Binasco: “Investo in progetti imprenditoriali che guardano al futuro”. Intanto arriva la presidenza Slala

Binasco BrunoLa notizia è recentissima: Bruno Binasco, per lunghi decenni top manager del Gruppo Gavio, e da un anno a questa parte alla guida di Class, la holding di famiglia che vanta diversificate partecipazioni in ambito industriale e finanziario, è il nuovo presidente di Slala, la fondazione che dovrebbe occuparsi dello sviluppo delle infrastrutture logistiche del nord ovest, e che a dire il vero da qualche anno  è ‘al palo’, e pareva addirittura in odor di scioglimento. La nomina di Binasco aprirà ad una nuova fase operativa, e con quali progetti? In realtà l’incontro con l’imprenditore tortonese lo inseguivamo tenacemente da mesi (alla fine dell’intervista ci congeda con una stretta di mano, e un ‘ha visto che alla fine ce l’abbiamo fatta?”), ed è la prima intervista che Bruno Binasco concede sul nostro territorio nella veste di imprenditore. E probabilmente una delle pochissime rilasciate nel corso del suo quarantennale percorso professionale, che lo ha visto tra i protagonisti del management industriale della prima repubblica, e dopo le vicende legate a Tangentopoli anche della seconda. Fino alla chiusura, nell’estate del 2013, del suo lungo sodalizio professionale con la famiglia Gavio, e l’avvio di una serie di attività imprenditoriali che riguardano in parte anche il nostro territorio. Su tutte, il rilancio delle attività della Acerbi, la storica azienda di Castelnuovo Scrivia per decenni leader nella produzione di rimorchi e cisterne.
La chiacchierata, come leggerete, è tutta stata improntata al presente/futuro, con puntuali riferimenti alle non facili condizioni dell’imprenditoria di casa nostra, e non solo. Ma qualche cenno al passato abbiamo anche provato a farlo…

Dottor Binasco, non possiamo che partire dalla novità di giornata, ossia la suaCamion lanciato nomina alla presidenza della Fondazione Slala, che secondo alcuni sembrava veleggiare verso lo scioglimento…
Se ho accettato, significa che credo ci siano gli spazi per tornare a ragionare in termini operativi di infrastrutture e di logistica: uno degli asset strategici se vogliamo ridare fiato all’economia italiana, e al nostro territorio in particolare. Per ora però non posso dire altro: ci sarà presto un confronto con i soci, per decidere il da farsi.

Parliamo allora della sua seconda vita professionale, quella imprenditoriale legata ai business di famiglia: attività diversificate per settori e territori, ma con forte radicamento tortonese…
Assolutamente sì: questa è casa mia, lo è sempre stata, e qui, in via Emilia, ha sede Class, la holding che gestisce le nostre attuali partecipazioni. In realtà alcuni investimenti negli ultimi anni sono stati fatti anche a titolo personale, come Bruno Binasco. Ma nel 2015 ci sarà una riorganizzazione del tutto.

Siete partiti dal brokeraggio assicurativo, ma oggi siete presenti in diversi settori. Quali, e con quali aziende?
Il mondo assicurativo ci vede tutt’ora molto attivi con diverse attività, ed è il filone da sempre gestito da mio figlio Filippo. Accanto a questo, negli ultimi anni, abbiamo scelto di investire in una serie di partecipazioni industriali, talvolta avvicinando le imprese come consulenti, per poi decidere, là dove ci sembrava e ci sembra che sia sensato farlo, di entrare come azionisti.

Acerbi 2Un caso emblematico è il ‘salvataggio’ e rilancio di Acerbi: a che punto è l’operazione?
Molto avanzata direi: da gennaio 2015 la nuova Acerbi Industria Veicoli entrerà nella fase produttiva, e abbiamo già in portafoglio commesse che ci coprono tutto il 2015, guardando quasi esclusivamente ai mercati esteri: Arabia Saudita, Marocco, Algeria. Ma certamente con l’ambizione di espanderci anche altrove, con gradualità.

Della nuova Acerbi siete azionisti di maggioranza?
Sì, complessivamente abbiamo il 70% (ad oggi 10% Class, e 60% Bruno Binasco: nei prossimi mesi vedremo), e il 30% è della Sam (società che da poche settimane fa capo ad un gruppo internazionale del settore trasporti, ndr). L’investimento complessivo di partenza è stato di un milione di euro, ma ci sono contatti con altri imprenditori interessati ad entrare: anche perché nel comparto siamo medio piccoli, anche se a fortissima competenza e specializzazione, che è la nostra forza sul mercato.Acerbi 3

Avete assorbito personale e know-how, oltre che un marchio storico insomma…
Certamente: abbiamo 60 dipendenti di grande valore, tutti assorbiti dalla vecchia Acerbi Veicoli Industriali, che è in concordato di continuità. Noi abbiamo affittato il ramo d’azienda delle cisterne gas e prodotti petroliferi, e in quella direzione intendiamo investire. Altro aspetto importante: nessuno dei dipendenti del vecchio gruppo resterà a piedi, possiamo garantirlo. Soprattutto di questi tempi, è giusto sottolinearlo.

Class, la vostra cassaforte finanziaria, ha diverse altre nuove partecipazioni industriali: quali sono le principali?
Ne abbiamo due molto interessanti. Una piccola azienda di Carrara, che fa fili diamantati per il taglio dei graniti, di cui abbiamo il 30%, e che chiude il primo anno di attività con un milione di euro di fatturato: anche qui puntiamo a crescere conquistando mercati come il Brasile, e i paesi arabi. Abbiamo incontrato un bravo Tubosiderimprenditore, che aveva bisogno di essere accompagnato dal punto di vista finanziario, e abbiamo investito volentieri. Altra partecipazione interessante la abbiamo nella Tubosider di Asti, realtà da circa 70 milioni di euro di fatturato l’anno, che realizza lamiere di sicurezza stradale e pannelli fonoassorbenti. Lì sono presente per ora a titolo personale, con il 10%.

Nel tortonese avete una presenza anche in ambito immobiliare, conferma?
Sì, con un patrimonio ad oggi di circa un milione di euro, e piccole ristrutturazioni in corso: è un settore fermo, e che soffrirà ancora per qualche anno. Ci siamo, ci interessa ma con prudenza.

Infine, vi siete buttati nel business editoriale, con l’acquisto del settimanale Panorama di Tortona: un primo passo?
Vedremo. Quello più che un business è un diletto personale, ma credo anche un investimento, se sapremo ben lavorare e crescere. Credo ancora nella carta, sia pur in integrazione con il web e le nuove tecnologie. Ci diamo tre anni di tempo, poi valuteremo.

Da imprenditore dottor Binasco, e da tortonese: fare impresa a casa nostra è davvero più difficile che altrove?
Purtroppo sì, per tante ragioni. La situazione del capoluogo di provincia, Alessandria, credo sia nota a tutti. Ma anche qui a Tortona i segnali sono pessimi, e non si può vivere di fasti del passato: tanto che anche grandi nomi, come lo stesso Gruppo Gavio, stanno parzialmente disinvestendo rispetto a questo territorio.

Qui ci alza la palla, per così dire. La sua separazione dai Gavio, nell’estate 2013,Gavio Beniamino fece scalpore anche a livello nazionale. Ora può dircelo: fu davvero consensuale? E come sono oggi i rapporti?
Fu assolutamente consensuale, e i rapporti con buona parte del management sono ottimi. Semplicemente tutto nella vita, anche professionale, ha un inizio e una fine. E lo scorso anno ho deciso che era arrivato il momento di fare altro.

Dopo tanti anni, Tangentopoli le brucia ancora come esperienza, o possiamo parlarne?
(ci guarda serio e riflette, ndr) No, di quel periodo non parlo, direi cose troppo sgradevoli. Però posso fare una considerazione sull’economia italiana, alla luce di vicende anche recenti. Ed è questa: quando vedo tutto questo scontro attorno all’articolo 18, mi sembra un dibattito ridicolo. Ma davvero qualcuno pensa che le grandi imprese, a partire dalle multinazionali, non investano più in Italia per questo motivo? Ma per favore! I veri nemici di chi vuol fare impresa da noi sono due, e due soltanto: la burocrazia elefantiaca, e la magistratura. Oltre, naturalmente, ad un sistema bancario che ha purtroppo smesso, anche a casa nostra nell’alessandrino, di fare il proprio mestiere, valutando a chi fare credito e a chi no non solo in base a freddi numeri, ma alla qualità dei progetti e degli interlocutori. O affrontiamo e risolviamo questi nodi, o eliminare l’articolo 18 non servirà assolutamente a niente.

Ettore Grassano