Dona Ana 2.0

Soro Bruno 2di Bruno Soro
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“Non fidarti dei tuoi occhi
delle tue orecchie diffida
vedi buio
forse è luce.”

Bertolt Brecht, Poesie e frammenti, Einaudi, Torino 1999

Il libro di Roberto Nani, “Dona Ana. Mozambico, Africa”, nella riedizione ampliata e riveduta da me curata, sarà presentato lunedì 27 ottobre alle ore 16,30 a Palatium Vetus, sede della Fondazione della Cassa di Risparmio di Alessandria.
Pubblicato nel novembre del 2007 da iGrafismiBoccassi sotto l’egida dell’Assessorato alla Pubblica Istruzione della Provincia di Alessandria, il libro che raccoglie ora tutti e nove i racconti mozambicani di Roberto Nani, sintetizza già nel titolo l’intero progetto pervicacemente perseguito dal suo autore negli ultimi dieci anni della sua vita.

Dona Ana, non è quella figura di madre che compare nella copertina del libro ritratta mentre, affacciata da una finestra, sorride accanto al suo pargolo, bensì quell’altra, altrettanto sorridente e con il capo coperto da un grande fazzoletto a quadretti che sorregge amorevolmente Francisquinho (che figura a pagina 22 della nuova edizione del libro). Dona Ana è una contadina di etnia bantu che prestava il suo servizio di domestica presso la famiglia che ospitava Roberto durante i suoi soggiorni a Lichinga, la capitale della regione dello Niassa nel nord del Mozambico. Per il suo lavoro Dona Ana percepiva un salarioNani libro nuova edizione mensile di circa 20 euro al mese: meno di un euro al giorno. Poiché la presenza di Roberto, ospitato in due piccole camere con bagno nella vecchia abitazione della famiglia avrebbe comportato per lei un lavoro extra, chiese di poterle dare un suo contributo personale. La famiglia ospitante, che appartiene alla classe media (cinquantenni entrambi, funzionario regionale lui, insegnante elementare lei) si oppose fermamente: “nulla avrebbe dovuto aggiungere a quanto Dona Ana già percepiva”. “Con tutta evidenza – scrive Roberto Nani nel racconto di apertura del suo libro dedicato proprio a Dona Ana -, si trattava di una condizione di sfruttamento”, una situazione per lui imbarazzante che lo mise subito di fronte a una di quelle “differenze culturali” apparentemente incomprensibili per un occidentale, se non collocate nel contesto di quel paese (il Mozambico) immerso nel profondo sud dell’Africa Sub-Sahariana.

Con una popolazione nel 2012 di poco più di 25 milioni di abitanti ed un reddito pro capite stimato in 510 dollari all’anno (1,4 dollari al giorno, che fa circa un euro al dì), e nonostante sia una delle economie africane emergenti che dall’inizio del nuovo secolo hanno intrapreso il sentiero dello sviluppo economico, il Mozambico resta uno dei paesi più poveri di quel continente. Stando ai dati forniti dalla Banca Mondiale, 19 dei 20 paesi più poveri al mondo sono nell’Africa Sub-Sahariana e nella graduatoria dei 214 paesi per i quali i dati sono disponibili, il Mozambico occupa la duecentesima posizione. Povera Africa, povero Mozambico. Già nel titolo, “Dona Ana. Mozambico, Africa”, Roberto Nani ci dà un saggio della grande capacità di sintesi di cui era dotato.

La prima edizione di Dona Ana risale al novembre di sette anni fa, ma l’idea di pubblicare i racconti di Roberto Nani risale a quando, nel suo soggiorno autunnale tra la fine del 2006 e i primi mesi del 2007, percorrendo il tratto di strada che collega Lichinga a Mitava, il villaggio di capanne divenuto il simbolo del suo impegno mozambicano, la sua attenzione venne attratta da una strana costruzione sulla sommità di una collina.

Nani apertura“Ogni volta che lasciavo la città – scrive Roberto in “La banalità del bisogno”, il racconto inedito che chiude la nuova edizione – proprio là dove finivano gli alberi che costeggiavano la carreggiata e lo sguardo si apriva sulla savana ondulata dalle morbide colline dello Niassa, mi appariva in lontananza un puntino bianco (la foto è a pagina 127 del libro) una strana costruzione bassa, ma che di lato si alzava improvvisamente a mostrare una torre, o un campanile, un nonsoché comunque incompatibile col deserto di erba secca che si estendeva all’infinito, per chilometri e chilometri”.

Salito lassù per soddisfare la sua curiosità, scoprì che si trattava di un convitto, gestito da sei suore mozambicane, che dava ospitalità a una quarantina di orfanelle. Dopo essersi presentato ad “una suora rubiconda”, suor Francelina, la responsabile del complesso, la quale dopo qualche istante di perplessità lo fece accomodare all’interno del convitto, e dopo averle raccontato cosa ci faceva da quelle parti un patrão, come venivano chiamati i bianchi in quella terra d’Africa, Roberto non poté fare a meno di chiedere che cosa avrebbe potuto fare per loro una volta tornato in Italia.
“Ma voi – chiese Roberto -, di che cosa avete veramente bisogno? Di molte cose, sospirò la suora, ma ce n’è soprattutto una che risolverebbe molte nostre difficoltà. Socchiuse gli occhi, sollevando lo sguardo nel vuoto e sussurrò “Una macina”.

Procurare una macina per quel convitto e costruire “il mulino delle bambine” era diventato da quel momento il suo nuovo impegno.
Di ritorno dal viaggio premio organizzato per cinque studenti delle scuole superiori tra la fine di ottobre e i primi di novembre del 2006 dagli Assessorati alla Pubblica Istruzione e alle Politiche giovanili della Provincia di Alessandria, Roberto mi parlò del suo nuovo obiettivo e discutemmo su come recuperare le necessarie risorse finanziarie. “Un’idea l’avrei”, gli risposi.

Avevo avuto modo di leggere ed apprezzare alcuni racconti delle sue esperienzeNani capanna mozambicane scritti tra il 2002 e il 2006, “pagine vere, fatti veri, persone vere”, testimonianze impressionanti che mettono alla prova la razionalità occidentale. Basta leggere, per farsene un’idea, il racconto del fine settimana trascorso da Roberto sulla spiaggia di Bilene in compagnia di Tia Conceita e del suo figlio undicenne Tomaso, in uno di quei periodi dell’anno in cui nessuno tranne lo “spirito della laguna” può camminare sulla spiaggia. Testimonianze corredate da una serie di bellissime diapositive (dal momento che Roberto era anche un bravissimo fotografo).

Ciò accadeva proprio nei mesi in cui Roberto era entrato in contatto con l’assessore alla Pubblica Istruzione della Provincia di Alessandria Massimo Barbadoro, grazie al quale era stato organizzato il viaggio-premio degli studenti alessandrini in Mozambico, ed io avevo avuto modo di conoscere ed apprezzare quell’alessandrino atipico che si cela dietro la sigla editoriale iGrafismiBoccassi.
“Che ne dici – chiesi a Roberto – di raccogliere i tuoi racconti in un libro?” Superata la sua ritrosia iniziale, egli non credeva inizialmente al successo della sua iniziativa editoriale, fu così che con il contributo della Provincia di Alessandria e per i tipi dell’editore iGrafismiBoccassi, nel novembre del 2007 vennero pubblicate le seicento copie di “Dona Ana”. In meno di due mesi, le offerte ricavate dalla distribuzione del libro, interamente destinate come si legge nel retro del frontespizio “alla costruzione di un mulino per l’orfanotrofio “Mater dolorosa” di Lulimile, Lichinga, regione dello Niassa, Mozambico”, hanno consentito a Roberto Nani di realizzare il ‘sogno di suor Francelina’.(1)

Tre sono le motivazioni che mi hanno indotto a curare la riedizione di Dona Ana. In primo luogo il desiderio manifestatomi da alcuni abitanti del Quartiere Orti, dove “Robertino” è nato ed è vissuto, di procurare loro una copia del libro (che però era esaurito) non essendo riusciti a procurarsela allora. Il secondo motivo è che Roberto mi aveva fatto pervenire tre nuovi racconti, che ora compaiono nella nuova edizione, due dei quali scritti nel 2008, dopo l’uscita del libro. Trattasi quindi di racconti inediti, oltre al già citato “La banalità del bisogno”, nel quale è descritta la realizzazione del “mulino delle bambine”, che vale la pena di apprezzare. Particolarmente toccante è “Julgamento (Il giudizio)”, il racconto dell’assurda avventura di Venancio e Filipe, finiti in carcere in seguito ad una banale lite familiare. Un capolavoro di cronaca giudiziaria che fa comprendere che cosa voglia dire essere sottoposti a giudizio quando si è poveri in un paese povero.

Infine, e soprattutto, l’intenzione di mantenere vivo il ricordo di Roberto Nani tra i molti amici che lo hanno assistito nei mesi della malattia, e di farne conoscere la figura a quanti non hanno avuto la fortuna di conoscerlo ed apprezzarlo in vita.

(1) Come per la precedente edizione, tutte le offerte che si otterranno dalla distribuzione di questo libro (che non ha prezzo e che non si trova nelle librerie) concorreranno a finanziare il “Progetto apertura di fonti di approvvigionamento idrico – Mozambico” portato avanti dall’Associazione ICS Onlus di Alessandria, che ne curerà la distribuzione.