Progettare cultura in un ente in dissesto, a risorse zero e con un contesto socio economico in cui le priorità si chiamano lavoro, tasse sempre più esose, futuro incerto. Questa la sfida (o condanna, fate voi) toccata in sorte a Vittoria Oneto, assessore comunale alla Cultura del comune di Alessandria, che ormai da quasi due anni (“l’incarico mi è stato assegnato nell’aprile 2013”) prova a ridisegnare il profilo di un settore che, in tempi di crisi, è il primo a subire tagli, riduzioni drastiche, azzeramento o quasi di budget. Trentacinquenne, mamma di una bimba di due anni e mezzo e di un bimbo di 10 mesi, l’assessore Oneto arriva trafelata da un precedente incontro, ed è attesa da un successivo impegno di giunta. Ma non rinuncia ad un sorriso, e ad un confronto che ‘tocca’ tutti gli aspetti più rilevanti della politica culturale cittadina. Interrotto solo, e con sacrosanta ragione, da una telefonata della suocera per la gestione famigliare (“è un aiuto prezioso con i bambini: cerco sempre di ritagliarmi due o tre ore nella giornata in cui fare solo la mamma. Ma come sanno tutte le mie coetanee con figli è complicatissimo: facciamo sempre e comunque i salti mortali”).
Assessore Oneto, dopo un anno e mezzo di assessorato, a che punto siamo? Lavori in corso?
Tutto è in costante evoluzione, con un sacco di progetti da mettere a punto, e sviluppare. Ma, se penso a quando sono arrivata, e alla prima stagione teatrale estiva del 2013, e la rapporto ad esempio a quella successiva del 2014, o a quella invernale in corso, direi che passi in avanti ce ne sono stati, eccome. Questo se vogliamo partire dal teatro, naturalmente.
Va bene, partiamo da lì….
Nel 2013 ci siamo detti: risorse non ne abbiamo, ma entusiasmo tanto. Chiamammo a raccolta alcune compagnie locali, e riuscimmo a proporre una stagione estiva con 6 spettacoli gratuiti, in diversi punti della città. Che la stagione successiva, ossia l’estate 2014, sono diventati 13, 11 dei quali a pagamento, anche se con biglietti dal costo che variava dai 5 agli 8 euro. E abbiamo avuto una media di 150 spettatori paganti ad appuntamento, che non è poco. Insomma, grazie anche al contributo di 9 mila euro a testa di Regione Piemonte e Fondazione Crt, e al rischio d’impresa che le singole compagnie che si sono esibite hanno accettato di prendersi, siamo riusciti a ridare ad Alessandria un cartellone di spettacoli diversificato, e di ottimo livello. E a far scoprire o riscoprire agli alessandrini angoli di città nascosti, o non sufficientemente apprezzati.
Si riferisce alla Chiesa di San Francesco, all’interno dell’ex ospedale militare?
(sorride, ndr) Sì, questo è per me davvero un particolare motivo di orgoglio. Parliamo di una struttura chiusa dal 2002, una splendida chiesa del ‘300 che pochi alessandrini conoscono, e che invece è un vero gioiello. Organizzando nello spazio al coperto (ma utilizzabile solo fino ad ottobre, perché privo di riscaldamento) vicino alla chiesa una serie di appuntamenti teatrali estivi, abbiamo anche fatto in modo che circa 600 persone partecipassero alle visite guidate organizzate all’interno della struttura. Sono ancora pochissime, è chiaro, perché un luogo così va fatto conoscere a tutti, a partire dai ragazzi delle scuole, ma è un primo passo. Però quando parlo di angoli di città penso anche ad altri luoghi: mi viene in mente l’area del villaggio fotovoltaico, al Cristo. Lì abbiamo già organizzato qualche appuntamento, e stiamo pensando a concerti estivi, che consentirebbero di valorizzare maggiormente una parte di città che ha, appunto, anche spazi accoglienti.
La stagione invernale appena partita è articolata in tre diverse teatri: Alessandrino, Ambra e San Francesco. Con quale logica?
L’idea è quella di sviluppare tre percorsi diversi, e complementari: evitando sovrapposizioni di date, prima di tutto. Ma anche appunto puntando su proposte che si rivolgono, potenzialmente, a pubblici diversi, in rapporto alle caratteristiche delle strutture che lei ha citato. L’Alessandrino ci ha dato un contributo fondamentale nella precedente stagione invernale, ed è la location adatta, anche per l’ampio numero di posti disponibili, per spettacoli a maggior richiamo di pubblico, con artisti più popolari e noti. La stagione dell’Ambra si è ormai ritagliata un’identità specifica, che va consolidata. Al Teatro San Francesco ci sono Gli Stregatti, che hanno messo a punto una stagione di grande qualità, e che più in generale stanno svolgendo un’azione culturale a tutto campo in città e in provincia davvero notevole: sono bravissimi.
Però, assessore, rimane sempre il Teatro Comunale, che da più di tre anni è un vero pugno nello stomaco, ed emblema della decadenza di Alessandria. Qualcuno, scoraggiato, ha commentato: “alla fine non resterà che spianare tutto, e farci un parcheggio multipiano”.
No, non sono d’accordo e non sono così pessimista. Nel senso che abbiamo un piano preciso di recupero e riapertura della struttura, sia pur con una serie di verifiche da fare e nodi ancora da sciogliere. La bonifica dall’amianto dovrebbe essere completata entro l’estate 2015, e in autunno, ossia tra un anno, almeno una parte dello stabile, ossia foyer e piano interrato, con le sale Ferrero e Zandrino, intendiamo riaprirlo al pubblico.
Per farci cosa, e con quali risorse?
La Zandrino a mio avviso va recuperata come sala cinematografica d’essai, è perfetta in quel senso. La sala Ferrero può prestarsi ad un utilizzo diversificato: cinema, ma anche appuntamenti teatrali, o convegni e incontri di altro tipo. Con quali risorse? La struttura è del Comune di Alessandria, con un diritto di superficie di Aspal, che peraltro è realtà in liquidazione. Però è chiaro che da soli non ce la facciamo, per cui stiamo cercando di coinvolgere Regione Piemonte e Fondazioni bancarie, senza precluderci naturalmente anche il dialogo con altri soggetti.
Per gli ormai ex dipendenti della Fondazione Tra, ormai licenziati, si apriranno nuove possibilità?
Me lo auguro, ma la questione è delicata. Perché appunto ormai sono ex dipendenti, e non si è riusciti nell’operazione di ‘traghettarli’ presso altre Fondazioni regionali, il che avrebbe consentito di creare un percorso ad hoc. Però io credo che, se si riescono a costruire nuove opportunità e proposte, la loro professionalità non potrà che essere valutata positivamente.
Assessore, Expo 2015 è ormai alle porte: ci arriveremo pronti? Nel senso di un circuito culturale davvero fruibile, che comprenda Marengo Museum, Museo del Cappello, Cittadella. Ma anche gli altri musei cittadini, le sale d’arte….
Dobbiamo assolutamente essere pronti, e stiamo lavorando ai diversi tavoli, per proporre un’offerta integrata. E’ chiaro che ci sono realtà, come la Cittadella, il cui rilancio dovrà seguire percorsi ad hoc, molto più lunghi rispetto alla tempistica assai ridotta che ci separa da Expo 2015. Ma dal 1 maggio, quando la kermesse internazionale prenderà il via, dobbiamo fare in modo che i turisti, italiani o stranieri, che decidono di puntare su Alessandria, alla scoperta delle realtà che ha citato, le trovino non solo aperte, con orari adeguati. Ma anche che si sia un’offerta adeguata, e personale qualificato ad accoglierli.
Il suo assessorato che ruolo avrà in tutto ciò?
Qui il personale a disposizione è davvero preparato e motivato, ma sono pochissimi: anche perché, nella fase post dissesto, diverse persone hanno preferito chiedere di essere trasferiti in altri uffici. Noi svolgeremo però un ruolo essenziale di coordinamento, già avviato. E personalmente farò parte del Comitato per la valorizzazione di Cittadella, Marengo Museum e Museo del Cappello, che coinvolgerà diversi enti e associazioni, e la Fondazione CrAl. Sul fronte del personale da utilizzare, un contributo fondamentale arriverà dall’azienda speciale Costruire Insieme, che già oggi opera su una serie diversificata di fronti, dalle ludoteche all’Informagiovani (che è un punto di riferimento sempre più qualificato anche sul fronte consulenziale per percorsi lavorativi per ragazzi e ragazze), a molto altro. E per il 2015 abbiamo grandi progetti anche riguardanti la Biblioteca…..
Altra splendida struttura che funziona a singhiozzo…..
Da gennaio vorrei che non fosse più così: e lo dico anche da mamma, e avendo presente le esigenze di tante mie coetanee che vorrebbero fruirne di più, con i loro figli, ma nell’attuale orario non trovano certamente un aiuto. La biblioteca di Alessandria, aperta nel 2007, è una struttura all’avanguardia, da valorizzare: un luogo ricco di risorse anche multimediali, dove si può andare non più soltanto per consultare polverose pubblicazioni da archivio, ma per leggere giornali, navigare in rete, documentarsi in maniera rapida ed efficace. Ma dobbiamo arrivare ad un orario di apertura che assicuri vera fruibilità: l’ideale sarebbe un orario continuato 9-19, almeno dal lunedì al venerdì, ma vorrei lavorare anche sull’apertura del sabato. E su questo fronte il personale dell’azienda speciale potrà dare un contributo importante, così come anche sul fronte dell’apertura degli altri musei cittadini, e delle sale d’arte. Non si tratta, insomma, di inventarsi occupazioni finte per giustificare la presenza del personale. E’ l’esatto contrario: ci sono tantissimi filoni di attività da sviluppare e far crescere, e ci sono anche le risorse professionali e le competenze per farlo. Dobbiamo solo crederci, e lavorarci con entusiasmo.
Chiudiamo con una riflessione politica personale assessore: lei è iscritta al Pd? E appartiene al nuovo corso renziano?
(sorride, ndr) Allora: io non sono mai stata iscritta a nessun partito, e non so se mi iscriverò al Pd, francamente. Con il sindaco Rossa ho avuto modo di collaborare quando lei era assessore in Provincia, ed io lavoravo alla cooperativa StartAl, e ne ero presidente. Mi ha chiamata per quello, come tecnico. Dopo di che, non nego che guardavo con una certa simpatia a Renzi anche in tempi non sospetti, ossia ben prima che diventasse premier. Oggi diciamo che sono renziana critica, nel senso che osservo gli eventi e mi auguro sinceramente che ce la faccia a realizzare quel che promette, nell’interesse del Paese.
Ettore Grassano