “Segretario provinciale PD: prima si è candidato Coloris e mi ha spiegato che la sua vuole essere una candidatura unitaria ed io ho detto “bene bravo”, poi si è candidato Scaglia e mi han detto che anche quella ambiva ad essere una candidatura unitaria ed io ne ho preso atto (come si dice in gergo). Adesso dopo una riunione di corrente viene candidata Ghio e si dichiara con un documento che quella è la candidatura unitaria ed io mi chiedo se siamo deficienti o li facciamo”. Così, tanto per gradire, e per capire che aria tira.

Per cui la votazione, a scrutinio segreto, del nuovo segretario provinciale del partito (in programma venerdì sera alla ex Taglieria del Pelo, a partire dalle ore 20) rischia di trasformarsi, se non in uno ‘psicodramma collettivo’ (esageruma nen..), certamente nell’ennesima ‘palude’, tra sorrisini e colpi bassi dell’ultima ora. E non pensiate che si stia parlando di un ruolo secondario, solo perché privo di prebende economiche annesse: basta scorrere l’elenco dei segretari provinciali degli ultimi trent’anni per capire che il gotha del partito (da Morando a Muliere, da Fornaro a Borioli, fino appunto a Ravetti), di lì è passato, anche quando ancora appunto non si chiamava Pd: e citiamo a memoria, scusandoci per le non volute eventuali dimenticanze.

Dichiara sempre su facebook  il segretario provinciale uscente Mimmo RavettiRavetti 6 (dimissionario perché incompatibile, per statuto, con l’attuale incarico di consigliere regionale): “venerdì l’Assemblea provinciale del PD eleggerà il nuovo segretario. Finisce per me una storia avvincente nel pieno rispetto del nostro Statuto, che sancisce l’incompatibilità tra il ruolo di Segretario Provinciale e quello di Consigliere Regionale. Ai 3 candidati va tutto il mio sostegno (ovviamente ne voterò uno ma lavorerò con chi vincerà a prescindere dal mio voto) e l’augurio di vivere un’esperienza unica. Il nuovo segretario avrà due compiti prioritari rispetto ad altri: definire il terreno di confronto – a volte anche aspro ma responsabile – per il gruppo dirigente e fare del PD un partito soprattutto utile alle persone. Forza Monica Ghio, Daniele Coloris, Claudio Umberto Scaglia”.

Al di là dell’ufficialità però, la realtà è che in questi mesi Ravetti ha posticipato il più possibile la sua uscita, proprio nel tentativo di riuscire, nel frattempo, a ricomporre ‘i cocci’, dopo una battaglia elettorale per le regionali che lo ha visto parte in causa, e che ha mostrato in realtà ‘due partiti’ contrapposti in maniera quasi feroce. Del resto, considerato che il centro destra praticamente non c’era (e non c’è), nel 2014 ci ha pensato il Pd ad occupare tutto il proscenio, con le conflittualità che ben ricordiamo, in particolare attorno e contro la figura dell’allora presidente (oggi ex) della Provincia Paolo Filippi.
A cogliere il ‘sentiment’ prevalente di questi giorni dentro il Pd (ma attenzione: l’elezione del segretario del più grande partito del territorio, e del paese, è ormai questione che interessa poche centinaia di persone, e questo è un altro termometro dei tempi) si direbbe che stavolta il pur talentuoso Ravetti (attuale presidente della delicata commissione Sanità in Regione, e si dice possibile prossimo assessore, a colmare un vuoto che l’intera area dell’alessandrino sta ‘scontando’, eccome) non sia riuscito nel suo obiettivo. Nel senso che venerdì sera a contendersi la carica di segretario provinciale ci saranno non solo i candidati annunciati da mesi, Coloris e Scaglia (tra i quali c’è dialogo, ma nessuna voglia di desistenza), ma anche una terza figura, Monica Ghio da San Cristoforo (paese di cui è sindaco: circa 600 abitanti, nel gaviese), figura del tutto sconosciuta agli alessandrini, di area Bersani/Cuperlo, e a quanto pare appoggiata da buona parte dei ‘potenti’ novesi. Per cui la questione si complica: in realtà dei tre l’alessandrino Daniele Coloris (renziano, ma con buonissime relazioni anche ad altre latitudini) sembra il più attrezzato quanto ad esperienza ‘gestionale’ di partito, oltre che con specifiche competenze su tematiche come i trasporti e l’ambiente. E poi, in fin dei conti, la sede della federazione provinciale (per quanto con meno ‘grandeur’ del passato) è pur sempre ad Alessandria, appunto: ma i giochi sembrano tutt’altro che fatti.

Claudio Scaglia (già sindaco di Pontecurone, e anche ex consigliere provinciale ed ex candidato sindaco a Tortona) è un cinquantenne ex bersaniano poi ‘fulminato’ sulla via di Gariglio, o meglio di Filippi. E’ lui il candidato dell’area che fa riferimento all’ex presidente della Provincia, mentre il sindaco di Alessandria e presidente della Provincia Rita Rossa ( presente pure all’interno degli organismi locali, regionali e nazionali del partito: una vera regina, anche se non da tutti amata) nella recente intervista esclusiva che ci ha rilasciato ha messo le mani avanti: “ho avuto davvero poco tempo per occuparmi della questione. E, come sindaco del capoluogo, credo che mi avvarrò della facoltà di non fare dichiarazione pubblica di voto, essendo lo stesso a scrutinio segreto”.

Più o meno sulla stessa posizione anche gli altri big del partito: profilo basso, e sostegno velato ad un candidato/a amico/a, ma senza enfasi. Peraltro non tutti i ‘pezzi da novanta’ fanno parte degli 86 ‘grandi elettori’ dell’assemblea provinciale: i senatori Borioli e Fornaro, ad esempio, ne sono esclusi, mentre avrà diritto di voto la parlamentare Cristina Bargero).

Regolamento segreteria PdCosa succederà venerdì sera lo leggete anche nel regolamento che pubblichiamo qui a fianco (cliccateci sopra per ingrandire, ndr): in sostanza, dopo le relazioni di rito dei candidati (e di un ‘sostenitore’ a testa), intorno alle 22 via libera al voto, rigorosamente a scrutinio segreto. Ma attenzione: se nessuno dei tre dovesse ottenere il consenso del 50% degli aventi diritto più uno, ossia 44 voti su 86, si passerebbe all’immediato ballottaggio tra i primi due. E lì sarebbe partita secca: chi prende più voti diventa segretario provinciale del Pd, e propone immediatamente il nome del nuovo tesoriere del partito (quello uscente pare non abbia neppure rinnovato la tessera: il ruolo insomma non è oggi tra i più agevoli), e della commissione di garanzia. E, soprattutto, dal giorno dopo, il nuovo segretario dovrà mettersi operativamente al lavoro su innumerevoli tavoli: per dimostrare che il partito c’è, ed è uno solo. Con l’aria che tira nei diversi territori, non sarà comunque una passeggiata.