Le Metà Oscure [Il Superstite 219]

Arona Danilo nuovadi Danilo Arona

 

Presumo conosciate tutti il preambolo “clinico” de La metà oscura di Stephen King, quando al dodicenne Thad Beaumont, futuro scrittore di successo, viene scoperto e asportato, dal lobo prefrontale, un teratoma fetale contenente le tracce del gemello mai nato. Ossia, quell’orrido Stark che andrà a “rinascere” in una delle più efficaci metafore divenute “materia vivente” della letteratura horror moderna. Fetus in feto, cannibalismo in utero, vanishing twin o gemello fantasma nonché riassorbito: i tentativi di definizione non difettano, ma come sottolinea il dottor Pritchard nel romanzo, «chiamalo come ti pare, fatto sta che succede abbastanza spesso». E non tutto di quel che capita potrebbe riguardare in esclusiva la medicina ufficiale.

Facciamo un po’ d’ordine. “Teratoma” è terminologia che deriva dal greco “Teras”, che significa “mostro” e “onkoma”, che vuol dire “gonfiore”, ma a dispetto di ciò, esistono casi in cui la sua presenza non è esteriormente ravvisabile. Riferito alla fenomenologia del feto fantasma – per quanto sino a non molto tempo fa si pensasse di muoversi in territori ai confini della razionalità -, il termine fa riferimento ai casi limite in cui il feto non sparisce, ma invece, per capirci, “si nasconde”. Con il termine inglese “vanishing twin”, si tende oggi a classificare la casistica medica in cui durante una normale gravidanza, poco dopo il terzo mese di gestazione, il feto sembra sparire inspiegabilmente, da cui la più ampia definizione di “Fenomeno dei Feti Fantasma”. Tale sparizione sembra essere il più delle volte immediata, prevalentemente nell’arco di una nottata ma anche nel giro di pochi giorni, quanto inconcepibile anche per la stessa medicina.
Il Dr. Kurt Benirschke, professore di patologia medica e riproduttiva, ha affermato che all’avvento di strumentazioni come l’ecografia, gli ultrasuoni e la risonanza magnetica le prove tangibili riguardanti il fenomeno dei feti fantasma sono diventate un serio argomento scientifico, oltre che materia ben documentata dalla medicina.

La prima volta che la sindrome venne descritta in letteratura fu nel 1945 da parte diSuperstite 219 Walter Stoeckel che la illustrò come una “gestazione multifetale in cui si ha successivamente la scomparsa di uno o più feti”, mentre fu solo nel 1989 che Elizabeth Noble coniò il termine “fenomeno dei feti fantasma”. Una definizione cosi particolare venne creata perché questa ricercatrice, dopo alcuni anni spesi nell’analisi di parti gemellari, notò che il 4% delle gravidanze da lei studiate presentavano un feto gemello che misteriosamente moriva o scompariva verso il terzo mese di maternità, senza lasciare traccia all’interno dell’utero. Si evince da tali definizioni come questo fenomeno sia generalmente associato a parti gemellari, almeno da quanto è stato per ora documentato.

Il termine vanishing twin (alla lettera “gemello evanescente”, ma noi diremmo meglio “fantasma”) è stato proposto e coniato durante il 3° congresso internazionale di gemellologia svoltosi a Gerusalemme nel 1980 e va riferito a gravidanze in cui all’inizio viene trovata una sacca gemellare o un’altra inequivocabile prova di gravidanza gemellare, ma in seguito qualsiasi traccia di uno dei gemelli scompare. Questo accade quando uno dei gemelli muore prima dei tre mesi di gravidanza. Ecco perché molti ginecologi avvertono le donne alle quali è stata diagnosticata una gravidanza gemellare che i gemelli potrebbero non superare il primo trimestre. Il diffondersi dell’ecografia in epoca precoce ha permesso di accertare che quasi il 50% delle gravidanze gemellari possono spontaneamente tramutarsi in singole a seguito del riassorbimento di un embrione da parte della placenta o dell’altro co-gemello. Uno degli esempi più strani del gemello che svanisce è il cannibalismo gemellare nel quale il gemello che sopravvive letteralmente ingerisce o assorbe i resti del co-gemello morto nell’utero. Ed è il caso dell’immaginario Thad Beaumont, nel cui lobo prefrontale giace il teratoma, composto di frammenti di capelli o denti e persino un occhio, che svela la presenza del gemello scomparso. Sono anche stati rilevati casi di “feto nel feto”: Lawrence Wrigth – in Gemelli edito dalla Garzanti – cita una vicenda del 1949, riguardante una neonata di Filadelfia dal cui cervello furono estratti ben cinque feti.

Non è improprio domandarsi se le anomalie che toccherebbero al “sopravvissuto” possano essere non solo di carattere fisico, ma possano riguardare anche altre sfere e dimensioni. Discipline come la psicanalisi o la parapsicologia, laddove, fantasma privato o esogeno, si possa giungere a ipotizzare che l’ombra del fratello abortito continui in qualche modo a esercitare la sua influenza su quello vivente, come un invisibile parassita. Il già citato King ha elaborato a suo modo il concetto, ma anche un grandissimo autore come Philip K. Dick in Cronache del dopobomba ha raccontato il caso di una bambina colpita all’apparenza dalla sindrome dell’amico immaginario. Si scoprirà invece che essa, mutante a causa di radiazioni subite, ospita invece all’interno del proprio corpo il fratello, tra l’altro in lentissima ma inesorabile crescita. Senza dimenticare il gemello “allucinato” nell’indimenticabile Chi è l’altro?, di Thomas Tryon, che ha dato vita a uno splendida riduzione filmica di Robert Mulligan. Una materia che ha coinvolto pure qualche altro film poco noto come Vanishing Twin del coreano Tae-yeong Yun del 2000 e H2odio di Alex Infascelli del 2006.

Ma l’ipotesi della “Metà Oscura” è in grado di travalicare nel reale. Lo psicologo Alfred R. Austermann nel suo libro La sindrome del gemello scomparso (Amrita, 2010), sostiene che la psicologia prenatale ha scoperto che il feto, persino allo stato embrionale, soffre enormemente per questo lutto così precoce, che, per milioni di persone, sarà per tutta la vita la causa di struggimento, di malessere profondo, talvolta di grande aggressività e irrequietezza, o addirittura di un senso di colpa per essere al mondo e di un desiderio di morte. Dalla sindrome si può guarire solo se prima la si riconosce. Ma Austermann ne è convinto: una persona su dieci potrebbe essere un gemello sopravvissuto all’oscuro di esserlo e non sapere per questo da dove proviene il suo male di vivere.

Negli archivi della psicologia analitica francese è ancora famoso il caso del giovane Alexander che, fra incubi e allucinazioni, sosteneva che un gemello, un Altro Speculare tal identico a lui, gli appariva quasi sempre tra il sonno e la veglia per presagirgli fatti che gli sarebbero accaduti in futuro, non disdegnando suggerimenti sui comportamenti da tenere nelle varie eventualità. Quell’altro si presentava come “Pier” e Alexander, ovviamente, ne usciva più terrorizzato che rassicurato. Solo poco prima della prematura morte della madre, Alexander scoprì di essere un gemello e che il suo fratellino era morto nel ventre della donna, senza che lei potesse rendersene conto sino al momento del parto. Il dato incredibile è che la donna avrebbe voluto chiamare il figlio “Pier” invece che “Alexander”, nome che s’impose per le insistenze del marito. Quando Alexander superò l’età puberale, le apparizioni dell’Altro cessarono.