La follia umana non ha confini. La crudeltà umana nemmeno. Così come non ne ha la capacità di sfruttamento, scientificamente studiata, a danno dei propri simili. Mentre in Iraq e in Siria si sparge sangue senza sosta, mentre i media occidentali giustamente si indignano per le morti atroci per mano dello Stato islamico dei reporter statunitensi James Foley e Steven Sotloff, del cooperante britannico David Haines e della guida francese Hervé Gourdel, c’è chi, dall’altra parte del mondo sembra non avere la stessa importanza.
Margarita Murillo, 56 anni, era una dirigente contadina in Honduras. Impegnata anche in politica, era tra i fondatori del partito Libertà e rifondazione, formazione di sinistra all’opposizione, sconfitta alle ultime elezioni. Il suo corpo è stato trovato senza vita a fine agosto nel villaggio di El Planon, nel nord del paese. In passato aveva ricevuto minacce di morte e uno dei suoi figli mesi fa era stato rapito. Di lui non si sono più avute notizie. Per ricordarla, dopo la sua morte, il Parlamento nazionale ha osservato un minuto di silenzio. Nulla più.
Un Paese come l’Honduras non può certo “aspirare” a riempire le prime pagine dei giornali. E’ tra i più poveri del mondo e registra uno dei maggiori tassi di criminalità, oltre che di omicidi contro le donne. Una criminalità che però “se la prende” soprattutto con i suoi cittadini. I più poveri, coloro che aspirano a una vita migliore. Le migliaia di contadini senza denaro, forniti solo della forza delle proprie braccia. Coloro che da decenni si battono per far valere i propri diritti sulla terra, concentrata nelle mani di pochi grandi proprietari terrieri, spesso con legami con multinazionali. Una situazione che è andata peggiorando dall’approvazione della legge di modernizzazione, approvata nel 1992 sotto la presidenza di Rafael Leonardo Callejas, che ha concentrato ancor più le terre nelle mani dei latifondisti.
Alcuni mesi fa le associazioni contadine una proposta di legge per una riforma agraria, ma tutto è ancora fermo. E le intimidazioni dei sicari continuano.
In questi giorni, il presidente Juan Orlando Hernandez (nella foto), è intervenuto all’Assemblea generale dell’Onu, concentrandosi soprattutto sul tema migrazioni e ammettendo di dover fare di più per limitare il flusso di cittadini verso l’estero, principalmente verso gli Usa. Ma non una parola sulle difficoltà affrontate sulla sua gente e sulle responsabilità dello Stato nella mattanza che si consuma ogni anno tra dirigenti contadini e braccianti. Margarita è solo una delle tante vittime, non la prima e non sarà sicuramente l’ultima. Eppure c’è chi come lei continua a battersi, nell’indifferenza generale, per rendere quell’angolo di mondo un po’ migliore.