L’alessandrino Andrea Capra, figlio di Fabrizio Capra, storico amico e collaboratore di CorriereAl, è il portiere titolare in serie D dell’Oltrepovoghera, squadra a cui è stato ceduto in prestito annuale dall’Alessandria. Prima di arrivare a Voghera, ha fatto la scuola calcio e tre anni di pulcini nell’Europa di Alessandria. Dagli Esordienti è passato all’Alessandria Calcio, squadra in cui ha fatto tutta la trafila: due anni di Esordienti, due anni di Giovanissimi, due anni di Allievi e un anno di Berretti. Ha fatto tre ritiri con la prima squadra, e nella stagione 2013-2014 ha giocato nel Pordenone (serie D, girone C) vincendo il campionato e lo scudetto di Serie D. Oltre al calcio, segue tennis e basket e si appassiona ai film di azione e fantascienza. Il resto… scopriamolo insieme!
1) Andrea, portieri si nasce o si diventa?
Io sono dell’opinione che non si diventa portiere, ma si nasce. Anche se cominci in un altro ruolo e poi finisci per fare il portiere, vuol dire che era destino perché vuol dire che sei portato. Il più classico degli esempi è un portiere che poi è diventato “solo” il miglior portiere del mondo cominciando da centrocampista: Gigi Buffon.
2) Mi faresti la tua classifica dei tre migliori portieri italiani in questo momento? A chi vorresti assomigliare di più?
Secondo me in ordine ci sono: Buffon, semplicemente il numero uno; Sirigu, perché quando è stato chiamato in causa anche in nazionale ha sempre risposto presente ed ora è una certezza; Perin perché è un ragazzo giovane che finora ha dimostrato di non avere niente in meno degli altri! Troppo semplice dire di voler assomigliare a Buffon, quindi dico Perin, che mi ha sorpreso per quello che sta facendo. Spero tra qualche anno di assomigliargli il più possibile.
3) L’anno scorso a Pordenone, quest’anno all’Oltrepovoghera… Qualcuno dice che ti stai “facendo le ossa” per arrivare all’Alessandria, squadra nella quale sei cresciuto. È così?
È vero! A me piacerebbe giocare nella squadra della mia città e per poterlo fare c’è bisogno, come hai detto tu, di farmi le ossa, acquisendo quella tecnica e quell’esperienza che solo giocando in queste categorie posso assimilare.
4) Tuo padre è probabilmente il tuo primo tifoso… Quanto è stato determinante il suo sostegno in questi anni?
È stato molto importante perché mi ha sempre detto la verità, sia quando sbagliavo sia quando facevo bene, e quando sbagliavo non mi buttava mai giù, ha sempre cercato di consolarmi e di tenermi su, e di questo lo ringrazio.
5) Chi ti ha aiutato di più a crescere, in campo e fuori? Allenatori, preparatori, amici…
Diciamo che tutti in un modo o nell’altro mi hanno aiutato a crescere. Come uomo sicuramente ringrazio la mia famiglia e la mia fidanzata Giada che è sempre stata con me anche nelle situazioni difficili. Calcisticamente devo ringraziare in particolare modo tre miei allenatori. Andrea Carozzo, mio preparatore dei portieri ad Alessandria, è stato probabilmente il primo che ha creduto veramente in me. Poi sicuramente ci sono il mister e il preparatore dei portieri del Pordenone, Carmine Parlato e Michelangelo Mason, che mi hanno insegnato tanto e mi hanno lanciato in una categoria tutt’altro che facile come la serie D… riuscendo anche a farmela vincere!