Francesca diva per un giorno

Buzzi Mauro 2di Mauro Buzzi*

 

Domenica scorsa alla Valfré abbiamo riso, ci siamo commossi, abbiamo chiacchierato e sfilato.
Ciò è stato possibile grazie alla presenza di istituzioni e di decine di associazioni, grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio e al contributo delle cooperative che collaborano con noi, grazie alla sensibilità di aziende che in modi diversi hanno contribuito, grazie ad attori, presentatori, cabarettisti, musicisti che si sono prestati gratuitamente, grazie ai genitori dei ragazzi “divi”, grazie all’impegno personale di tanti. I comunicati di ringraziamento tendono ad essere un elenco in cui si rischia sempre di lasciare fuori qualcuno.

Io vorrei ringraziare Francesca che ci ha scritto la lettera che abbiamo letto domenica dal palco dei “divi”, che ci ha emozionato e che – sebbene lunga – vi prego di pubblicare.

 

* presidente CdA CISSACA

 

“Siete sul treno e incontrate per la prima volta una persona disabile. Curiosi vi domandate come abbia fatto a trovarsi anche lui li di fronte a voi, in quel momento. Anche se non glielo chiedete direttamente, cercate qualcosa, un indizio, che vi spieghi come abbia fatto ad arrivare fin lì, non camminando, non vedendo o non sentendo. Avete presente gli uomini in carriera? quelli che hanno bisogno di più persone al loro fianco per riuscire ad assolvere a tutti i compiti della giornata? Quelli che hanno un agenda iper-organizzata per riuscire a portare a termine tutte le incombenze? ecco, se ce l’avete presente, avete un’idea, quanto meno vaga, di quella che dev’essere la vita della persona di fronte a voi: fin troppo spesso, predefinita. Voi vi svegliate, guardate fuori e, vedendo che è una bella giornata, decidete di prendere il treno per andare al mare.

Il ragazzo che si trova di fronte a voi ha avuto il vostro stesso pensiero, si trova sul vostro stesso treno, stesso scompartimento, ma a differenza vostra, ha dovuto prenotare quel posto due giorni prima, augurandosi che le previsioni meteo non sbagliassero, e che ci sarebbe stato il sole. Passato il primo momento memento d’imbarazzo vi salutate, vi domandate reciprocamente quali siano i rispettivi programmi della giornata, e lui vi dice che per poter partire quel giorno ha dovuto chiamare ad un ufficio preposto e che si è dovuto recare in stazione mezz’ora prima, dove il personale addetto lo ha accompagnato sul treno. Voi che fino a questo momento, non vi siete mai posti il problema, pensate sia ingiusto che il 90% delle cose che questo ragazzo farà siano premeditate, che ci siano percorsi alternativi spesso più complicati di quelli ordinari e che cose semplici come questa, possano anche non essere ” approvate”, voi che da tempo vivete da soli e che non permettete neppure ai vostri genitori di interferire nella vostra vita.

Con ogni probabilità, il ragazzo di fronte a voi sorriderà stupito per la vostra indignazione e vi risponderà ” Si, a volte è una rottura di scatole vivere così, ma quando sento le onde infrangersi sugli scogli o il viso baciato dal sole… ne è decisamente valsa la pena, e questa sensazione di benessere è tanto più forte, quanto è stato difficile raggiungerla”. Alla fine della vostra giornata vi sentite più ricchi e credete di aver capito ciò che quel ragazzo ha voluto dirvi: siete giunti nello stesso posto percorrendo strade diverse, vivete le stesse esperienze con intensità differenti, guardate la stessa cosa da diverse angolazioni.

Ed eccomi qui, all’età di 21 anni, in carrozzina dalla nascita, a riflettere lo sguardo di chi mi sta di fronte, e a sorridere sotto i baffi ringraziando per essere come sono perché vedendo la crisi che c’è in giro sarebbe potuta veramente andarmi peggio!

Vogliamo parlare di questa “moda” di degli ultimi anni di denominarci” DIVERSAMENTE abili”?! Forse non me ne sono accorta, e al posto delle gambe mi sono spuntate ali trasparenti, o forse stiamo, ancora una volta, assecondando i limiti altrui, problemi di coscienza probabilmente, come se nel “non avere problemi” avete portato via qualcosa a noi, povere vittime di questo mondo crudele. Cosa abbiamo in cambio? Beh, un nome che ci fa assomigliare a super eroi, non scherziamo ! 😛
Io da arretrata e anticonformista quale sono, continuo a definirmi disabile, e quando proprio voglio farmi prendere per scema, perché essere zoppa ormai è noioso e così terribilmente comune, handicappata.
Sguardi stupiti, bisbigli, più o meno come quando mi si vede girare per strada con una sigaretta, o con un ragazzo.

Resto dell’idea che sia tutto relativo, e che una stessa cosa, limitante da una parte, può portare numerosi vantaggi dall’altra: avete mai pensato a quanto sarebbe bello potersi sedere, e al contempo spostare, quando avete magari alzato un po’ il gomito e non vi reggete in piedi? Beh, io posso assicurarvi che in quelle circostanze sono contenta di non doverci pensare.
Nella mia vita non mi è mancato nulla, nonostante le numerose difficoltà: non sarò diventata un’etoile, ma ho avuto il piacere di indossare tutu’ e scarpette da ballo, ho giocato a nascondino con gli amici e non mi si risparmiava neppure l’armadio, ho ballato, (e io si che posso dire di non aver toccato terra con i piedi,!) , ma a colpire furono la mia risata e il mio sguardo espressivo, ho riso e pianto, instaurato legami e spezzati, ho detto basta e mi sono arenata, ma grazie a quell’esperienza, più che ad ogni altra, sono diventata la Francesca di oggi. Il periodo più brutto della mia vita è quello che mi ha permesso di conoscermi e accettarmi per quella che sono, e di decidere cosa voglio diventare. Ogni giorno mi sveglio all’alba e, da Alessandria prendo il treno per Torino, dove studio psicologia, per perseguire quello che è il sogno più grande della mia vita: diventare psicologa. Sono stati tanti i tentativi di dissuadermi: in treno da sola con tutti quegli estranei, le difficoltà, la lunghezza del percorso di studi, il rischio di imbattermi in alcuni dei miei “mostri”. Ebbene si, non ascolto nessuno e percorro il mio cammino. Non servono le gambe per camminare, basta avere una meta da raggiungere. Oggi io corro. Se potessi scegliere di camminare probabilmente regalerei questa opportunità a chi lo desidera davvero, mi piace la prospettiva da cui guardo al mondo, la vista ” altezza fondoschiena” a volte merita uno sguardo, altre meno, come tutte le cose della vita.
Auguro a tutti voi di cambiare prospettiva e di sedervi ogni tanto, ma solo allo scopo di correre più forte!

FRANCESCA