di Pier Luigi Cavalchini
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In onore degli amici e vicini liguri riprendiamo l’argomento “acque” da dove ci eravamo interrotti, cioè dal “sooolito” trito discorso sul Ponte Cittadella. Al proposito raccomando la visita al sito, in cui potrete farvi quattro risate su come erano fessi i Verdi alessandrini di fine Anni Ottanta, inizio Anni Novanta. Due carte intestate diverse, a distanza di pochi anni, due posizioni diametralmente opposte, due scelte (scelte?) operate in modo totalmente autoreferenziale (almeno per quanto mi riguarda…) , risultati pari a zero, a meno che un risultato possa essere ritenuto quello di avere portato il sottoscritto nell’ambito dei “bolliti” socialisti, ex democristiani o amici degli amici la cui vicinanza a Berlusconi e co. fa tanto folklore ma – talvolta – non risponde al vero.
Già, proprio così. Si tratta di due fasi poco studiate, ancor meno analizzate e – sicuramente – pochissimo interessanti, soprattutto a vent’anni di distanza, che però la dicono lunga sull’impossibilità di fare politica, quella vera, in una città disastrata come Alessandria.
Per chi avesse la bontà di leggere si troverà di fronte ad un documento, il mio (*), infermo e pieno di cancellature (oltre che di schizzi di fango), presentato in un Consiglio Comunale il giorno 15 novembre 1994 dopo aver trascorso il giorno agli Orti a spalare fango, a cercare di aiutare il più possibile e, soprattutto, cercando di essere una presenza viva e non solo un “politico” (benche’ solo “prestato”) speculatore. Immediatamente dopo, sempre chi volesse cimentarsi nell’impresa, ne potrebbe trovare un altro, legato sulla rispettabilissima posizione del Gruppo di Lavoro di Orti Sicuro, incentrato sull’inutilità (e sulla strumentalità) del “dibattito” su abbattimento/non abbattimento del ponte Cittadella, con conseguente invito a guardare “oltre il ponte”.
Si era ormai tra il ’98 e il Duemila e le posizioni politiche – di alcuni – erano cambiate, non di molto, ma pur sempre “cambiate”. Deluso dall’assenza dei Verdi operanti in Provincia, dopo la mia “rotazione” poco prima delle Elezioni del 1997, decisi – con alcuni amici sinceri – di fondare una realtà nuova (quella di “Pro Natura – i due fiumi – e.r.i.c.a.”) impegnandomi soprattutto con quella entità, viva e tutt’altro che strumentale. L’appello alla Sovrintendente dott.ssa Visconti e all’allora onorevole Renzo Penna permisero di chiarire meglio la situazione, rappresentare soluzioni differenti in merito alla messa in sicurezza della città e, soprattutto, consentirono di ipotizzare modi più concreti ed utili di impiego delle risorse a disposizione. Direi che il dibattito di oggi – in presenza di piogge continue ed esondazioni a macchia di leopardo – non solo riproponga ma costringa a riprendere seriamente in mano tutto quanto riguarda i sistemi di imbrigliamento delle acque a monte dei nodi cittadini (in primis quello di Alessandria) e fare di questo argomento uno dei “nodi” della politica di salvaguardia di territorio e ambiente.
Mi riferisco, per dirla in modo ancor più chiaro, alla costruzione – in modo ambientalmente compatibile e ben sotto l’euro al metro cubo di acqua sottratta – di aree di laminazione controllate e con buona capienza, cioè con sottrazione di milioni e milioni di metri cubi d’acqua che – in caso contrario, cioè di disinteresse o peggio di interventi sbagliati – si riverserebbe nelle città a valle.
Mi sia permesso rivoltolare, però, ancora un po’ del fango di quel periodo. Nel primo documento (citato e visibile tramite link) vi si legge, tra l’altro, la motivazione del distacco dei Verdi (quelli di allora, in Consiglio Comunale) da una trama di palazzo che avrebbe mandato ancor più in crisi l’intera città. Si trattava, proprio nella seduta rovente del 15 novembre 1994, di portare a termine una “manovra a tenaglia” con il PDS a far da orchestratore e alcuni transfughi della – fino allora vincente – Lega Nord , a far da spalla. Niente di particolare. Politica in puro stile “prima Repubblica. A cui però i Verdi di allora non si piegarono (e siamo, ripeto, nel 1994).
A questo, dopo che i Verdi di allora avevano smascherato l’accordo del gennaio 1995 voluto dal superprefetto Gallitto (quello che ha portato alla trasformazione in “canale arginato” il fiume Tanaro con conseguente generale abbattimento dei ponti), e ad altre iniziative consimili fu risposto con un’alzata di spalle o, peggio, con la scelta comoda della “strada più larga e felice” quella dell’abbattimento indiscriminato e della trasformazione del fiume in un canale militarizzato. Il documento dei Verdi (seconda edizione) del 1998 – 2000 pubblicato dalla rivista “Il Porcospino”, riporta pari pari le posizioni più volte criticate dall’ing. D’Alpaos che proprio la settimana scorsa su questa testata ha riproposto in tutta la loro rilevanza. Tra l’altro ci possiamo fregiare, noi di “Città Futura” di aver pubblicato per primi quelle preziose riflessioni che poi hanno tenuto banco all’atto della celebrazione dei “Vent’Anni dall’Alluvione” con un sostanziale assenso – nei termini generali in cui si sono espressi – degli stessi altri tecnici presenti: il dott. Puma e l’arch. Chicca.
Ah, dimenticavo, il simpatico documento degli amici Verdi (due) pubblicato sul “Porcospino” di allora, termina con un laconico (e brevissimo, appello a non meglio definite casse di espansione “da fare nonostante i lavori già svolti”… bonta’ loro.
Terminato lo sfogo, un po’ di ragionamento e responsabilità. A quando un forte impegno di questa Amministrazione per mettere veramente in sicurezza la città, i sobborghi ed i Comuni vicini cercando di rispettare i canoni della scienza idraulica che sono, guarda caso, ben diversi dal “costruisci vicino al fiume, fai grandi muri, proteggiti e…al diavolo gli altri”? Sappiamo che l’ottimo l’ing. Lombardi, assessore all’Ambiente, è con noi in questa battaglia…. Bene … noi siamo con lui non appena ci farà un cenno per, come si dice, “rivoltare la frittata”.
Di “eua” ne è venuta tanta, il convento “brucia” per l’insipienza e per l’incapacità di chi dovrebbe operare per tempo e non solo in condizioni di emegenza, ergo… non ci resta che sperare nel “Padre”, così come ci insegna il proverbio ligure. … Ad maiora
(*) – Cavalchini Pier Luigi : capogruppo dei Verdi – Sole che Ride per due consiliature, sempre con rotazione a metà mandato (o poco più).