Alcuni aprono le porte dell’arte con chiavi dorate, e con onore siedono tra i semidei della fama; altri le forzano con la violenza e con impeto selvaggio balzano sul piedistallo. A migliaia falliscono il loro obiettivo, facendo risuonare inutili chiavi e picchiando vanamente contro le porte immobili (J.H. Fussli)
Johann Heinrich Fussli (1741-1825), anticipatore del Surrealismo e della psicanalisi, fu autore in tema con le angosce più attuali della quotidianità.
Dimenticata e trascurata per circa un secolo, sino a quando i surrealisti non ne hanno smosso la polvere per ispirarsene, la sua arte è certamente degna di attenzione per l’alone di mistero e l’atmosfera gotica che suggerisce, adatta ai racconti serali di novembre accanto al fuoco ed anche per i messaggi anticipatori di surrealismo e psicanalisi, temi che domineranno il secolo successivo.
Le produzioni del pittore svizzero, nato a Zurigo nel 1741 ma trasferitosi a Londra nel 1779, hanno come principale fonte di ispirazione tre grandi autori di teatro e letteratura, Dante, Milton e Shakespeare.
Il suo stile è caratterizzato da figure in torsione e deformazioni mostruose, in luoghi non riconoscibili, indefiniti, senza prospettiva.
I mostri, i nani, gli spettri sono per Fussli strumenti di critica all’alta società dell’epoca e agli ambienti intellettuali illuministici. Nelle sue figure allegoriche gli specchi rimandano ciò che egli vuole suggerire: paure, superstizioni, incubi, perversioni.
Il suo capolavoro surrealista, certamente in grande anticipo con i tempi e forse per questo motivo opera non del tutto compresa e poi dimenticata, è senza dubbio ‘L’Incubo’, oggi conservata al Detroit Institute of Arts.
L’artista, appartenente al movimento romantico dello ‘Sturm und Drang’ (Impeto e assalto), anticipa le tematiche dell’inconscio teorizzate poi da Sigmund Freud, che, non a caso, nel suo studio viennese possedeva una delle cinque versioni della tela. Fussli soggiornò per qualche anno anche in Italia, studiando in particolare i lavori di Michelangelo. Egli vide nell’arte un’attività tutta spirituale, antinaturalistica; il ‘sublime’ per lui risiedeva nel sogno e nell’incubo, che sulla tela rappresentano la personificazione dei sentimenti.
L’opera ‘L’incubo’ rappresenta un viaggio nell’inconscio al fine di giungere ad un mondo onirico e fiabesco popolato di mostri e creature fantastiche. Figure sataniche, concretizzazioni di paure e desideri di violenza e crudeltà. Nel dipinto è rappresentato il forte conflitto tra gli impulsi irrazionali già romantici e le aspirazioni illuministiche razionali. Vi sono infatti nella tela elementi di stile neoclassico (ellenismo, morbidezza delle forme, essenzialità, ordine compositivo) insieme a chiari elementi che attingono al Romanticismo (verticalismo, abbandono della figura, chiome sparse, impatto fortemente emozionale). Una giovane donna giace addormentata in posizione innaturale con un nano deforme e spaventoso posato sullo stomaco, abbandonata in una fase di torpore che precede il sonno. Il volto di un cavallo si affaccia alla tenda dello sfondo. L’ambiente è intimo e privato: la camera da letto di una giovane fanciulla che pare morta. Lo specchio posto nella camera riflette solo le immagini reali. Le immagini dell’incubo sono rappresentate dalle due creature mostruose, una che preme sul ventre della fanciulla come un gargoyle, l’altra una giumenta dagli occhi ciechi e fosforescenti.
In queste rappresentazioni, probabilmente, Fussli si è lasciato influenzare dalle tradizioni popolari nordiche e dalla leggenda inglese del nightmare, secondo cui un mostriciattolo cavalcava una giumenta di notte per disturbare il sonno delle giovani fanciulle.
Accanto all’Incubo, uno delle opere più significative del genio di Fussli, è il Silenzio (1799), dal forte accento preromantico. L’immagine è spettrale, a rappresentare non un sollievo dal rumore ma un’estrema ferita della solitudine. L’Assenza del suono sulla tela è totalizzante. Dal buio emerge una figura con il capo chino e coperto dai capelli. Inginocchiata, rannicchiata, senza identità, portatrice di rassegnazione e vuoto.