“Dopo quasi un anno, sono ancora in attesa di ricevere una risposta in merito alle mie osservazioni sul bilancio di Farm.Al: ma naturalmente mai perdere la speranza, prima o poi magari qualcosa mi diranno!”. L’avvocato Paola Debernardi dell’azienda che gestisce le farmacie ex comunali (e di cui il comune di Alessandria ancora detiene una quota del 20%) è stata membro del consiglio di amministrazione per poco più di un anno (“dall’ottobre del 2013 al novembre 2014”), in ‘quota’ Moderati. “Poi il cda è decaduto, il numero dei consiglieri è stato ridotto, ed io non sono stata rinnovata. Il che però non toglie che i cittadini di Alessandria avrebbero diritto di ricevere risposte chiare in merito ai criteri di gestione di un’azienda in cui il comune ha ancora una quota significativa di proprietà”.
Facciamo un passo indietro però: oggi Farm.Al è controllata all’80% da privati, che fanno capo al Gruppo Provera: importante player del comparto, che ha anche acquisito, negli anni scorsi, le ex farmacie comunali di Novara, oltre ad essere presente in altri settori di mercato, dalle case di riposo (Il Platano di Alessandria, ad esempio), al mondo dei dispositivi di sicurezza per grandi alberghi, all’edilizia. All’epoca della vendita delle farmacie comunali alessandrine (fine 2008, pieno quinquennio Fabbio) ampie furono le polemiche prima sull’opportunità o meno di cedere una quota di maggioranza ai privati, e poi anche sulle modalità di cessione, con un meccanismo di partecipazioni societarie estere, trust maltesi e quant’altro, su cui si accese una vivace bagarre, comunque conclusasi con la dichiarazione di Giovanni Provera: “L’80% di Farm.Al è completamente nelle mani mie, di mia moglie e dei miei figli. Chiunque sostenga il contrario è in errore, non so se in buona o cattiva fede”.
Ma concentriamoci ora sugli ultimi anni, e sugli ‘interrogativi’ a cui fa riferimento l’avvocato Debernardi: “I Moderati sono stati sempre critici sulla cessione delle farmacie comunali, che se ben gestite possono portare utili molto interessanti. Ma è inutile guardare al passato: quel che invece nelle mie ‘Osservazioni al bilancio di FarmAl’, inviate all’allora assessore al Bilancio Matteo Ferraris il 22 aprile 2014, mettevo in evidenza erano alcune perplessità credo assai rilevanti sui numeri, rispetto alle quali da Palazzo Rosso e da Farm.Al non c’è mai stata risposta. Preciso anche, peraltro, che Ferraris è stato in realtà tra i pochissimi a prestare ascolto a queste mie segnalazioni, e ad esortarmi se non altro a metterle in forma scritta ed ufficiale. Poco dopo però si dimise dal suo incarico, per cui non è a lui che imputo responsabilità per questo prolungato silenzio”. Ma veniamo alla sostanza: cosa in particolare nei bilanci della società che gestisce 6 farmacie e una para-farmacia ha suscitato le perplessità dell’avvocato Debernardi, all’epoca membro del cda?
“In primo luogo – spiega l’esponente dei Moderati – il fatto che nel bilancio 2013, a fronte di un incremento di circa 2 milioni di euro nei ricavi rispetto all’anno precedente (da 10 a 12 milioni di euro, più o meno), con costi sostanzialmente invariati, l’utile sia stato praticamente pari a zero”. O meglio, pari a 2mila euro: per cui, considerando che il comune di Alessandria ha il 20% della proprietà, dalle farmacie comunali nel 2013 ha guadagnato ben 400 euro!
“Il dato mi pare anomalo – ribadisce Paola Debernardi – e mi stupisce che il comune, a fronte della mia segnalazione, non abbia ritenuto in alcun modo di approfondire e chiarire: parliamo o no di un bene della comunità, e quindi di tutti i cittadini? In particolare mi piacerebbe che qualcuno spiegasse se tra i costi di Farm.Al ci sono anche quelli di mutui (circa 8 milioni di euro) con cui il socio privato sta pagando le quote comprate in questi anni da altri privati”. E qui si torna all’intreccio tra le varie partecipazioni azionarie del momento dell’acquisizione, rischiando di perdersi in ‘scatole cinesi’. Dal comune arriverà qualche chiarimento al tema posto dall’avvocato Debernardi? Ossia: è vero oppure no che tra i costi di Farm.Al ci sono anche mutui con cui un privato sta pagando quote acquistate da un altro privato? Se così fosse, il comune starebbe pagando, per il 20% di sua proprietà, quei mutui a vantaggio di un privato, secondo il ragionamento dell’ex membro del cda.
Ma, oltre al piano contabile e finanziario, c’è quello politico. E qui Paola Debernardi è altrettanto chiara: “Il geometra Provera, azionista di maggioranza di Farm.Al, ha più volte ipotizzato la modifica della pianta organica delle farmacie in città, con l’obiettivo di spostare la farmacia di piazza Mentana di fronte alla stazione ferroviaria, presumibilmente nei locali oggi fatiscenti dell’ex bar Zerbino, di proprietà comunale. E un secondo obiettivo sarebbe quello di spostare la farmacia della Pacto agli Archi/Coop, dove già si trova la parafarmacia”.
E cosa ci sarebbe di male in questo processo di ‘ottimizzazione’ della rete di punti vendita di Farm.Al? “Provera è un imprenditore capace, e fa giustamente i suoi interessi – spiega l’avvocato Debernardi, ma forse il comune dovrebbe pensare agli interessi di tutti gli alessandrini. E allora come Moderati ci permettiamo di rilevare che, prima di tutto, la pianta organica va modificata dalla Regione Piemonte, sia pur su richiesta del Comune. Ma, soprattutto, qui si finge di ignorare che, in base alla rivisitazione dei criteri e delle normative, Palazzo Rosso avrebbe oggi la possibilità di aprire una sua nuova farmacia comunale, e potrebbe farlo all’interno della stazione ferroviaria. E’ evidente però che o apri in Stazione, o davanti alla stessa, all’ex Zerbino. Per questo ci vorrebbe un po’ più di chiarezza e trasparenza, per non dar luogo a sospetti e dietrologie. Per non dire poi della farmacia della Pacto, vicinissima agli ospedali (Santi Antonio e Biagio ma anche Infantile Cesare Arrigo), che si vorrebbe trasferire agli Archi/Pacto: anche qui molti alessandrini potrebbero trovarsi tutt’altro che favoriti da una scelta simile”.
Inevitabile allora porsi la domanda finale: ha ancora senso nel 2015 per il comune di Alessandria essere socio al 20% di un’azienda, Farm.Al, da cui non ricava di fatto utili, e all’interno del cui ridotto cda non è neppure ben chiaro se sia rappresentato e da chi (“So che il rappresentante si chiama Marco Gagliardi: altro non mi chieda”)? Non avrebbe più senso a questo punto valorizzare la quota ed uscire, magari aprendo una propria farmacia comunale, come consentito dalla legge? L’avvocato Debernardi sorride: “Diciamo che se i ricavi crescono ma gli utili rimangono zero, è complicato stabilire quanto può valere oggi il 20% di Farm.Al. E aggiungiamo pure che, se Farm.Al dovesse trasferire una sua farmacia davanti alla stazione, aprirne poi un’altra di fronte diventerebbe un non senso”. Attorno alle ex farmacie comunali si sta giocando una partita a scacchi, dunque. Ma chi farà la prossima mossa? E qualcuno si prenderà la briga di spiegare agli alessandrini cosa sta succedendo, e perché?
Ettore Grassano