Fondi alluvionali: a chi spetta il controllo?

Sul quotidiano “La Stampa” di oggi 15 novembre 2014, (sez. Alessandria/nord-ovest a pag.41/RETROSCENA di Maurizio Tropeano), in un articolo in ambito alluvione si legge una denuncia ANCE PIEMONTE (associazione costruttori nazionali edili) che ci sono 40 milioni di fondi approvati e mai spesi e ci sono opere approvate nel 2002 ancora alla fase di progettazione.  A questa denuncia si legge che neppure l’ISPRA (istituto superiore per la protezione ambientale) è riuscito a recuperare tali dati.

A leggere questa notizia mi è tornato alla mente una dichiarazione di un’intervista di Mercedes Bresso a La Stampa-Cronaca di Torino del 06/11/2005 – pag. 52 – Una lunga intervista che sarebbe molto interessante rileggere basta cercarla in archivio storico di La Stampa – in cui la Bresso era appena insediata in Regione e parla anche di TAV, in quella intervista fa pure una denuncia su fondi alluvionali senza copertura e su cui noi Comitati/Associazioni avevamo chiesto con protocolli, delucidazioni in merito senza ottenere risposta, questa è la frase: < ….ci sono 581 milioni di € di fondi dell’alluvione, fondi vincolati o con destinazione obbligatoria che abbiamo scoperto non avere copertura, progetti legati ad accordi di programma o protocollo di intesa, fondi alluvionali opere pubbliche. Interventi che molte Amministrazioni hanno messo in programma e che adesso rischiano di essere rinviati perché la Regione ha già speso quelle risorse. Insomma sono delibere senza copertura di spesa e se la Regione fosse costretta a tirare fuori subito quei fondi ci troveremo di fronte ad una situazione che oggettivamente sfiora il dissesto …..> e prosegue.

Dopo il 2005 abbiamo periodicamente rinnovato questa domanda senza aver mai ricevuto risposta dalla Regione Piemonte. Questa affermazione pubblica è restata lettera morta, nel frattempo sono trascorsi nove anni con puntuali danni subiti dai piemontesi e alessandrini, opere in attesa o che non vedranno mai una sistemazione, uno molto significativo che avrebbe potuto da tempo trovare una soluzione è la messa in sicurezza del Rio Lovassina che oltre il danno di fuoriuscita delle sue inquinatissime acque certamente vi è una “non” percepita emergenza sanitaria proprio per le sostanze che deposita mescolate ad acqua e fango su terreni, case, scuole etc. Quindi: 40 milioni di euro mai spesi e di cui pare un disordine non permette di recuperare dati a cui aggiungiamo 581 milioni di euro di fondi destinati ma spesi percui mi chiedo “come e per cosa” e su cui a noi cittadini non è dato conoscere.

L’efficientissimo organo di controllo che è la Corte dei Conti piemontese potrebbe verificare il percorso di questi fondi?

Graziella Zaccone Languzzi – Alessandria