Meno partecipazione, meno diritti: Renzi è Mosè o Caronte? [Controvento]

Renzi nuova 2di Ettore Grassano

La ricetta di Renzi per rimettere in piedi l’economia italiana (la peggiore d’Europa quanto a trend degli ultimi anni: lo dice l’Ocse, e lo intuisce da tempo chiunque si guardi attorno senza demagogia) è: ancora più flessibilità per i lavoratori. Ossia, in soldoni, meno diritti, meno tutele, magari presto salari a trattativa individuale per tutti (per tanti finti liberi professionisti è già così: sveglia!). O capiamo male noi? E’ dunque spazzando via l’articolo 18 che si pensa di rilanciare l’Italia? E’ questo di cui si lamentano gli imprenditori piccoli, medi e grandi? Mollano perchè la forza lavoro è una zavorra insostenibile, e non ‘scaricabile’ al momento opportuno?

A noi non pare: almeno, non quelli con cui abbiamo parlato in questi anni, intervistandoli. Tutti concordi nell’individuare nello Stato (che Renzi in questo momento incarna e rappresenta, per sua libera scelta), o meglio in chi lo ha gestito finora, e lo gestisce, in tutta la sua oppressiva inefficienza, la vera causa del naufragio.

Se la strada del governo Renzi è, invece, raddrizzare la barca ridimensionando drasticamente diritti dei lavoratori e dei cittadini (meno rappresentanza e precarietà a vita, scrive Norma Rangeri: si veda l’eliminazione del voto per Province e Senato, e le leggi elettorali ‘farlocche’ e a nomina dall’alto che sono in preparazione), partendo dall’articolo 18, ma anche dal drastico ridimensionamento del welfare previdenziale e sanitario, ci pare evidente che, quantomeno, un nuovo passaggio elettorale, da parte di un premier che è stato nominato e non eletto, sarebbe il minimo. O no?

Invece apprendiamo che “non si voterà fino al 2018“, e immaginiamo che quando lo faremo il Paese “a tutele crescenti” (bella forza: facendo tabula rasa e partendo da zero, non si potrà che crescere!) avrà già dispiegato pienamente le sue potenti ali.

Epperò, al netto della retorica di regime, degli slogan ad effetto (“Non guardiamo in faccia nessuno, guardiamo negli occhi tutti”: ma che vuol dire, Renzi!!) e dei proclami sul “Vogliamo rimettere in pista l’Italia”, come se ci fosse chi aspira invece a farla deragliare, ci sembra che il premier si stia agitando tanto, concludendo pochissimo. Mentre l’Italia è messa peggio dell’anno scorso, e di quello prima e prima ancora.

E’ altrettanto vero, però, che di solide proposte alternative al renzismo non se ne vedono, o meglio non emergono con la forza necessaria. Perchè nell’era del web e della comunicazione globale, in realtà. ‘bucare’ il muro del pensiero unico dominante sta diventando paraddossalmente sempre più difficile.

E questo, al di là dell’ottimismo personale che non ci abbandona mai, fa sì che, se dovessimoRenzi Mosè scommettere oggi 10 euro su un futuro prospero per questo Paese (da qui a 5/10 anni si intende: nel medio lungo periodo siamo tutti morti!), saremmo in seria difficoltà, e ce li terremmo ben stretti in tasca. Che, a ben pensarci, è esattamente quel che sta succedendo ovunque, da Bolzano a Caltanissetta.
“Del resto questo ragazzo – mi ha detto l’altro giorno un imprenditore vero, che ancora ci crede – è stato caricato di una responsabilità enorme, e a Renzi non ci sono alternative: è il nostro Mosè”. “O Caronte?”, mi sono permesso di rispondergli, naturalmente sorridendo.

Voi che ne pensate?