“Grazie al Pisu, ossia attraverso le opere e le attività finanziate dal progetto, stiamo incidendo in maniera davvero profonda, e credo duratura, sulla costruzione di un’identità sociale e culturale nuova, che parte dalle scuole dei quartieri interessati, e naturalmente dai bambini e dai ragazzi, per coinvolgere le famiglie, e tutti i residenti”. A Maria Teresa Gotta, assessore ai Servizi Educativi del comune di Alessandria, hanno appena spostato la data di una trasferta di lavoro a Torino, “meglio così, qui di cose da fare ce ne sono sempre davvero tanto, non ci fermiamo un attimo”. Ci accoglie con un sorriso, e inquadrando già benissimo, con la sua premessa ancor prima di sederci, le implicazioni socio educative del Piano Integrato di Sviluppo Urbano che, nel giro di pochi mesi, cambierà completamente il volto di Borgo Rovereto, e di Borgo Cittadella. “Un gran bel progetto, proprio perché è universale, fa respirare tutta la città, e verrà declinato in tutte le direzioni, con un focus particolare sull’integrazione delle differenze, e la loro valorizzazione”. Vediamo allora di farci spiegare meglio dall’assessore Gotta (che in ambito educativo alessandrino è stata per decenni attiva ‘sul campo’, come maestra anche in contesti sociali all’epoca non facili, come il quartiere Cristo degli anni Settanta e Ottanta) come ciò concretamente avverrà nei prossimi mesi e anni.
Assessore ripetete spesso, lei e i suoi colleghi, che il Pisu è un progetto di integrazione sociale, prima ancora che urbanistico-architettonico. Anche se è evidente che il rifacimento delle strade e delle scuole, o la realizzazione del nuovo ponte si ‘vedono’ di più….
Certamente, e sono elementi fondamentali, senza i quali non ci sarebbe neppure il resto. Ma gli aspetti di integrazione sociale, già in corso peraltro, sono quelli che, nei prossimi anni e decenni, consentiranno di parlare del Pisu come di un momento di svolta nella storia di Alessandria: io almeno ci credo fermamente.
Parliamo allora dei progetti sul fronte scolastico. Cosa state facendo?
Molte cose, grazie soprattutto all’entusiasmo e alla competenza di Antonella Talenti, dirigente dell’istituto comprensivo Bovio-Cavour, che raccoglie bambini e ragazzi di un’età fondamentale per l’integrazione, ossia dai 3 ai 14 anni. E’ lì, alla radice, che c’è davvero modo non di annullare le differenze culturali e di tradizioni diverse (sarebbe ingiusto), ma di conoscerle, di apprezzarle, di imparare a rispettarle: in un’ottica, appunto, di integrazione che, piaccia o no, è l’unico futuro possibile. E credo che sarà comunque un bel futuro. Concretamente: siamo partiti dal rifacimento, pressoché totale, della scuola Gobetti: quella situata in un’ala dell’ex Provveditorato agli Studi, per capirci. E davvero si sta facendo un lavoro di grande qualità, in termini di miglioramento e ottimizzazione degli spazi, risparmio energetico, tutela dell’ambiente. Dall’inizio dell’anno scolastico i bambini della scuola per l’infanzia sono ospitati nell’ex nido Rossini, dove peraltro si trovano benissimo. Ma in novembre tutti i lavori alla Gobetti saranno terminati, e gli iscritti rientreranno nella loro scuola, inaugurando i nuovi spazi. Curatissimi in ogni dettaglio, e davvero a misura di bambino. Una sorta di ritorno al futuro, vedrete.
Quali sono le altre scuole del quartiere interessate dal Pisu?
C’è la scuola Bovio, che ha infanzia e primaria. Ossia materna ed elementare, secondo la vecchia dizione. E va considerato che ormai all’asilo, dai 3 ai 5 anni, si iscrivono praticamente tutti, come è giusto che sia, poiché rappresenta secondo me la prima, fondamentale tappa di socializzazione e scoperta/conoscenza dei propri coetanei che oggi i bambini hanno a disposizione. Da quest’anno tre sezioni della scuola dell’infanzia alla Bovio sono state statalizzate, e il personale non è quindi più comunale, ma dipende dal Ministero. Naturalmente la scuola però è sempre quella, nello stesso luogo, e non è cambiato nulla per gli iscritti. Lì alla Bovio, come alla media Cavour di Piazza Santa Maria di Castello, sono già avviati importanti percorsi di formazione degli insegnanti, e anche di coinvolgimento delle famiglie e dell’intero quartiere, che rappresentano un altro aspetto vitale del Pisu.
Parliamo, assessore, di un quartiere in cui la popolazione straniera si aggira attorno al 28%, e quella scolastica probabilmente è anche più alta, se è vero che mediamente appunto gli stranieri fanno più figli degli italiani…
E’ così: e non sarebbe onesto negare che, negli anni scorsi, la media Cavour in particolare ha risentito della presenza di così tanti ragazzi stranieri, al punto che non poche famiglie alessandrine, se potevano, cercavano altre soluzioni. Oggi però c’è davvero una nuova percezione, e prospettiva: e una forte voglia di vivere il nuovo, anziché rifuggirlo. I corsi per ‘formare i formatori’, che si stanno svolgendo in collaborazione con il Disit dell’Università Avogadro, sono solo il tassello di un progetto più ampio. Complessivamente, tramite il Pisu, abbiamo destinato 198 mila euro alle politiche di integrazione scolastica e di quartiere: esclusi naturalmente gli interventi edilizi. Verrà messa a punto, in particolare, una biblioteca multimediale a disposizione di studenti e famiglie, che consentirà di conoscere e scoprire la storia di Borgo Rovereto, per connettere tradizione e futuro. E quando parlo di integrazione di quartiere, e non solo scolastica, mi riferisco alle importanti sinergie e collaborazioni di taglio socio-educativo da sviluppare in collaborazione con realtà come la Casa di Quartiere di via Verona, che sul fronte dell’integrazione rappresentano una realtà fondamentale, e da valorizzare. Penso anche, naturalmente, al coinvolgimento di importanti strutture educative private che operano sul territorio: dal nido Campanellino (convenzionato con il Comune) all’asilo Monserrato.
Assessore, che i bambini vivano l’integrazione fra etnie e culture diverse con grande naturalezza è scontato: è sempre successo in fondo, dal dopoguerra ad oggi. Più interessante è capire la risposta, e il livello di coinvolgimento reale, dei genitori…
Infatti, ma è proprio lì che mi pare si stiano facendo enormi passi in avanti, anche se naturalmente c’è ancora tanto da lavorare. L’importante credo sia aver ormai compreso che si deve andare nella direzione esattamente opposta rispetto a quella degli anni Sessanta e Settanta, quando le ondate migratorie (peraltro all’epoca non di stranieri, ma di italiani del sud, o del Veneto) venivano gestite creando, anche ad Alessandria, interi quartieri dormitorio, con una logica esattamente opposta rispetto a quella della reale, quotidiana integrazione. E’ solo invece dal confronto costante, dall’interazione, dalla conoscenza e dall’accettazione reciproca che può nascere per le nuove generazioni un futuro condiviso, credo assolutamente migliore rispetto a questo presente. Comunque vi do fin d’ora appuntamento a novembre, per l’inaugurazione della scuola Gobetti: sarà un momento di festa da condividere con Borgo Rovereto, e con tutta la città.
Ettore Grassano