I Governi del passato sono più volte interventi sui contratti di lavoro con la motivazione che aumentando la flessibilità, le aziende avrebbero assunto con maggiore facilità e conseguentemente si sarebbe ridotta la disoccupazione e rilanciata l’economia. Ma questo non è mai avvento, l’economia è in flessione e la disoccupazione è ulteriormente aumentata inoltre, negli anni, diverse aziende hanno delocalizzato in altri paesi, approfittando di un costo del lavoro inferiore e di altri vantaggi fiscali.
Il CDM ha approvato la legge di stabilità 2015, una manovra finanziaria che vale 36 miliardi di euro (di cui 15 mld da Spending Review), con 18 miliardi di euro di taglio delle tasse (il cuneo fiscale), di cui 9,5 mld per il Bonus IRPEF da 80 euro in busta paga (per 10 milioni di lavoratori) che diventano strutturali. Inoltre il TFR in busta paga con 100 milioni di euro di risorse per l’anticipo del trattamento di fine rapporto per chi vorrà richiederlo.
Relativamente alle Imprese, che nel complesso sono le maggiori beneficiarie, sono previsti 5 miliardi per azzerare dal 2015 la componente lavoro dell’IRAP e 1,9 miliardi per la decontribuzione sulle assunzioni di lavoratori a tempo indeterminato per tre anni (allo scopo di favorire giovani in cerca di prima occupazione, disoccupati e precari).
Il 29 di ottobre la Commissione Europea renderà pubbliche le proprie valutazioni sulle manovre dei vari paesi e quindi del bilancio italiano, a questo proposito per sicurezza è stato previsto un fondo di garanzia da utilizzare qualora fosse necessario.
C’è però un punto interrogativo: come si comporteranno gli enti locali, Regioni, Provincie
e Comuni, ai quali, con la Spending Review saranno nuovamente ridotti i trasferimenti?
Saranno capaci di tagliare gli sprechi (purtroppo esistenti) come chiede Renzi? oppure aumenteranno le imposte locali, o addirittura (poco probabile) taglieranno i servizi, rischiando di vanificare almeno in parte gli effetti nella manovra?
Nel frattempo le Regioni hanno già risposto: “I risparmi devono partire da Roma”…
Una manovra con la quale vengono nuovamente e ulteriormente agevolate le imprese, in modo decisamente più incisivo rispetto al passato, sempre con l’obiettivo di stimolare il rilancio dei consumi, dell’economia e l’assunzione dei lavoratori.
Secondo il Ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, queste misure dovrebbero consentire un aumento del PIL del 0,6% nel 2015 e del 1,5% nel 2016 e già nel 2015 favorire nuove assunzioni per 800.000 lavoratori.
In un mondo globalizzato, con un mercato in continua evoluzione, fortemente dinamico e altamente competitivo, dove non c’è più spazio per atteggiamenti conservativi, le imprese
italiane devono sapere dimostrare di essere in grado di colmare il gap che li divide da
quelle dei paesi più avanzati.
Obiettivo perseguibile (dimostrato da diverse imprese che si sono specializzate diventando
leader mondiali nel proprio settore) solo investendo in ricerca, sviluppo e innovazione,
utilizzando maggiormente i mezzi che la tecnologia mette a disposizione e diversificando
il business sui mercati esteri, quello italiano infatti è maturo e non offre molti spazi
commerciali, almeno sino a quando non aumenterà l’occupazione e il potere di acquisto delle famiglie.
Alla luce di quanto sopra le Imprese non hanno più alibi, ma per crescere devono iniziare ad investire e se crescono devono assumere lavoratori, perciò vedremo se diversamente dal passato finalmente faranno la loro parte e a questo punto il futuro e le sorti del paese dipendono esclusivamente da loro, perciò non resta che attendere augurandoci che non ci deludano.
Pier Carlo Lava – Alessandria