“Il jobs act di Renzi non ci piace nel metodo, e nel merito. E’ un provvedimento calato dall’altro, comunicato e non discusso coi lavoratori, e neppure con le imprese. E, pur puntando sul dialogo, sul confronto dei numeri e sulla ragionevolezza, non escludiamo per nulla lo sciopero generale dal nostro orizzonte di lotta”. Aldo Gregori, segretario provinciale della Uil di Alessandria, ci riceve nel suo ufficio di via Fiume tra un appuntamento e l’altro. Nei corridoi del sindacato, lunghe file di persone (italiane e straniere) in cerca di un consulto, di un aiuto, di un conforto: forse chi sostiene che i sindacati sono il passato dovrebbe provare a farsi prima un giro nelle loro sedi, in un qualsiasi giorno feriale. Con il segretario della Uil, alla vigilia della manifestazione di sabato a Roma dei ‘cugini’ della Cgil, cerchiamo di capire la posizione, a tutto campo, rispetto alle proposte governative sul fronte lavoro, ma anche che succede qui a casa nostra, sul territorio. Dove tra disoccupati, cassintegrati e lavoratori di enti locali in apprensione, motivi di attenzione e riflessione di certo non mancano.
Segretario Gregori, sul joba act di Renzi, e sull’articolo 18, la Uil ha posizioni ‘più morbide’ rispetto alla Cgil?
Ma neanche per sogno: la Cgil, forse anche un po’ trascinata da Fiom, ha semplicemente scelto di indire una propria manifestazione per sabato a Roma, laddove noi e mi pare anche la Cisl abbiamo scelto altre forme di confronto, e anche di lotta. Per ora, almeno, senza per niente escludere prossimi passi unitari. Sui temi del lavoro l’unità sindacale è forte, altro che storie: noi diciamo che i diritti dei lavoratori vanno allargati ai tanti che non ne hanno, o ne hanno pochi. Non certo tolti a chi li ha, livellando tutto verso il peggio.
Quindi l’articolo 18 va mantenuto?
Assolutamente sì: non siamo contrari all’applicazione di un contratto a tutele crescenti, ma per un tempo limitato, come condizione di ingresso. Dopo tre anni l’articolo 18 si deve applicare anche ai nuovi assunti, senza eccezioni. Non solo: d’accordo anche sull’eliminazione della jungla dei contratti atipici, e a progetto. Vorrei però ricordare che, nella loro impostazione originaria, le assunzioni ‘volanti’ di lavoratori tramite agenzie interinali, ad esempio, sarebbero dovute servire per soddisfare esigenze temporanee delle aziende, pagando i lavoratori di più, e non di meno, proprio perché si trattava di soluzioni temporanee. Come poi è evoluto quel segmento di mercato, con controlli assolutamente insufficienti, lo sappiamo tutti.
E l’annunciata manovra finanziaria da 36 miliardi di euro, di cui la metà da taglio di tasse, vi convince?
Pochissimo. A partire dalla conferma dei mediaticamente famosi 80 euro di sgravi fiscali a determinate categorie e nuclei famigliari: non che il principio in sé ci veda contrari, naturalmente. E’ sul come è stato fatto che c’è parecchio da discutere: noi qui, avendo a che fare quotidianamente con le persone in difficoltà, ci confrontiamo ogni giorno con una vasta casistica di persone certamente non agiate, anzi in difficoltà, che per un motivo o per l’altro si ritrovano escluse dal provvedimento: diciamo che quando si procede a colpi di slogan mediatici, e senza analizzare le questioni con attenzione ai tavoli tecnici, si verificano poi queste situazioni. Così come si rischia di fare anche con il Tfr in busta paga: anche lì noi diciamo attenzione al modo, sia sul fronte fiscale che delle ricadute su strumenti tipo il reddito ISEE. Il rischio altrimenti è di fare il classico buco nell’acqua, o di creare ulteriori danni. Per non dire poi della riduzione dell’Irpef, e dei trasferimenti agli enti locali. Se le Regione e i comuni sono così costretti ad aumentare le addizionali locali, mi dice cosa cambia per i lavoratori, o i cittadini? Che le si paghi allo Stato, o alla Regione, sempre tasse sono, no?
Però c’è un dato evidente, segretario Gregori: Renzi è riuscito ad accreditarsi agli occhi di un’ampia fetta di opinione pubblica come il nuovo, e al contempo ad etichettare i sindacati come il vecchio, l’apparato, l’Italia che non funziona più.
Sappiamo bene che il premier è bravissimo a comunicare, ma non basta mi creda. Le persone che ogni giorno vengono qui da noi, sanno bene come stanno le cose, e non è vero che si stiano facendo incantare dalle promesse del Governo. Noi, come sindacato, non possiamo che cercare di fare il nostro mestiere ancora meglio di prima: e Uil, a livello nazionale, sta producendo dossier, analisi, dati, proposte. Certo, bisogna che la politica torni ad accettare il confronto, sedendosi ai tavoli con le parti sociali. Non si può governare solo con decreti d’urgenza.
Ma se sui temi del lavoro Renzi non cambierà strada, che farete?
Nessuna opzione oggi è esclusa. Sciopero generale compreso. Dipende dalle future mosse dell’esecutivo, e del premier, che deve mostrarci i contenuti del suo progetto, oltre gli slogan. Parliamo di ammortizzatori sociali, ad esempio: c’è troppa confusione. Eliminiamo la cassa integrazione, a vantaggio di altre forme indifferenziate? Pericolosissimo, perché la cassa serve anche a mantenete il lavoratore ‘ancorato’ all’azienda, e l’azienda impegnata nei suoi confronti.
E poi l’eliminazione dei contributi previdenziali per i neo-assunti: e all’Inps di domani chi ci pensa? L’impressione è che Renzi stia lanciando slogan, senza valutare le conseguenze di quel che annuncia. Le reazioni degli amministratori di regioni e comuni di questi giorni, anche del suo stesso partito, lo dimostrano. A meno che…..
A meno che non ci sia un retroscena segretario Gregori? Un non detto?
Spero di no, ma il sospetto viene. Non è che in tutta quest’ansia di ‘smontare’ il nostro sistema pubblico, sanitario come previdenziale, c’è un disegno fortemente legato alla privatizzazione di questi settori? Perché se è così noi come sindacato diciamo subito ‘no grazie’, forte e chiaro. Ma vorremmo che, per correttezza democratica, il governo chiarisse allora i suoi intenti anche ai cittadini elettori, che hanno diritto di essere pienamente informati, e di decidere da soli.
E a casa nostra, segretario? Che aria tira sul mercato del lavoro alessandrino?
Gli indicatori, che continuiamo a monitorare in maniera costante, non sono positivi, e dicono che nel 2014 Alessandria è la provincia piemontese con meno nuovi assunti. La situazione di sofferenza del nostro tessuto produttivo, del resto, è sotto gli occhi di tutti: il mercato interno è crollato, ci salviamo solo grazie all’export. Complessivamente c’è una stagnazione che fa pensare ad un 2015 estremamente problematico. Soprattutto se si continua a far finta, a partire dal Governo, che il problema delle imprese oggi sia la rigidità del rapporto con i lavoratori, l’articolo 18 o altro. Oggi i grandi nemici dell’impresa, e del lavoro, si chiamano burocrazia (con i suoi tempi e le sue regole assurde) e costo dell’energia, che arriva a 2 o 3 volte quello di altri Paesi europei.
Pubblico impiego: la situazione sul fronte comune di Alessandria e partecipate è in evoluzione, e in una direzione che vi soddisfa?
Come Uil, Cgil e Cisl siamo in attesa di un approfondito incontro congiunto con sindaco e amministratori, dopo un primo step interlocutorio di quest’estate, quando ancora c’erano diversi punti interrogativi. Sul progetto Multiutility non siamo contrari, comprendiamo che c’è una logica di efficienza e competitività alle spalle: però vogliamo piene garanzie sul fronte della piena occupazione, e sulla solidità del piano industriale: ci facciano capire insomma dove si intende andare, e percorrendo quali strade. Così anche sul fronte Atm, o meglio trasporto pubblico regionale. E’ la politica qui che deve battere un colpo, tornare a manifestarsi e tracciare una via: su quella poi si dibatte, si discute.
E il Terzo Valico? Le recenti vicende alluvionali cambiano lo scenario complessivo?
Le recenti alluvioni fanno sì che si debba intervenire subito, e con concretezza, sul territorio per renderlo sicuro, e vivibile sia per i cittadini e lavoratori, che naturalmente per il tessuto imprenditoriale che ha avuto danni rilevanti in diverse parti della provincia. Sul Terzo Valico noi, a prescindere e prima delle alluvioni, avevamo già detto attenzione che l’opera deve assolutamente avere ricadute occupazionali significative, e non solo temporanee in termini di cantieri, ma strutturali, sul nostro territorio. Finora non è successo, neanche a livello di cantieri, considerato che su 56 milioni di euro di lavori ad oggi affidati, soltanto 3,5 sono stati assegnati ad imprese locali. Assolutamente insufficiente, e chiediamo che, come già succede in Liguria, Regione e Provincia si facciano interpreti di questa esigenza. Non solo a parole, ma nei fatti.
In tutto ciò, il rapporto all’interno della Triplice, dopo il cambio della guardia in Cgil dei mesi scorsi, rimane forte e unitario?
Solidissimo, come lo era prima del resto. E come, al di là di scelte su specifiche iniziative o manifestazioni, lo è a livello nazionale. E se servirà lo dimostreremo.
Ettore Grassano