Le risposte che il Governo ed RFI sono chiamati a dare sui costi della Torino-Lione dovranno riguardare tutte le grandi opere ferroviarie ricomprese nel “Contratto di programma investimenti 2012-2016”, dal quale è emerso il clamoroso disallineamento tra i costi da sempre dichiarati (2,9 mld di euro) e quelli riportati nel documento (7,7 mld di euro).
Solo per quelle della stessa categoria della Torino-Lione, le poste in gioco assommano, infatti, a circa 33,3 mld di euro, che coprono lo sviluppo del corridoio Mediterraneo: di cui fanno parte la stessa To-Li (7,7 mld di euro) e le tratte verso Venezia (12 mld di euro); il corridoio Scandinavia-Mediterraneo, nelle due tratte del Brennero (4,8 mld di euro) e della Napoli-Bari (2,6 mld di euro); e infine il corridoio Reno-Alpi, nella tratta del Terzo Valico (6,2 mld di euro).
Una cifra enorme, sulla quale gli effetti di un’impropria e generalizzata applicazione di un tasso di inflazione al 3,5%, del tutto fuori quadro rispetto agli attuali andamenti, ma dichiarato da RFI in questi giorni come causa del “gonfiamento” dei costi della tratta internazionale ad alta capacità italo-francese, avrebbe riflessi di enorme consistenza.
Se le ragioni addotte da RFI fossero confermate, si dovrebbe desumere infatti che la stessa metodologia sia stata applicata a tutte le opere, né si comprenderebbero le ragioni di un differente meccanismo di calcolo. Dunque, considerando l’insieme delle grandi opere, quei 33,3 mld di euro dovrebbero essere ricalcolati al ribasso, in base a valori inflattivi più aderenti all’attuale corso.
Il chiarimento, peraltro attiene a un profilo direttamente collegato alle questioni, per noi cruciali, della trasparenza e della legalità nel processo di realizzazione delle opere pubbliche. Questioni dirimenti, proprio per chi delle grandi opere ferroviarie è un convinto sostenitore.
Non solo perché è persuaso della loro utilità al fine di ammodernare il Paese e superare il gap negativo, economico e ambientale, che lo affligge proprio sul fronte delle infrastrutture e dei trasporti; ma anche perché non vuole arrendersi all’idea di una Nazione costretta a una scandalosa alternativa: chinare il capo di fronte alla corruzione, all’illegalità e alla criminalità, oppure rinunciare.
Per questo abbiamo bisogno di risposte dirimenti e nette. Che sgombrino il campo da ogni possibile equivoco. Giacché sappiamo come, per triste consuetudine, nei rigonfiamenti impropri, e apparentemente marginali, del costo delle opere si annidano spesso, come il diavolo nei particolari, le “provvigioni” per il malaffare che già tanto danno ha fatto alla nostra comunità nazionale.
Siamo certi che il Ministro darà le risposte che attendiamo, e adotterà i provvedimenti necessari a far sì che incidenti del genere non abbiano più a ripetersi. Intanto per evitare che si replichi il grave vulnus istituzionale registrato in questo caso: un “Contratto di programma”, di cui la Commissione parlamentare chiamata a esprimere viene messa a conoscenza solo dopo che le parti l’hanno siglato.
E poi perché i cittadini siano messi costantemente a conoscenza del costo delle opere, nonché degli eventuali aggiornamenti, con relative motivazioni.
Sarebbe buona cosa e un bel segnale, a questo proposito, che il Governo e RFI, facessero questa operazione trasparenza mettendo a disposizione di tutti, in tempo reale e on-line questi dati. E non su qualche link accessibile con difficoltà agli stessi esperti del settore, bensì pubblicando i dati sulle principali testate di informazione esistenti nella rete.
Oltre ai chiarimenti doverosi, è questa una cosa che certamente chiederemo nel corso dell’audizione che si terrà l’11 di novembre.
Daniele Borioli – Stefano Esposito
Senatori PD