Giovedì 13 l’Assessore Regionale alla Sanità Saitta ha presentato in Commissione le linee guida della nuova riorganizzazione della sanità piemontese. Sorvolando sul metodo, visto che non solo i territori, i professionisti della sanità, gli amministratori locali sono stati esclusi da un qualsiasi preventivo confronto, ma addirittura gli stessi consiglieri regionali non hanno avuto nessuna informazione prima della presentazione ufficiale, quanto più ci lascia a bocca aperta è il contenuto del documento.
Una serie di importanti ospedali piemontesi verranno chiusi, per quanto riguarda la nostra Provincia è prevista la chiusura dei DEA di Tortona ed Acqui Terme con riconversione in semplici pronto soccorso.
Ricordo che Saitta è un esponente del Pd, come Chiamparino e soprattutto come tutti coloro che nella passata legislatura fecero fuoco e fiamme con manifestazioni, comitati, assemblee pubbliche, roboanti dichiarazioni stampa, per una riorganizzazione che si era resa necessaria per adempiere alle prescrizioni del piano di rientro sanitario, a cui il Piemonte è stato sottoposto dal 2010, per i debiti accumulati nella gestione Bresso (sempre Pd pure lei). In quegli anni però, si erano riusciti a salvare gli ospedali della nostra Provincia, ma nonostante ciò le proteste venivano portate avanti con una durezza senza precedenti anche per la semplice riorganizzazione di alcuni reparti o per la chiusura dei punti nascite, a cui si era obbligati per gli standard di numero di nati fissati dal Ministro Balduzzi. Questi stessi signori oggi privano il territorio acquese e tortonese, entrambi con le relative difficoltà essendo aree montane e premontane, dei DEA, cioè di quei reparti di pronto intervento in cui si può salvare la vita delle persone.
Nel frattempo però, da quanto abbiamo letto sui giornali, parrebbe che sia prevista la nomina di 110 nuovi primari. Mi chiedo con quale coraggio possano presentare questa controriforma alla gente. Delle due una: o negli anni passati hanno raggirato i cittadini su un tema importante come la salute per meri scopi elettorali e per la necessità di scalzare la Lega dal Governo della Regione con qualsiasi mezzo, sapendo in realtà che la riorganizzazione sanitaria era obbligata, oppure, se così non è, siamo di fronte ad un Consiglio Regionale in cui l’alessandrino non conta più nulla, talmente poco da perdere anche quello che negli anni passati si era riusciti con fatica a difendere e tutelare. Non possono però essere i cittadini dell’acquese del tortonese a pagare per gli equilibri di potere interni al Pd.
*Segretario Provinciale della Lega Nord