Toro Seduto, la cavalleria yankee e l’alluvione di Alessandria

Cavalchini Pierluigi 2di Pier Luigi Cavalchini

Vi vorrei raccontare, brevemente, la storia di Little Crow, un indiano Sioux che si trovò a vivere proprio in contemporanea di quella che viene chiamata la “madre di tutte le battaglie indiane” la Little Big Horn battle. I fatti sono noti; per una serie di errori e di equivoci il battaglione del generale Custer si trova nel bel mezzo di una girandola di tribù e gruppi indiani che, senza problemi, lo eliminano, non lasciando – praticamente – sopravvissuti. Ora, proprio qualche giorno prima il non più giovane Little Crow ammoniva gli altri indiani a non farsi illusioni. “I bianchi sono troppo forti”, “hanno basi ovunque, sanno tutto, hanno spie, hanno materiali e uomini … meglio accettare le loro condizioni, anche se poco piacevoli”. Questo prima della battaglia e, nonostante la breve euforia seguita alla vittoria di Toro Seduto, tutti sapevano che Little Crow aveva ragione …

Una cosa simile si è verificata qui ad Alessandria dove, senza particolari difficoltà, “sapendo tutto”, “avendo gli amici giusti al posto giusto”, si è portata a termine un’operazione di ristrutturazione in grande stile di tratti del fiume Tanaro con – in sovrappremio – interessamento di alcune zone vicine. Sto facendo riferimento alla scelta “ad diminuendum” che fin dall’inizio ha portato autorità, opinions makers, tecnici più o meno indipendenti, ecc. ecc. ad accettare la scelta operata più in sede di gabinetto prefettizio che in ambito universitario: quella di ottenere la massima sicurezza in città, intervenendo il più possibile sul letto e sull’alveo ristretto senza andare ad intaccare proprietà private o industriali insistenti su “aree preferibilmente da mantenere libere”. Quest’ultima è la dizione presente sul PAI, il Piano di Bacino riguardante il Po (e quindi il Tanaro suo affluente) con – ovvia – raccomandazione a non costruire nelle aree a rischio e, se possibile, a rilocalizzare ciò che vi è già costruito. Concetti che, però, qui hanno attecchito poco. Si era subito manifestato molto difficile e complesso il percorso “condiviso” che avrebbe portato a demolizioni e “ricostruzioni altrove” combinato con aree di laminazioni controllate a monte.

E così è stato. All’indomani dell’alluvione del 6 novembre 1994 ci si applica per tenere fuori i curiosi e, per prima cosa, si affida al dott. Gabrio Secco (fedelissimo del sindaco dell’epoca Francesca Calvo) la presidenza della Commissione appositamente costituita per l’Emergenza Alluvione (e ricostruzione). L’incarico avviene contestualmente ad una convulsa riunione di Consiglio Comunale – il giorno 10 novembre 1994 – con nervi a fior di pelle, recriminazioni e discussioni no stop. In quell’occasione, per la cronaca, dal mio modesto punto di osservazione di Capogruppo dei Verdi, evitai che si arrivasse subito al commissariamento del Comune con un’imboscata architettata dall’ex PCI del tempo in combutta con alcuni transfughi leghisti. Questo lo feci convinto, come lo sono ora, perché non si specula sull’emergenza.

Ma si era solo agli inizi. Tra il 15 e il 16 gennaio 1995 viene redatto un documentoAlluvione Alessandria 1 firmato dall’allora prefetto Gallitto che, con sicurezza – quasi – scientifica sentenziava che solo con l’abbattimento dei tre ponti cittadini sul Tanaro, Alessandria sarebbe potuta andare incontro ad un futuro accettabile. Il Piano Stralcio 45, di cui leggerete qualche dettaglio nel commento fatto due anni dopo dall’ing. D’Alpaos, pose un primo suggello all’operazione. Un percorso lungo ma ben “tracciato” che porterà all’abbattimento quasi simultaneo di ponte Ferrovia e ponte Forlanini, al successivo abbattimento del ponte Cittadella e all’avvio del Piano Integrato di Sviluppo Urbano. Proprio quel PISU che oggi ci permette di “guardare con più positività al futuro” (Rita Rossa, 12 settembre 2014) e che, unico, ha permesso alla città di accedere a fondi regionali e nazionali di una certa consistenza. Come se, riprendendo l’idea iniziale, fosse arrivata la Western Pacific con i suoi treni, i suoi operai, le sue rotaie e tutto il resto “perché il progresso non si può fermare”. E il PISU è l’unico “progresso” che ci possiamo permettere. D’altra parte gli indiani li avevamo già eliminati/condizionati una quindicina di anni prima.

Già. Tutto era scritto o, comunque, era ben presente nella mente di qualcuno. I politici, i tecnici di piccolo e medio cabotaggio hanno solo svolto – discretamente – la funzione di comparse. Al resto ci hanno pensato coloro i quali hanno saputo orchestrare al meglio le varie fasi, riuscendo a mettere il silenziatore alle notizie, specie a quelle più imbarazzanti.

Alluvione Alessandria 2Ne volete qualche esempio? Molto appropriati, tra l’altro, in vista del ritorno in Alessandria del prof. Ing. Luigi D’Alpaos, vent’anni dopo i tragici fatti del ’94 e dieci anni dopo l’opera di intelligence che, in qualche modo, lo ha coinvolto.
Cominciamo con il PS 45 (l’intervento è del 2001 e fa riferimento alla perizia dello stesso D’Alpaos del 1997).
“Il PS 45, così definito in quanto redatto, per vanto dei Segretario dell’Autorità di Bacino del Po, in soli 45 giorni dall’alluvione, riporta la data dei 10 Maggio 1995: copia conforme di tale documento, consegnatami dalla Procura di Alessandria, è allegata alla mia perizia, datata 22 Gennaio 1997 ma le cui attività mi hanno impegnato, a partire dall’Agosto 1995, per tutto il 1996.
Nel PS 45 la portata massima del Tanaro in Alessandria per la piena del 1994 è indicata di 2823 m3/s, con una precisione calligrafica al m3/s che è ridicola e da sola denota tutta l’inesperienza dell’estensore, mentre si fissano in 3000 m3 /s e in 4000 m3 /s, rispettivamente, le portate limite dei Tanaro alla confluenza con la Bormida e alla confluenza con il Po.”

“Nel “Sottoprogetto SP1”, datato Giugno 1995 la portata dei Tanaro è modificata in alcune sezioni, ma in Alessandria, come si evince anche dalla mia relazione, è ribadita in 2800 m3/s. Essa sale inspiegabilmente a 3800 m3/s in un aggiornamento dello studio SP1, datato Ottobre 1996. Quest’ultimo documento, come del resto è chiaramente specificato sempre nella mia relazione, è a me pervenuto per vie non ufficiali, perchè il Segretario dell’Autorità di Bacino, ad una mia precisa richiesta in data 9 Ottobre 1996, bontà sua, riteneva di non dovermi nemmeno informare dell’esistenza dell’aggiornamento e rispondeva con l’invio di documenti che già possedevo e che riportavano ancora i valori dei già noti PS 45 e SP 1.
Tutto questo testimonia comportamenti che ciascuno può valutare come meglio crede, ma dal punto di vista sostanziale è ininfluente rispetto ai risultati delle mie indagini.”

“I dati dell’Autorità di Bacino, vecchi o nuovi che siano, aggiornati o non aggiornati, sono,Alluvione Alessandria 3 infatti, superati nella mia stessa relazione. Con valutazioni basate sull’uso di una modellistica matematica avanzata, sicuramente più efficiente di quella utilizzata dall’Autorità di Bacino e dal Magistrato dei Po, attraverso riscontri puntuali con i valori osservati sia per le quote idrometriche massime raggiunte in alveo, sia per l’estensione delle aree allagate in città, sia per le quote massime toccate dall’acqua in tali aree, ho dimostrato che la portata massima a monte di Alessandria nel novembre 1994 è stata di almeno 4400m3/s, mentre le portate che hanno lasciato l’alveo del fiume in sinistra e in destra sono state rispettivamente pari ad almeno l’1300 e 750 m3/s circa. Ho anche evidenziato come parte dei volumi d’acqua fuoriusciti in sinistra siano verosimilmente rientrati in alveo a monte dei ponte degli Orti, favorendo l’esondazione verso questo quartiere.”
A cui l’unico gruppo autorizzato ad esprimere un’opinione ufficiale (il Gruppo di Lavoro Alessandria Nord) risponde…

“Il Gruppo di Lavoro Alessandria Nord intende con la presente:
“1) Precisare che la perizia del Prof. Luigi D’Alpaos è datata 24 gennaio 1997, ed è stata in allora trasmessa agli enti competenti, pertanto non si comprende perché le venga dato ora (17/1/99) così tanto risalto, creando disorientamento nell’opinione pubblica.
2) Sottolineare che i dati di base relativi alle massime portate ammissibili nel tratto cittadino sono stati modificati dall’Autorità di Bacino in base ad ulteriori verifiche, elevando le portate da 3000 m3/sec a 3800 m3/sec, e quindi la citata perizia assume valori non aggiornati. Di conseguenza le verifiche idrauliche relative alla compatibilità degli attuali ponti sono stati realizzati dal Prof. D’Alpaos su una portata minore del 21% rispetto a quella fissata dall’Autorità di Bacino e pertanto anche gli effetti del rigurgito sono sottostimati.”
Peccato che nel documento PAI del 2009 questo dato venga ulteriormente ridotto (perche’?) agli attuali “sopportabili” 3.400 metri cubi al secondo con diminuzione conseguente di ogni percentuale.

Ponte cittadellaA questo punto corre d’obbligo una domanda: “Se il decisore politico, in condizioni di maggiore serenità e autonomia, avesse spinto un po’ (veramente poco) di più per avere le aree di laminazione a monte della città, con abbattimento fino a 400 m cubi, oggi potremmo avere ancora il “Cittadella” e magari il “Meier”, o qualcosa di simile, sulla Bormida? Ai posteri l’ardua sentenza…o meglio al Giudice Bianche della Prima Sezione TAR di Torino che con nonchalance ha archiviato lo specifico ricorso “per mancanza dell’elemento di contenzioso” (…il ponte abbattuto da solo due giorni).
Non solo, in una sua comunicazione alla Giunta di allora (si era al 2001) l’ing D’Alpaos va anche oltre:
“Se esistono rilievi recenti delle sezioni dei Tanaro e della Bormida e non sono state nel frattempo condotte valutazioni affidabili da parte dei Magistrato dei Po e della Autorità di Bacino, sarebbe opportuno ripetere per lo stato attuale degli alvei i calcoli a suo tempo da me eseguiti per conto della Procura. Disponendo di rilievi di dettaglio dell’alveo dei Tanaro e della Bormida sono disponibile a ripetere quei calcoli senza alcun onere finanziario. Così dicasi per il ponte della Cittadella per il quale, disponendo di rilievi topografici aggiornati ed accurati, si potrebbero rivalutare gli effetti di rigurgito. In questo problema, nel quale sono indirettamente coinvolto, gli aspetti economici non sono importanti ed è per me sufficiente dimostrare, a coloro i quali, pur disponendo di mezzi finanziari di non poco conto, gestiscono queste questioni non sempre al meglio, che si può far molto di più di quanto viene fatto.”

Ma, com’era prevedibile, nessuno gli chiese nulla. Come, normalmente, nessunCavalleria rappresentante del Settimo Cavalleria Yankee chiede dettagli dopo razzie o “forzature” commesse in territorio indiano. D’altra parte …“Noi portiamo il progresso, loro non sanno nemmeno cosa fanno”.
Chiudo riportando quella che può apparire una previsione di cattivo gusto ma che, nell’immaginario collettivo, è ben presente e porta tutti i cittadini, quelli che hanno subito direttamente l’alluvione come quelli che hanno portato aiuto, a chiedere a gran voce l’interessamento delle autorità competenti per andare oltre una “piccola” sicurezza, puntando – come è doveroso – più in alto. Ricordandoci che “se si vogliono trovare i soldi…si trovano”.

Ma lasciamo la conclusione all’ingegnere che avremo l’opportunità di ascoltare con i massimi responsabili dell’AIPO e dell’Autorità di Bacino nel corso del convegno del prossimo 6 novembre (pomeriggio) all’ACSAL (Associazione Cultura e Sviluppo) di Piazza De Andre’.
“Erroneamente gli abitanti dei quartiere Orti ritengono che dall’abbattimento dei ponte della Cittadella possano derivare condizioni di maggiore sicurezza idraulica per questa parte della città. In realtà il provvedimento comporterà semmai una riduzione delle quote idrometriche massime a monte, ma lascerà immutata la condizione a valle. In particolare per il quartiere Orti essendo stati rialzati gli argini a monte del ponte della Cittadella, è sicuramente stato incrementato il rischio di alluvione rispetto al 1994.”.

Toro SedutoConcetti espressi, evidentemente, prima dell’abbattimento del 2010 che dovrebbero porre più di un interrogativo.
In ogni caso “quel che è fatto, è fatto” per cui l’incontro di giovedi’ 6 novembre rischia di diventare un “Circo” con Pecos Bill e Toro Seduto che vanno a riprendere posizioni e atteggiamenti superati dal tempo (…”il progresso” di cui sopra) e da tutta una serie di nuove condizioni….. A meno che il Sindaco e la Giunta diano – in quell’occasione – chiari segni di interessamento per pressioni amministrative appropriate tese ad avere diminuzione del flusso d’acqua da monte e consistenti rilocalizzazioni di edifici ora a rischio. Senno’, ancora una volta, le alessandrine e gli alessandrini sapranno come comportarsi al momento del voto.