Centro diurno per disabili “Il girasole”: “Ci occupiamo anche di chi rimane senza famiglia”

Patrucco Giancarlodi Giancarlo Patrucco

 

Nella prima intervista avevamo lasciato i responsabili dell’associazione “Il sole dentro” con un’ultima, scottante domanda: “Quando noi non ci saremo più, che sarà dei nostri figli?”. Ciò non riguarda soltanto i genitori dei ragazzi autistici, ma coinvolge tutto il vasto mare della disabilità. Già: quando diventano adulti, e i genitori si fanno più anziani; quando non c’è più una famiglia di riferimento, che accade dei soggetti disabili che non sono in grado di gestire la propria vita con sufficiente autonomia? Chi pensa a loro? Chi li segue? Dove vanno?

Abbiamo cercato una prima risposta a Litta Parodi, frazione di Alessandria, dove la Cooperativa sociale Orizzonti 3000 gestisce un centro diurno per disabili che si chiama “Il girasole”. Lì, in una palazzina linda e pinta, tra immagini di attività svolte e progetti di attività da svolgere, abbiamo avuto un lungo colloquio con la dott.ssa Alessia Mantovani, che di quel centro è responsabile.
Senza la videoregistrazione questa volta. Ci è sembrato che il posto e la delicatezza del contesto imponessero anche a noi un riserbo che non fosse di maniera, ma di sensibile partecipazione. Pier Carlo Lava tornerà quindi con i suoi video, alla prossima puntata.
Dott.ssa Mantovani, cominciamo a inquadrare questo centro: posti, frequentanti,Girasole centro diurno orari, personale.
Il centro diurno è accessibile alle persone disabili di età compresa tra i 18 e i 65 anni. Dispone di 20 posti, dei quali al momento 16 occupati. Ma la cooperativa Orizzonti3000 gestisce anche la casa di riposo di Spinetta Marengo, dove ci sono altri 20 posti per persone disabili.
L’equipe del centro è formata da: educatore, OSS, infermiere, fisioterapista, terapista occupazionale, musico terapeuta, psicologa.
L’orario del centro va dalle 9.00 alle 17.00, dal lunedì al venerdì compresi.
Le attività del centro sono: terapia occupazionale, musicoterapia, laboratorio di teatro, di taglio e cucito, giardinaggio ed orticoltura, fisioterapia e ginnastica di gruppo, supporto psicologico, accompagnamenti alle visite mediche, uscite e gite.

Perché dai 18 ai 65 anni? Chi ha stabilito questi limiti?
Una direttiva regionale che si uniforma alla normativa nazionale, e che differenzia a seconda della fascia d’età i bisogni assistenziali. Al di sotto dei 18 anni si tratta di minori e un centro non può ospitare contemporaneamente adulti e minori. Oltre i 65 anni si rientra tra i soggetti anziani, che vengono accolti nelle case di riposo.

Cioè, a 65 anni di qui se ne devono andare…
Non necessariamente. Il centro è convenzionato con l’ASL ma possono avere accesso anche ospiti privati. Nel caso di soggetti in convenzione, la Commissione preposta dell’ASL,sulla base di apposita valutazione, individua la collocazione più idonea. Nel caso di ospiti privati è l’equipe del centro che valuta l’opportuno proseguimento del progetto.

E perché dalle 9.00 alle 17.00, dal lunedì al venerdì? A casa è dura, dottoressa. Molto dura. La notte può non passare mai e nemmeno il fine settimana o le cosiddette vacanze. Vacanze per tutti, ma non per quelle famiglie.
Sì, lo so. Me ne rendo perfettamente conto attraverso il contatto quotidiano con i famigliari. Anzi, una richiesta aggiuntiva che fanno è quella di essere supportati anche loro. Ma le risorse, sempre meno, impongono confini non sempre in linea con i reali bisogni. Pensi, ad esempio, che a Valenza da giugno, il servizio di salute mentale è aperto un giorno la settimana ed esclusivamente per la distribuzione e somministrazione dei farmaci. Da quel momento, se qualcuno ha bisogno di un intervento, di una visita, deve rivolgersi al servizio di Alessandria oppure ad un professionista a pagamento. E potrei citare altri casi. La cooperativa, relativamente alle situazioni più complesse a cui lei faceva riferimento, risponde attraverso il servizio di residenzialità presso la casa di riposo di Spinetta con il nucleo per persone disabili, dando la possibilità di soggiorno.

Abbiamo capito, grazie. Ma parlando di soldi, quanto costa un giorno di permanenza in questo posto?
Il costo varia in base al livello assistenziale erogato, ed è stabilito dalla Regione Piemonte. Per un progetto a media intensità assistenziale,un giorno di permanenza nel centro diurno costa 82 euro. Questo è il costo, comprensivo di vitto, trasporto e di tutte le attività terapeutiche e socio riabilitative che si svolgono quotidianamente, in regime di convenzione con l’Asl. A seconda del livello assistenziale, varia la compartecipazione alla spesa da parte dell’ASL. Nel caso di ospiti privati, il costo della prestazione viene individuato in base al progetto individualizzato..

Avete molti casi in regime di rapporto privato?
Pochi. La maggior parte degli ospiti sono in convenzione e alcuni frequentano soltanto qualche giorno la settimana.

Perché le famiglie ritengono oneroso anche il regime di convenzione?
Sì. Credo proprio di sì. Comunque, per addivenire alla convenzione occorre superare una lista d’attesa.

Invece, se uno accedesse privatamente, il posto c’è, vero?
Sì, in questo momento è ancora possibile fare degli inserimenti.

Un’ultima domanda, dott.ssa Mantovani: cosa accade quando un disabile rimane senza famiglia? Senza alcuno che possa (accetti di) prendersi cura di lui?
Dispone il tribunale. E’ il tribunale che valuta caso per caso e può nominare un amministratore di sostegno. Uno che affianchi il disabile nelle decisioni da prendere e sia abilitato a prenderle al suo posto quando lui non ne è in grado.