Quattordici anni fa ricevetti una mail. La salvai su disco fisso, convinto che contenesse una profezia di straordinario interesse. Era una notte dell’anno Duemila. La linea di passaggio, il Giubileo, la svolta.
Una notte inquietante, a suo modo indimenticabile Su tutta l’Italia del Nord ululava il vento delle streghe. Il Föhn.
Stanotte, a distanza di così tanto tempo, ho cliccato su quella mail, trasformata in file. E l’ho riletta. E la faccio rileggere anche a voi. Per quelli che non l’hanno mai fatto, garantisco che non è stata scritta oggi. I file si portano dentro le date incorporate.
Milano, 14 ottobre 2000
Carissimo amico,
Crowley e Grant avevano ragione. L’Eone della Catastrofe è ufficialmente cominciato. Poco fa ho udito l’urlo del pestilenziale vento del deserto. Il crudele figlio del Sahara, il Föhn, sta soffiando su Milano da dieci minuti. Il Föhn è il vento più cattivo che si conosca.
In Svizzera e in Austria lo chiamano “il vento delle streghe”. Quando lui tocca terra la gente muore più volentieri, gli incidenti stradali e gli assassinii aumentano di numero, le mucche perdono il latte. Se c’è un vento che annuncia l’Apocalisse, questi non può essere che il Föhn.
Te lo stai chiedendo, immagino. Come sarà l’Apocalisse? Come ce l’hanno sempre descritta, non credo proprio. Voci dal cielo, grandi tuoni, tempeste di fuoco, la Bestia che esce dal mare.
No, amico, tutte balle, come tu e io ben sappiamo, buone per le prediche domenicali e per quei lugubri invasati che ogni tanto appaiono in televisione, facendosi chiamare “esorcisti” e “demonologi”. L’Apocalisse che io sto percependo è quella di cui tu hai offerto brevi stralci nei tuoi ultimi articoli e nei tuoi libri: lo spegnimento, graduale ma costante, della coscienza, degli occhi e del cervello del nostro pianeta. Del sangue, la sua energia vitale, non dobbiamo più preoccuparci.
Ormai il corpo della Terra ne è quasi del tutto privo. Noi lo abbiamo visto scorrere nelle vene nerastre dell’animale infernale. Un’abominevole suzione in atto da secoli, anzi dall’Inizio. Sì, questa sarà, è, l’Apocalisse. Anch’io, in questo preciso momento, avverto che la consapevolezza interiore mi sta abbandonando. Anch’io, come tutti al mondo, tra pochi giorni riderò di tutto quanto ha caratterizzato il mio anelito vitale sin dal giorno della mia nascita: la ricerca della verità, la Suprema Verità, su tutto quanto è inconoscibile e giacente oltre quelle Soglie che tu e io abbiamo visto aprirsi e poi richiudersi. Peraltro il processo di mutazione è già attivo anche in te. Come dovrei, infatti, interpretare la frase che accompagna il tuo ultimo pezzo e che dice testualmente: “Caro Quirino, l’articolo allegato sarà l’ultimo per quanto riguarda certi argomenti, dato che per motivi di pura sopravvivenza dovrò dedicarmi nel mio immediato futuro a tematiche di più vasto interesse”? Sì, amico, ormai è arrivata.
Pestilenze e malattie, l’ambiguità e il caos. E a Roma una festa planetaria che da tutto ciò trae nutrimento e linfa vitale, perché su che cosa trionferebbe il cosiddetto Bene se non esistesse – loro pensano da qualche parte, nel Cosmo – il cosiddetto Male? E anche per questo che ti chiedo di celare in qualche luogo che poi possa divenire per te inaccessibile, una volta cancellata la tua coscienza, l’amuleto che non mi hai voluto riconsegnare, a tuo dire nel mio solo interesse. Nascondilo, gettalo in un fiume oppure riconsegnalo al nostro amico colonnello, forse quest’ultima la sola condotta che ti è concessa. Ma fai in modo di non trovarti mai nell’assurda condizione d’indossarlo casualmente, quando e se la memoria di questi strani giorni ci avrà per sempre abbandonato. Lo sai bene quel che ti potrebbe accadere. Ora ti lascio, il vento ha spalancato la finestra del mio studio. È caldo e asciutto. E sono certo che la dolce signora Canepari che abita sopra di me, per quanto sorda, ne intenda il linguaggio. Già me la immagino mentre tasta il filo del coltello da cucina e studia il collo di suo marito.
Tuo Quirino
Sì, ve lo concedo. Per forza. Due o tre passaggi vi risuoneranno misteriosi: la linfa vitale che scorre nelle vene dell’animale infernale, il cosiddetto “ultimo articolo” e la faccenda dell’amuleto. Mi permettete, però, di non scendere nel dettaglio?
A distanza di 14 anni questi particolari aspetti del problema non rivestono più alcuna importanza. L’amuleto è scomparso dalla mia vita e non può più recarmi alcun male; i miei articoli e i miei libri continuano a uscire ma pochi se li cagano e va bene così; e la faccenda della bestia infernale consideratela pure una metafora. Tutto risolto e tutto più che superfluo nell’anno di grazia 2014.
Quel che invece qui ci preme è la storia del vento.
Il Föhn, il vento rosso. Rosso perché dicono che dentro ci sia la sabbia del deserto del Sahara con certi granelli allucinanti che ti bucano le parti esposte. E’ una vecchia teoria sulla quale ho già scritto, il Föhn diffonde la sabbia del deserto africano (e speriamo non altro) ed è quella sabbia che vi trovate sulle macchine quando piove in concomitanza.
Mi piacerebbe – ma forse possiamo farlo solo noi scrittori – che si facessero statistiche proprio sulle concomitanze. Su quel che accade di stonato e di anomalo nella nazione da quando il Föhn comincia a soffiare in primavera per non smettere quasi più. Il Föhn che, nelle visioni di Quirino, accompagna i livelli degradanti dell’Eone della Catastrofe. L’ultimo prima del Nulla.
Ha iniziato a sferzarci e la pazzia è dilagata. Il fratello ha iniziato a uccidere il fratello, il marito la moglie, la madre i figli. Non passa giorno che sull’altare dell’omicidio senza ragione vengano sacrificate una quotidiana dozzina di vittime. L’arma bianca è la preferita: causa molti danni e le sue tracce appaiono spaventose e di contagioso esempio. Il sangue sparso con generosità possiede una sua minacciosa e affascinante estetica.
Gente che si ammazza senza moventi e senza emozioni. Come sapete io, in buona e sempre più vasta compagnia, ho la mia teoria (letteraria, sicuro): si chiama Sindrome di Renfield e ne avrete già letto qui sulla mia rubrica. E’ stato emozionante ritrovarla citata, con minime differenze motivazionali, nell’ottimo thriller Condominio R39 di Fabio Deotto, edito da Einaudi, altamente consigliabile. L’Apocalisse transita attraverso gli annunciatori e quegli scrittori che sono sempre di più, i Rabdomanti del Male, che percepiscono le stesse vibrazioni. E, invece di uccidere, scrivono.