“Non è un grosso problema per la salute se ti fermi per un breve periodo”. Le parole di Ms. Bettina, elegante e raffinata signora tedesca, mi hanno rincuorato.
Perché sostare a Pechino per brevi periodi non nuoce di certo alla salute, ma, se si aggiungono una serie di interminabili giorni (sei mesi e più), è possibile riscontrare, nelle persone più sensibili, disagi respiratori dovuti all’inquinamento.
Dopo circa trent’anni di politiche di sviluppo tecnologico ed economico, la Cina ha preso veramente in esame una politica di risanamento climatico.
Il Summit tenutosi a New York il 23 settembre 2014, alla quale hanno partecipato più di 200 Paesi e 120 capi di Stato, è stata la concreta possibilità di credere che possiamo migliorare il nostro comportamento dinanzi alla possibile calamità climatica.
La Cina è inoltre uno dei Paesi in via di sviluppo che ha formulato un programma nazionale per il cambiamento climatico. Questo, ribadito da Zhang Gaoli (vice premier cinese) al Summit, mostra la volontà di diminuire le emissioni dannose di carbone.
Credo che la Cina possa farcela, basta notare gli infiniti motocicli elettrici (non ce ne sono più a motore) che scorrazzano per Pechino, così come gli ingenti contributi da parte dello Stato alla metropolitana e al trasporto pubblico.
E se spesso le giornate paiono così scure da non riuscire a vedere, a pochi decine di metri, una pagoda al parco, oggi lungi dal pensare al clima, gioisco di una meravigliosa “jurnata ‘e sole” perché “ll’aria fresca pare gia ’na festa”.