Casaleat: cronaca di un flop senza attenuanti [Il gusto del territorio]

Casaleatdi Eleonora Scafaro

 

Un territorio patrimonio dell’Unesco, quello del Monferrato.
Un territorio con moltissime possibilità.
Un territorio che può, un territorio che deve sfruttare ogni sua caratteristica e ogni prodotto enogastronomico e non.
Un territorio che, ancora una volta, è stato incapace di fare tutto questo.

Lo scorso fine settimana a Casale Monferrato si è svolta “Casaleat”, una fiera enogastronomica che avrebbe dovuto – il condizionale è assolutamente necessario – essere un raccoglitori di eventi, show coooking e di prodotti del nostro territorio, fruttando la carta dell’Unesco. Una fiera per fare conosce il Monferrato anche all’esterno.

Così, purtroppo, non è stato.
Spacciata come una fiera i cui i prodotti monferrini sarebbero stati valorizzati, anche attraverso una presentazione di nuove proposte, come i prodotti delle nostre zone pensati per un pubblico con problematiche alimentari, allergie o celiachia, non è stato nulla di tutto ciò.
Tralasciando il fatto che ci fossero numerosi stand della Sicilia e della Liguria, la fiera è stato un vero e proprio flop.

La fiera doveva durare quattro giorni, da venerdì a lunedì ma, domenica, già molti espositori hanno “levato le tende” andandosene senza saldare l’affitto degli spazi.
Il motivo?
Innanzi tutto a chi esponeva i propri prodotti non sono state neanche dipinte le pareti di cartongesso che separavo le aree di esposizioni, non è stata fornita l’elettricità fino a venerdì sera, a fiera aperta, non c’era acqua per potere lavare gli utensili e, soprattutto, non c’erano visitatori.
Non è stata fatta comunicazione: i manifesti della fiera venivano distribuiti in Alessandria sabato pomeriggio, a fiera quasi conclusa.

La fiera è stata molto penalizzata dell’ingresso a pagamento di cinque euro (tolto, poi, dopo una vera e propria rivolta degli espositori), non c’era un percorso, né un depliant che potesse spiegare che cosa offrissero gli espositori.
Inoltre, i panificatori e i cuochi non hanno potuto né show cooking, né i laboratori didattici previsti perché l’attrezzatura richiesta non è stata mai messa a disposizione.
Dei numerosi incontri di approfondimento segnalati sul sito, se ne sono svolti soltanto due, con una presenza media di quattro, cinque persone ad assistere.

Era, inoltre, previsto un incontro su televisione e rapporto tra il gusto e i palinsestiFreccero Carlo televisivi, condotto da Carlo Freccero che non si è svolto, ma non si è visto neanche Freccero. Un argomento, sorvolando sul titolo del convegno piuttosto incomprensibile, che non aveva alcun senso. E qualcuno di voi sapeva che Freccero doveva essere presente a Casaleat?

La domenica è stata la giornata con un po’ più di gente, caratterizzata, però, dall’ennesima rivolta degli espositori che hanno chiesto di parlare con un organizzatore per comunicare le loro lamentele e per mettere in chiaro che nessuno avrebbe pagato nessuno.
La lite è stata gestita (male) da un rappresentante degli organizzatori che, poverino, ha raccolto le lamentele di tutti sottolineando più volte che la colpa della mal riuscita della fiera non era la sua.
Peccato che altri sostenessero che il povero rappresentante degli organizzatori era in realtà l’organizzatore stesso. Questo, d’altronde, è il paese degli equivoci, e dei furbacchioni.

E pensare che basterebbe così poco per fare conoscere il nostro territorio.
Abbiamo tutto: prodotti, paesaggi, storia, tradizione.
Peccato che manchino i cervelli..