«La depressione è un’epidemia di portata mondiale. Nel 2020 secondo le stime dell’OMS la depressione sarà la più diffusa malattia del pianeta. Personalmente credo che la maggior parte delle depressioni abbiano le sue radici nella solitudine, ma la comunità medica preferisce parlare di depressione piuttosto che di solitudine. È più facile liberarci del problema dando una diagnosi e una scatola di farmaci»
Patch Adams
Fra poco uscirò di casa e andrò a trovare un mio parente, ricoverato in Psichiatria. E’ depresso, molto depresso. Troppo depresso, se si può dire.
La depressione. Una malattia che non mi aveva mai toccato, né da vicino né da lontano. Troppo spesso l’ho sottovalutata scambiandola per debolezza di carattere, o per qualche fisima di gente senza palle che cerca una scorciatoia alla innegabile fatica del vivere.
Mi accorgo ora, che vedo e tocco la depressione in una persona cara, di quanto meschino sia stato il mio giudicare. E anche di quanto l’uomo, la persona di oggi, sia sempre più debole di fronte agli attacchi della vita. Eppure abbiamo tutto, conosciamo tutto, possediamo tutto.
Se abbiamo tutto, che cosa ci manca per vivere? Perché siamo così fragili? Provo a dire: ci hanno levato il senso della vita, il desiderio della felicità, la voglia di conquista. Siamo pieni di cose, e ci manca l’essenziale.
Quando la depressione colpisce una persona vicina, la realtà cambia. Nel mio caso, sta diventando più chiara, più intelleggibile. E più consapevolmente dolorosa.