“Chiariamo una cosa: non è che la Cgil a proclamare manifestazioni e scioperi si diverta, e non lo facciamo mai a cuor leggero. Detto questo, se vuole una mia previsione: sì, penso che allo sciopero generale ci arriveremo, e tra non molto”. Tonino Paparatto, segretario generale della Cgil di Alessandria, ha il cellulare che squilla a ritmo quasi continuo, a testimonianza di un ‘climax’ certamente effervescente, causato dai tanti fronti di crisi, ma anche dalle ‘acque agitate’ nei rapporti con il Governo a livello nazionale, con tutte le possibili ripercussioni locali. Non ci nega, però, lo spazio di una riflessione pacata su quel che sta succedendo, e soprattutto che potrà accadere nelle prossime settimane e mesi. E non nasconde la sua preoccupazione “soprattutto se Renzi continuerà con questo suo atteggiamento da uomo solo al comando, e con questa impostazione in cui non solo il sindacato e le altre forze sociali, ma persino il Parlamento sembrano essere un fastidio”.
Segretario Paparatto, alla fine sarà sciopero generale o no? Qualcuno già parla di sabato 12 dicembre…
Date non ce ne sono ancora, e certezze neppure. Posso solo darle una mia personale sensazione, che è: sì, sarà sciopero generale, soprattutto se Renzi continuerà con questo suo atteggiamento sprezzante, disinteressato a qualsiasi ascolto e confronto. Intendiamoci: sarei ben lieto di sbagliarmi, e tutta la Cgil lo sarebbe. Non è che noi, e con noi milioni di persone, di divertiamo a fare sciopero: è un costo enorme per i lavoratori, in termini economici ma anche di spostamento, di organizzazione, di rinuncia magari ad un legittimo week end di festa. Insomma: si fa quando serve, e per sottolineare che esistono emergenze ineludibili.
Quanto ‘pesano’ le manganellate ai partecipanti al corteo Fiom contro i licenziamenti allo stabilimento ThyssenKrupp di Terni?
E’ stato un atto gravissimo, inqualificabile e persino difficile da commentare. Quanti anni erano che non si vedevano cariche di questo tipo contro operai in protesta pacifica? Credo 40, forse più. Così non va assolutamente bene, se questo è l’atteggiamento muscolare del Governo, i rischi crescono e siamo preoccupati. Lo abbiamo fatto presente, e non solo come Cgil ma anche insieme a Cisl e Uil, anche venerdì scorso al Prefetto di Alessandria: perché anche qui da noi i problemi non mancano, ed è giusto mantenere un livello di confronto democratico su basi rispettose e pacifiche. Ricordo poi che la situazione delle acciaierie di Terni è drammatica, e che i lavoratori stavano manifestando pacificamente il loro dissenso: stiamo attenti a certe escalation, di cui già diversi segnali si erano avuti a Torino, qualche settimana prima, ad una manifestazione a Torino.
Sabato 25 ottobre, a Roma, c’è stata la dimostrazione che c’è un popolo, al fianco e dietro alla Cgil: necessariamente contrapposto all’Italia della Leopolda, oppure no?
No, per niente: è proprio questo il punto. Il giochino di certi giornali, la contrapposizione tra la nuova e la vecchia sinistra, o tra garantiti e non, sono tutte caricature. In piazza a Roma c’era anche gente che Renzi l’ha sostenuto (al massimo alle Europee però, giacchè Renzi è premier senza nessuna investitura elettiva, ndr) e che ora è delusa proprio dal suo modo di procedere per slogan, e da una impostazione che, per quel che si è capito, punta a ridimensionare drasticamente i diritti dei lavoratori e dei cittadini, con una logica di livellamento al ribasso: ossia anziché cercare di dare diritti e tutele a chi non ne ha, o ne ha troppo poche, le togliamo anche a chi le ha. Non credo che gli italiani, iscritti o meno alla Cgil o ad altri sindacati, vogliano propriamente questo.
A proposito di Triplice, segretario: dopo il successo di piazza della Cgil, anche Cisl e Uil torneranno al vostro fianco, in caso di sciopero generale?
Questo va chiesto ai loro vertici nazionali, naturalmente. Direi però che, anche se la Cgil a Roma ha manifestato da sola, e con grande successo e coinvolgimento popolare, la nostra posizione rispetto ai diritti del lavoratori non sono per niente distanti da quelle di Cisl e Uil: noi ci siamo fatti sentire con più forza, questo sì. Ma non ho dubbi che il percorso unitario continuerà.
Ma voi siete solo offesi dal metodo Renzi, ossia dal fatto che il premier sembra avere verso i sindacati un atteggiamento di sufficienza un po’ sprezzante, o anche nel merito?
Il metodo è pessimo, ma naturalmente è il merito a non convincerci, ossia le proposte che Renzi nebulosamente prospetta come risolutive rispetto ai problemi del lavoro e dell’occupazione. La logica sembra essere: meno tutele per i lavoratori faranno crescere l’economia. Ma è una boutade, un azzardo sulla pelle dei più deboli: quanti anni sono che ci dicono che l’economia ripartirà l’anno prossimo? Troppi direi…e tra un intervento ‘tampone’ e l’altro, la situazione per molti lavoratori e per le loro famiglie, e per milioni di disoccupati, si sta facendo insostenibile.
Come sa bene, segretario Paparatto, da più parti si continua ad evocare la nascita di un Partito del Lavoro, finalmente di sinistra, a guida Landini…..cosa c’è di vero?
Per quel che so io proprio nulla, e il sindacato intende continuare a fare il proprio mestiere, dentro le fabbriche e a tutti i luoghi di lavoro. Certo, se come pare da dichiarazioni e preannunciati provvedimenti, l’intenzione del Governo è quella di consentirci di incidere sempre meno, di essere sempre meno presenti, allora c’è un problema serio di rappresentanza sindacale sul posto di lavoro. E certamente non staremo a guardare.
Si riferisce ai preannunciati tagli alle risorse dei patronati per il 2015, pare addirittura nell’ordine del 35%?
Anche, naturalmente. Non ci è ancora chiaro in cosa consisteranno questi preannunciati tagli, e se saranno di tipo lineare o che altro. Però vorrei fosse chiaro che i nostri patronati (come quelli degli altri sindacati confederali, e delle Acli) sono gratuiti per tutti, iscritti alla Cgil o meno, e forniscono una serie molto ampia di servizi, supporti e consulenza, con una forte incidenza di popolazione anziana. Vorrei capire, e speriamo che il Governo lo spiegherà, quali saranno le alternative per questi milioni di persone, e a quali costi. Anche in questo caso, come in altri, l’impressione è che riforme radicali vengano annunciate tramite slogan di forte impatto, dietro cui però non c’è niente, in termini di progetto. Non solo: se i tagli fossero confermati, ci sarebbero indubbiamente ricadute occupazionali nell’ordine, complessivamente, di diverse migliaia di addetti. Una questione da non prendere a cuor leggero.
Intanto il Governo ha già drasticamente ridotto i permessi sindacali nella Pubblica Amministrazione, e non si può dire che sia stato un provvedimento impopolare….
Lo so bene, e non si può negare che, nel complesso, ci potessero essere anche delle imperfezioni da correggere. Ma se la strada è quella di arrivare alla negazione, o al drastico ridimensionamento, dei sindacati nei luoghi di lavoro, fino ad arrivare a mettere in discussione, da parte di un esponente di grido del ‘renzismo’ come il finanziere Serra, il diritto di sciopero, beh allora c’è un problema grande come una casa, e non resta che farlo capire al nostro premier….
A proposito di case, segretario Paparatto: lei ha partecipato venerdì al convegno alessandrino di venerdì scorso organizzato dai sindacati sulla situazione drammatica della nostra edilizia. Le soluzioni prospettate dal vice ministro Morando vi hanno convinti?
Credo che ci sia un punto dirimente: il lavoro non può essere creato con le normative, o con gli sgravi fiscali, pur assolutamente importanti. Perché i privati cittadini, e le imprese, tornino a crederci e ad investire in edilizia, nell’alessandrino come altrove, occorre davvero che ci sia una ripresa dell’economia nel suo insieme, e anche di fiducia nel futuro. In momenti come questi però la lezione di Keynes rimane sempre valida:
ossia temo che, senza importanti investimenti di tipo pubblico il comparto edile sia destinato a rimanere al palo, a vivere anni sempre più difficili. Del resto, l’emergenza legata all’alluvione che ha colpito una parte importante della provincia di Alessandria nelle scorse settimane dimostra che il territorio ha sacrosanta necessità di interventi fondamentali, in termini di manutenzione di strade, montagne a rischio frana, corsi d’acqua. Ma potremmo anche aggiungere scuole e ospedali, naturalmente. Chi può fare questi investimenti, se non il pubblico? Senza ignorare l’altra grande questione, che è quella delle grandi opere: che se servono (e con tutte le verifiche di tutela ambientale, a partire dalla salute delle persone) vanno fatte, e devono avere però ricadute importanti sul territorio. Certo, in tempi di risorse scarse sta alla politica indicare priorità, e individuare le risorse. Ma rimanere immobili non si può, e significa scivolare sempre più in basso.
Ettore Grassano
n. b. Grazie alla redazione di Radiogold per la bella foto di home page.