Esiste un luogo principe – in questa città – in cui gli alessandrini amano transitare ed ancor più fermarsi per qualche tempo. Negozi non ne mancano, nonostante le ristrettezze di questo periodo di profonda crisi. È un luogo molto esclusivo ed è chiuso al traffico motorizzato cittadino; a volte capita di scorgere un raro ciclista che si azzarda a transitarvi inforcando il proprio velocipede.
Fino a qualche tempo fa la Galleria Guerci – di cui ci possiamo occupare grazie alla cartolina di oggi – ospitava perfino una bella galleria d’arte, la Galleria Pietro Morando – gestita dall’Amministrazione Provinciale di Alessandria – precedentemente denominata Galleria La Lanterna, che presentava opere di artisti fra i più affermati e nella quale – nel 1991 – anche il sottoscritto ha avuto il privilegio di esporre.
Per incominciare diciamo subito che sulla cartolina che oggi analizziamo è visibile la bella prospettiva del nostro piccolo gioiello architettonico ottocentesco.
Il fabbricato di cui al fondo si intravvedono vetrine di negozi – siamo in via San Lorenzo – è stato poi demolito per lasciar posto al Palazzo del Consiglio dell’Economia Corporativa (costruito fra gli anni 1931 e 1933)[1] poi denominato Camera di Commercio.
Dall’anno 2001 la Camera di Commercio ha una diversa ubicazione e oggi, con la denominazione di Palazzo del Monferrato, l’edificio ospita frequentemente prestigiosi eventi, mostre d’arte e convegni culturali.
La Galleria Guerci – dicevamo – è un piccolo gioiello architettonico; inaugurata il 1° Novembre 1895, fu voluta dall’impresario Giovanni Guerci che la ottenne apportando modifiche ai palazzi già esistenti e di cui era proprietario.
La Galleria è ancor oggi un luogo privato, appartenente agli eredi del costruttore, ma aperto al pubblico. Una volta all’anno i cancelli con cui può essere chiuso il passaggio vengono serrati, in modo da garantirne – seppure in maniera informale – la proprietà privata.[2]
Purtroppo non tutte le vetrine di legno sono ancora in opera ma sostituite nel corso degli anni con altre discutibili soluzioni. Siamo alle solite. Dovrei ancora prendermela con chi ha infierito anche in questo luogo incurante del male che arrecava… ma per questa volta lascio perdere.
Il 5 Aprile 1945 la Galleria subì danneggiamenti a causa di un bombardamento aereo; lo stesso che causò la morte di tanti bambini e di molte suore dell’Istituto Maria Ausiliatrice di Via Gagliaudo.
Nel 1948 sono stati necessari lavori di restauro per riconsegnare alla città questo bellissimo luogo e contestualmente si è dato corso ai lavori per la nascita del Cinema Galleria. Anche questa importante sala cinematografica nel corso dell’ultimo decennio ha subìto la stessa sorte di quasi tutti gli altri cinematografi della città.
Da bambino, in compagnia di mio padre e di un suo amico, ho scoperto per caso una sorta di scorciatoia che dalla Galleria Guerci vera e propria permetteva di sbucare nella Crosa (Via Ferrara); all’uscita di questo braccio laterale della Galleria, su via Ferrara, svoltando a destra a neppure un metro di distanza si poteva accedere alla caratteristica, famosa (e fumosa) birreria, che ora troviamo trasformata in moderno locale frequentato da giovani. Ricordo che in seguito mi piacesse ancora percorrere quel tratto di Galleria – per me e fino a poco tempo prima – segreto; negli anni settanta purtroppo, in nome della solita speculazione, quel braccio è stato chiuso per ricavarne un negozio di camicie. Se passando per la Crosa – davanti alla vetrina di questo negozio– avessimo voglia di alzare la testa (e soprattutto lo sguardo) noteremmo un’insegna di metallo (purtroppo sporca, piena di ragnatele e di polvere accumulatasi in più di un secolo) raffigurante una pergamena aperta con la scritta indicante proprio Galleria Guerci.
Molte sono le memorie ed i ricordi che mi legano a questo luogo romantico e che da ragazzino conoscevo come le mie tasche.
Incontri con amiche e amici, tante fotografie scattate ai mille particolari architettonici, molte colazioni presso la rinomata Pasticceria Bonadeo… E poi ancora tante mattinate di magno,[3] trascorse nei luoghi segreti (ma non per me) dei solai a cui si accede passando proprio dalla rampa di scale accanto alla Pasticceria. Ricordo tante ore passate (avevo undici anni) nelle vecchie soffitte degli edifici che racchiudono la Galleria, scolando decine di bottigliette di aranciata e chinotto grattate nel retro di un bar vicino. Trasgressioni da piccolo scugnizzo mandrogno ormai lontane mezzo secolo (e quindi cadute in prescrizione). Ricordo che dall’alto di certe finestre potevo osservare i vetri della copertura della Galleria. Quelle insolite prospettive mi davano un’emozione unica in quanto mi rendevo conto di ammirare un luogo magico – che tutti conoscevano dal basso – e difficilmente potevano osservarlo da quella rara prospettiva che per me era quasi importante quanto un palco del Teatro Alla Scala. E inoltre, in anni successivi, avevo avuto modo di osservare dall’alto lo stesso tetto di vetro della Galleria andando a far visita a degli zii che per un breve periodo di tempo avevano abitato proprio lì, ma dalla parte opposta alla soffitta di cui accennavo poco prima. E ancora potrei aggiungere che attraverso una di quelle porticine visibili in cartolina e situate in prossimità della signora con cesta sul capo si potesse accedere ad un lungo cortile e da lì si potesse poi uscire su via Piacenza attraverso due diversi portoni…
Ma non voglio più raccontare altri particolari, svelare ancora altri segreti…
È bello conservare qualcosa fra i ricordi che il cuore sa racchiudere e forse rivelare, un giorno, solo a qualcuno… a patto che ne sia degno.
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[1] Autore del progetto è l’ingegnere torinese Giovanni Chevalley (1868 – 1954)
[2] Proprio durante la stesura di questo pezzo, il giorno di Natale, casualmente passando dalla Galleria Guerci ho potuto constatare che entrambi i cancelli di accesso erano chiusi e quindi il passaggio dei cittadini impedito.
[3] Così si dice ad Alessandria marinare la scuola.
Ferimento – Giovedì scorso, verso le ore 18, sotto la Galleria Guerci, due giovanotti venivano a diverbio tra loro.
Dopo un pugilato, ha fatto la sua comparsa il coltello e certo Marescotti Marcello d’anni 18 riportava una ferita di punta e taglio al dorso.
Trasportato all’ospedale, quei sanitari lo giudicarono guaribile in dieci giorni.
Il Marescotti non volle declinare le generalità del suo feritore!
[La Lega Liberale – Periodico settimanale della Provincia di Alessandria – Anno XXV – Numero 19 – Alessandria, Sabato 7 Maggio 1910]