A sedici anni avevo già una giornata ricca di impegni, le mie ventiquattro ore erano scandite da scuola, musica, sport e amici.
Così come tanti miei coetanei.
Mi capitava spesso di perdere la puntata quotidiana di Happy days, di Mork e Mindy oppure il Fantastico serale di Antonio Ricci e Enzo Trapani.
Erano gli anni Ottanta, quelli che ogni lasciata è persa.
Non sapevamo che solamente pochi lustri più tardi avremmo potuto godere di repliche su repliche grazie alla miriade di canali televisivi e radiofonici satellitari e soprattutto alla tv on demand.
On demand, letteralmente su richiesta, rappresenta la sintesi tra le filosofie del “tutto e subito” e dell’“erba voglio”.
Cioè “tutto e quando voglio”.
Lontano anni-luce quindi da quello che i miei genitori hanno predicato per decenni.
Regola numero dodici: “Non si può avere tutto!”
Regola numero ventisei: “L’erba voglio non esiste nemmeno del giardino del re!”
Il tutto, raramente ma con amore e rispetto, condito da un ceffone o una sculacciata.
Qualcosa è cambiato.
Ai ragazzi di oggi manca l’attesa.
Attenti, ragazzi!
Vi stanno imbrogliando.
Si può avere in tempo reale un’informazione su wikipedia, utilissimo strumento nozionistico, ma questa informazione poi va compresa, vissuta e rielaborata.
Si può acquistare in tempo reale l’ultimo singolo della nostra pop-star preferita, ma questo mp3 non ha l’odore del vinile.
Si può comprare l’amore al costo di una ricarica telefonica, ma quattro mura di un bagno non valgono una spiaggia o un campo di grano.
Nulla contro il progresso, ben inteso.
Anzi, a ragion veduta abbiamo rallentato di molto rispetto a ciò che paventavano i futuristi quasi un secolo fa.
Si tratta solo di un pensiero rivolto ai più giovani, i quali restano fagocitati dalla miriade di input che ricevono quotidianamente convinti che debbano acquisirli tutti e soprattutto incapaci di distinguere per quali valga la pena vivere davvero.
Si tratta solo di una piccola considerazione di un padre mancato che è comunque felice poiché circondato da tanti figli.
Che – pensate – ha addirittura la presunzione di conoscere.