«Il posto fisso non c’è più»
Matteo Renzi, Leopolda, 26/10/2014
Secondo uno studio firmato da Carl Benedikt Frey e Michael Osborne, insigni docenti della Università di Oxford, il 47% dei lavori che oggi conosciamo svanirà nei prossimi vent’anni. Adesso, sappiamo bene che negli atenei di tutto il mondo ci si vanta di sfornare numeri e numerelli precisi (il 47%, non il 45 o il 50…), e dunque sappiamo anche che non ci dobbiamo troppo fidare di queste previsioni.
Ma se anche ci trovassimo di fronte al 36% (ipotizzo), o al 35, il dato rimarrebbe comunque impressionante. E, soprattutto, plausibile. Non è assurdo infatti immaginare che nel 2034 non vi saranno più, tra gli altri, gli sportellisti di banca (c’è – e ci sarà- l’e-banking, no?), le cassiere al supermercato, i controllori sui treni, i professori a scuola e i vigili ai semafori. Anche gli uffici si svuoteranno, perché lavorare da casa (o da qualche “non luogo”) sarà sempre più conveniente. Ammesso e non concesso che il lavoro di ufficio possa avere ancora un senso, fra due decenni.
Secondo gli studiosi oxfordiani, potranno sopravvivere solo quei mestieri qualificati che nessuna ‘App’ potrà mai sostituire. Artisti, stilisti, chef e altri personaggi di un certo livello continueranno a fare il loro lavoro, tenendosi comunque al passo con i tempi. Così come, a livelli salariali ben diversi, potranno fare le badanti, gli spazzini e i parrucchieri; o quelli che puliscono le cozze nei ristoranti. Il più antico mestiere del mondo, invece, è già oggi insidiato da “hardware sostitutivi” molto più pratici (pare) ed economici.
La morale della storia? Che il progresso progredisca, che diamine. Anche se io un po’ di preoccupazione per i miei figli ce l’ho, al pensiero che quello che stanno faticosamente imparando a scuola fra qualche anno sarà già obsoleto. Il “loro” lavoro, alla prova dei fatti, forse non esisterà più. Altro che posto fisso… qui mancherà anche il posto, in sè e per sè. E la colpa non sarà certamente di Matteo Renzi.