Questa volta non vi presento un personaggio ma uno spaccato di vita giornalistica alessandrina, ignoto a tutti. D’altronde un giornale è anche un insieme di figure cittadine. Questo per testimoniare che se le ricerche dei nostri pur bravi storici avesse avuto conoscenza delle molte testate edite in Alessandria (e non presenti – chissà perché – in Biblioteca) forse un po’ di storia nostra andrebbe riscritta….
L’ATOMO ALESSANDRINO
una molecola giornalistica
L’Atomo di cui vi vogliamo parlare, non è certamente quella “particella più piccola di un elemento capace di conservarne le caratteristiche chimiche”, ma quella piccola molecola ebdomadaria che il 4 ottobre 1948 apparve nel già variegato universo delle testate giornalistiche alessandrine. In realtà non faceva che riattivare una tradizione – a volte fin troppo ridondante – per lo storico esiguo numero di lettori e quindi di mercato – attiva prima che la falcidia omologatrice del ventennio facesse di tutte le righe… un fascio.
Di questo proscenio affollato se ne rendeva conto anche lo stesso giornale, settimanale di cronaca e varietà, che così recitava nel suo editoriale d’apertura:
«L’ultimo a comparir fu Gambacorta…
Mentre da ogni parte si lamenta l’inflazione dei giornali, ecco che ne nasce un altro: L’Atomo. Salutiamo con questo primo numero i lettori e la cittadinanza della provincia per la quale questo numero è stato creato e ci presentiamo. L’Atomo, in quest’epoca convulsa, che si è convenuto di qualificare atomica, non ha pretese apocalittiche, né vuol indicare con il suo nome, alcunché di sconvolgente. Questo foglio ha scelto la sua denominazione solo per essere intonato ai tempi: per il resto non è che la voce chiara e sincera di una parte della comunità, di una parte più piccola, forse piccolissima, ma che può sprigionare da sé una forza immensa, proprio come l’atomo fisico, questa particella infinitesima di materia che può dare origine alla più grande energia finora conosciuta. Il settimanale ha però, come ogni umana attività, i suoi scopi che pensiamo sia doveroso enunciare iniziando la nostra fatica, alla dozzina di lettori, che speriamo vorranno leggere fino in fondo questo articolo programmatico scevro da ogni ipocrisia. L’Atomo, ha un programma tracciato: quello di fornire un ampio notiziario della vita provinciale ed articoli che illustrino i problemi che interessino attività, categorie produttrici, movimenti artistici e culturali, di varietà ecc.. Ma le caratteristica che ci differenzierà da molti altri giornali sarà il nostro assoluto rispetto per ogni opinione, rispetto che non ci limitiamo ad enunciare platonicamente ma documentiamo sia creando una rubrica aperta alla collaborazione dei lettori ed intitolata Problemi attuali, sia impegnandoci, sin d’ora, a pubblicare qualsiasi articolo di discussione o critica anche su argomenti già da noi trattati purché chi abbia da opporre alla enunciazione altrui una propria tesi lo faccia con animo sereno e portando a suffragare le proprie opinioni, dati, fatti ed argomenti validi anziché assolutistiche affermazioni od attacchi personali. In altri termini la nostra profonda convinzione che la discussione è sempre fruttifera di comprensione e di progresso ci induce a fare di questo foglio, per buona parte, una palestra di idee sugli argomenti più disparati che possano interessare la vita pubblica della provincia sia direttamente che di riflesso. Tale funzione può essere assolta egregiamente solo da un giornale che, come questo, sia veramente indipendente e non debba quindi conformarsi a nessuna “superiore direttiva” ma debba solo trovare ordini nella “coscienza di chi lo redige”. Confidiamo di essere confortati dalla comprensione dei lettori; speriamo di ricevere copiosa corrispondenza, anche di critica, anzi principalmente di critica, perché nella nostra concezione giornalistica, il periodico deve essere quello che vogliono i lettori e noi ci studieremo di raggiungere tale risultato. La nostra iniziativa ci ha costretti a sacrifici non lievi, che speriamo ci siano ripagati almeno in parte dalla affettuosa collaborazione dei cittadini in genere e dei lettori in particolare.»
Purtroppo questo giornale non riuscì ad innescare alcuna reazione a catena, andando ad incrementare quell’enorme cassapanca delle buone intenzioni incompiute. Sparì, infatti, dalla circolazione dopo il secondo numero e seppur non ci fosse palese nessuna avvisaglia di un così repentino esaurimento (ci sono solo due esemplari nella nostra Biblioteca) abbiamo ragione di credere che con il n. 2 L’Atomo smise effettivamente di emettere le sue radiazioni.
Probabilmente la sua organizzazione pubblicitaria, denominata pittorescamente “Il ragno” non riuscì a tessere una tela economicamente sufficiente per alimentare la fonte di energia: insomma un uranio impoverito non bastò a far brillare quella luce che programmativamente si era annunciata.
Il programma infatti seppur ammantato di “dubbio modestismo” avrebbe dovuto essere apprezzato dal lettore che per anni aveva letto veline dettate dall’alto.
Lo stesso Piccolo non era sfuggito alla regola ferrea del Minculpop ed era in fase di ricostruirsi una credibilità. Ma quale era il panorama delle testate giornalistiche locali?
Abbiamo già citato Il Piccolo, poi i due giornali di partito: L’Idea Nuova (1947), settimanale della Federazione provinciale del Partito Socialista Italiano dei Lavoratori italiani e Il Progresso, settimanale Comunista (1948). Fin dal 1945, satireggiava con voce libera Il Matterello di Renato Grattarola, (divenuto in seguito insospettabile professore di lettere classiche), ma i suoi strali erano esclusivamente rivolti alla varia umanità cittadina ed allo sport, mentre La voce Alessandrina, aveva ripreso il suo ruolo di educatrice sociale sotto la guida di Don Torriani, uno dei padri fondatori del Partito Popolare. Non rilevava il piccolo giornale di nicchia diretto da Arnaldo Camera, – organo di quell’ente dopolavoristico che da Ond, mutuando il nome in Enal, si prefiggeva di organizzare il tempo libero dei lavoratori – se pure almeno nello sport si concedeva qualche divagazione extra ambito istituzionale.
Ben altra attenzione meritano invece due altri settimanali. Il primo Il Ficcanaso, diretto dalla coppia Dante Raiteri (in seguito alla RAI, come regista) e Mario Odisio. La testata che recitava “non è finanziato da alcun partito” voleva certo più esplicitamente marcare la propria indipendenza e forse può essere considerato, in un certo senso, l’ispiratore de L’Atomo. Il giornale infatti, varato nell’immediato ridosso della fine guerra (1945), ebbe però vita breve, avendo Odisio colto al volo l’occasione di acquistare Il Piccolo. Si venne così a perdere una battagliera ed arguta penna che dopo aver vergato con svolazzi promettenti pagine del giornalismo alessandrino si è posata sul comodo cuscino, fatto di pura e asettica cronaca, e su quello redditizio del…cataletto.
Il secondo, uscito nel 1946 a gennaio, dapprima come semplice foglio a due pagine, poi un po’ più corposo, titolava L’informatore Alessandrino, “settimanale di cronaca” e anch’esso si qualificava, non nell’enunciazione, ma nei fatti indipendente. Il direttore ed anima redazionale era Ferruccio Gambera (coadiuvato da un giovane Vittorio Ziliani), genio e sregolatezza del giornalismo non solo locale e che purtroppo con gli anni finì col concedersi di più a quest’ultimo aspetto a discapito di una carriera che avrebbe potuto essere molto luminosa. Anche questo giornale – abbastanza simile nei contenuti finì ai primi del ’48. Non sappiamo se il direttore responsabile de L’Atomo, Giovanni Dalle Donne, facesse parte del giro di questi ebdomadari; è certo tuttavia che gli enunciati programmatici adombrano una sorta di “Idra” che rinasceva dopo il taglio della testa. Tuttavia, come i suoi epigoni, dovette soccombere ad una divinità più potente, il dio-danaro, innescando in questo caso una sorta di reazione a catena che arriva fino ai giorni nostri, quella cioè delle innumerevoli testate (a caso, Piccolo Corriere, Corriere Alessandrino, Gazzetta di Alessandria, Ultimora e sport, La settimana, Gisette ecc.) che nell’impari lotta contro il settimanale Il Piccolo, principe incontrastato dell’edicola per offrire una alternativa, hanno cozzato con la staticità abitudinaria degli alessandrini.
Cosa si può salvare dell’Atomo, dunque? Qualcosa invero c’è. Dal punto di vista estetico può rappresentare il tentativo anticipatamente moderno di grafica nelle pagine e nei titoli: si presenta infatti leggibile e ben organizzato nei temi e questo nonostante la stampa, in una tipografia, la Sociale di via Milano, non fosse una delle più attrezzate e predisposte a questo tipo di pubblicazione. Dal punto di vista dei contenuti, altre all’abbozzo di realizzazione dell’enunciato va posto in rilievo l’allargamento dell’attenzione cronachistica all’intera provincia, cosa che riuscirà con successo, solo dopo molto tempo, al nostro sempiterno Il Piccolo.
Un po’ poco? An fònd l’era ammàch in atomo!