Quando Summer significava… Donna! [T Rex Sound]

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tirellidi Luciano Tirelli.

Donna, anzi  “La” Donna! Per esattezza “La” Donna Andrè Gaines, per tutti Donna Summer! Anche se, nei suoi anni migliori, non c’era stagione che tenesse per lei; tanto che uno dei suoi album più famosi si intitolava all’epoca ‘Four Seasons of love’ (1976) se proprio vogliamo indirizzarla sui periodi dell’anno.

In verità non era la stagione più amata che condizionò la sua scelta nel trovare un nome d’arte vincente e facilmente memorizzabile, ma semplicemente una ‘americanizzazione’ del cognome del suo primo marito, l’attore austriaco Helmut Sommer. Donna Summer ha conquistato tutti, prima con le sue modulazioni erotizzanti in ’Love to love you baby’ e ‘I feel love’, i suoi primi grandi successi, poi con motivi meno ipnotici che la portarono a divenire la regina indiscussa della disco music degli anni settanta.

Al suo fianco il friulano Giorgio Moroder, vero guru e genio all’epoca della  disco music, conosciuto nelle prime fasi della sua carriera quando dalla caotica Boston, sua città natale, Donna si rifugiò in Europa in cerca di successo cominciando come corista nella tournee del musical Hair. Ed è proprio durante le tappe teutoniche di quella tournée che conobbe Moroder.

donna-summerIn cuffietta, ricordo, con il mio primo walkman amavo coricarmi ascoltando una cassetta poi consumata completamente con i successi di Donna: da Spring Affair a I remember yesterday, da Bad girls a Winter Melody… Era la mia ninna nanna dopo il periodo delle favole. Un sistema ancora in uso ed in auge, tra l’altro, quello di raccontare favole per accompagnare i piccoli tra le braccia di Morfeo. Ho saputo di un onorevole, di cui non posso fare il nome, che legge tutte le sere al proprio nipotino la sua dichiarazione dei redditi di 12.000 euro.  Più favola di quella!!!

Donna Summer. Una vera e propria star capace in carriera di vendere quasi 150 milioni di dischi e conquistare un’infinità di premi e riconoscimenti tra Grammy award, dischi d’oro, di platino, d’argento, insignita dei riconoscimenti più prestigiosi in ambito artistico. Ebbe una simpatica esperienza anche come attrice in una notissima commedia musicale del 1978, Thank God it’s Friday (Grazie a Dio è venerdì).

Poi probabilmente comprese, a differenza di molti suoi colleghi, che era meglio proseguire nella sua attività di inizio carriera. Anche oggi come allora direi che c’è molta leggerezza nell’improvvisarsi ciò che non si è e non si sarà mai. A tal proposito, parlando di cinema invece nostrano, alcuni spettatori italiani hanno dichiarato recentemente che Isabella Ferrari non dovrebbe recitare in film comici, Claudia Pandolfi non dovrebbe recitare in film drammatici e Martina Stella non dovrebbe recitare!

Hot Stuff, dal suo ricco repertorio, rimane ancora oggi una delle canzoni dell’epoca più richieste e ballate in assoluto. Un ritornello tra i più noti e canticchiati ‘I need  some hot stuff baby tonight…’, ballando tra fumo e strobo. Due effetti che ancora oggi miscelati insieme in pista ti creano attacchi di labirintite e problemi nel ritrovare l’uscita, problemi che si risolvono solo dopo il dissolvimento dell’effetto ‘Pianura padana in novembre’ nella sala.

Ci piace ricordarla proprio con Hot Stuff nel video di apertura, in tutta la sua carica ed avvenenza. E’ stato bello parlare di lei in ‘T Rex sound’ questa settimana, intanto perché è giusto rendere omaggio alla ‘regina della disco music’, mai detronizzata nel suo ruolo, che purtroppo a causa di un cancro si è spenta due anni fa a soli 63 anni; e poi perché ci ha permesso di parlare di summer in un anno in cui l’abbiamo per mesi cercata e reclamata disperatamente senza trovarla mai…