I dati della 132a Indagine congiunturale trimestrale di Federmeccanica sono stati presentati in Confindustria Alessandria da Riccardo Benso, Presidente di Albasider Spa di Villalvernia, e da Fabrizio Riva, Direttore di Confindustria Alessandria. Gli esiti dell’indagine sono stati presentati il 27 novembre, in contemporanea a livello nazionale, in oltre 60 città italiane, presso le sedi confindustriali.
A livello locale, in provincia di Alessandria, il settore metalmeccanico pesa per circa il 30% dell’industria manifatturiera, con circa 12mila addetti, con produzioni molto diversificate, in particolare nei comparti della lavorazione dell’acciaio, delle macchine utensili, delle macchine grafiche e delle macchine per l’industria del “freddo”.
“Il settore metalmeccanico – ha commentato Riccardo Benso – è il cuore pulsante dell’industria italiana, e del nostro territorio in particolare. Lo è per il suo peso, che è il più rilevante tra tutti i comparti manifatturieri, e lo è per l’alta propensione all’innovazione, che attraverso i suoi prodotti si diffonde a tutta l’economia. Proprio questa capacità di costante rinnovamento ha permesso alla metalmeccanica di fronteggiare la crisi più grave dell’economia italiana dall’Unità d’Italia, arginando i danni e gettando le basi per il rilancio. Dobbiamo lavorare su tre fattori di rilancio: la domanda interna, che non deve essere ulteriormente depressa e anzi deve essere risollevata con maggiori investimenti; un mercato del lavoro efficiente ed inclusivo in un sistema che stimoli la partecipazione e la produttività; “Industry 4.0”, la nuova rivoluzione industriale, che trasformerà, nei prossimi anni, i nostri mercati, le nostre produzioni e le nostre aziende.”
“Dobbiamo liberare l’impresa per il Rinascimento dell’industria – ha spiegato Benso – che significa liberare la fiducia con nuove istituzioni e nuove regole, liberando le risorse per nuovi investimenti pubblici e privati, liberando l’ingegno verso la nuova industria 4.0, liberando il lavoro con un pensiero nuovo, libero da pregiudizi. Questa è la nostra idea di libera impresa, per il ‘Rinascimento industriale’.”
In Italia l’industria metalmeccanica fattura circa 400 miliardi di euro, contribuisce per circa l’8 per cento alla formazione del Pil (prodotto interno lordo), e per quasi la metà alla ricchezza prodotta dal settore manifatturiero.
La metalmeccanica vende all’estero prodotti per quasi 190 miliardi di euro, oltre la metà dell’intero export manifatturiero italiano, con un attivo nell’interscambio commerciale pari a 65 miliardi di euro, attivo che è pari a più di due terzi dell’intero surplus manifatturiero italiano, e quindi dà un contributo essenziale per pagare la bolletta energetica e il conto delle altre materie prime di cui siamo poveri e che comperiamo all’estero.
Senza il metalmeccanico e senza la sua capacità di competere, il nostro standard di vita si abbasserebbe notevolmente, perché non potremmo permetterci di acquistare tutti i beni che oggi importiamo e che soddisfano bisogni anche primari. E questo ruolo fondamentale deve essere riconosciuto all’industria metalmeccanica, che deve cominciare a contare in Italia ed in Europa per quanto pesa effettivamente.
L’economia italiana non riparte, e anche il settore della metalmeccanica registra difficoltà: nei tre mesi di luglio/settembre 2014, infatti, la produzione metalmeccanica è diminuita di un altro 1,5 per cento rispetto al precedente trimestre, e di -1,9 per cento rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Inoltre, rispetto al primo trimestre 2008, la produzione metalmeccanica ha perso il 32,6 per cento dei volumi produttivi, ed oltre un quarto del capitale fisso installato.
Anche negli altri Paesi europei si riscontra una fase di rallentamento del settore: nella media dei Paesi dell’Unione Europea, nel terzo trimestre 2014, la produzione metalmeccanica italiana ha evidenziato una crescita tendenziale pari a +1,2 per cento, la Germania pari a +1,7 per cento, mentre in Francia e Spagna i volumi produttivi si sono confermati sugli stessi livelli di un anno prima. E complessivamente, nel periodo gennaio/agosto 2014 le esportazioni italiane del settore sono aumentate di un modesto +0,8 per cento, risentendo della debole congiuntura che interessa i Paesi dell’area euro e delle tensioni del vicino Medio Oriente e del conflitto tra Russia e Ucraina. All’opposto, i buoni risultati ottenuti in Cina (+12,4%) e Stati Uniti (+13,7%) saranno consolidati grazie all’indebolimento dell’euro.
L’occupazione nelle imprese metalmeccaniche con oltre 500 addetti nei primi otto mesi del 2014 è diminuita dell’1,1% e nel periodo gennaio/settembre le ore di cassa integrazione autorizzate sono state pari a 327 milioni (+1,0% rispetto ali livelli dell’anno precedente).