Questa bella fotografia, scattata recentissimamente dall’amico Gianni Armano di San Giuliano Nuovo, perpetua la memoria di un funerale speciale: quello di due piante secolari di gelso, abbattute con tutte le loro radici e caricate su un carro agricolo che ha le sembianze sinistre di un carro funebre. Per uno come me la visione ha quasi lo stesso effetto di un funerale vero di un parente. Se è vero che la morte di un parente ci porta via un pezzo della nostra vita, più o meno la stessa cosa per me è l’effetto di quella foto. Quel carro si porta via come l’ombra di una visione amica, un’immagine familiare la cui assenza crea un vuoto non soltanto reale ma metafisico.
Eppure per tanta gente non rappresenta che il destino di un albero non più produttivo di reddito e perciò condannato a morire, nonostante le leggi che lo proteggevano il passato e quelle che vorrebbero proteggerlo ancora al presente. Anche molti della mia età, in quanto non più produttivi di reddito, potrebbero essere meritevoli della stessa fine, se adottassimo lo stesso metro di giudizio. I cambiamenti in atto nella nostra civiltà rischiano di lasciare soltanto macerie, ma molta gente non lo capisce.
Luigi Timo – Castelceriolo