Ammetto che con l’andare del tempo la mia fede ha subìto alti e bassi.
Più bassi che alti.
Vuoi che i ritmi quotidiani ci comprimono, vuoi che i preti di malaffare occupano le prime pagine dei giornali, vuoi questo e quello.
Fatto sta che a volte manca la propulsione.
Come una macchina che ha percorso trecentomila chilometri e avanza lenta e a strappi, nonostante il rifornimento.
In questi giorni mi sono reso conto che il problema non è solo mio. È globale.
Mi dicono che sia l’effetto della globalizzazione.
Globalizzazione. Una parola che di per sé non emoziona, non suscita neppure interesse.
Quando in un talk show o in un documentario televisivi si comincia a parlare di globalizzazione è il momento di cambiare canale.
A scuola gli studenti, destati appena da un qualche argomento di interesse seppur minimo, si riappisolano annoiati al suono della parola globalizzazione.
L’Italia è un paese strano e fantastico al tempo stesso.
Ha preso tutti i vizi altrui sapendo bene esportare i propri: in tutto il mondo ad esempio va a gonfie vele il cibo italiano.
Le tre M (musica, moda e mafia) stanno attraversando un periodo di crisi. Ma saremo in grado di rifarci presto.
Festeggiamo il compleanno della Regina Madre, il matrimonio di George Clooney, il primo bombardamento aereo sulla Siria, il secondogenito dei Windsor, gli ombrelli degli studenti di Hong Kong, l’imbattibilità nel campionato di calcio di serie A, la notte di Halloween.
E ci dimentichiamo di Francesco.
Aldilà della passerella di alcuni politici che necessitano di audience, lo celebro io senza averne titolo ma svolgendo una sorta di mea culpa che, chi vorrà (essendo nell’era della globalizzazione) potrà condividere.
“Francesco nacque ad Assisi nel 1182. Figlio di un mercante, da giovane aspirava a entrare nella cerchia della piccola nobiltà cittadina. Di qui la partecipazione alla guerra contro Perugia e il tentativo di avviarsi verso la Puglia per partecipare alla crociata.
Il suo viaggio, tuttavia, fu interrotto da una voce divina che lo invitò a ricostruire la Chiesa. E Francesco obbedì: abbandonati la famiglia e gli amici, condusse per alcuni anni una vita di penitenza e solitudine in totale povertà. Nel 1209, in seguito a nuova ispirazione, iniziò a predicare il Vangelo nelle città mentre si univano a lui i primi discepoli insieme ai quali si recò a Roma per avere dal Papa l’approvazione della sua scelta di vita.
Dal 1210 al 1224 peregrinò per le strade e le piazze d’Italia e dovunque accorrevano a lui folle numerose e schiere di discepoli che egli chiamava frati, fratelli.
Accolse poi la giovane Chiara che diede inizio al secondo ordine francescano e fondò un terzo ordine per quanti desideravano vivere da penitenti, con regole adatte per i laici. Morì nella notte tra il 3 e il 4 ottobre del 1228. Francesco è una delle grandi figure dell’umanità che parla a ogni generazione. Il suo fascino deriva dal grande amore per Gesù di cui, per primo, ricevette le stimmate, segno dell’amore di Cristo per gli uomini e per l’intera creazione di Dio.” (da www.santiebeati.it).
Il 4 ottobre l’Italia festeggia San Francesco d’Assisi, suo patrono.
Chissà che non l’abbia ritrovato.