Alla scoperta dei colli tortonesi e dei segreti di questo bel territorio.
Questa volta il motivo è il premio “Appennino di Montebore” e l’avventuriero è Michele Serra.
Giornalista, scrittore, e autore televisivo, scrive per l’Espresso ed è autore di “Che tempo che fa” con Fabio Fazio.
La manifestazione, che ha preso il via a Volpedo, davanti all’antico mercato della frutta, lo ha accompagnato, insieme a Pierluigi Pernigotti, responsabile del progetto su Pellizza da Volpedo e grande esperto del pittore piemontese, verso il centro di documentazione di Pellizza da Volpedo. Dopo la visita, ha proseguito visita alla pieve romanica di san Pietro.
Dopo Volpedo è stata la volta di San Sebastiano Curone passando per Dernice, Montebore e Montegioco.
Serra, dopo aver visitato i luoghi del Montebore, ha concluso la sua passeggiata tra i colli a Garbagna dove si è discusso di storia, valorizzazione del territorio eccellenze, valori e identità.
E sono proprio i valori e le identità del tortonese che hanno contribuito a scegliere i vincitori del premio “Appenino di Montebore”.
La valorizzazione, la tradizione, la storia di un territorio non “si fa da sola”.
Ci sono uomini che dedicano un’intera vita nelle ricerca e delle vecchie tradizioni locali proprio per proteggere un territorio e valorizzarlo sempre di più.
E’ proprio per queste ragioni che, quest’anno, il premio “Appennino di Montebore” è stato conferito a Maurizio Fava, figura di spicco nella promozione del territorio piemontese che ha contribuito alla valorizzazione dell’identità tortonese.
“Il contributo di Fava – si legge tra le motivazioni del conferimento del premio affonda le sue radici nell’amore per la sua terra, nell’orgoglio di far conoscere la qualità dell’enogastronomia locale e, soprattutto, per la determinazione nel preservare l’integrità dei valori, delle tradizioni e dell’ambiente in cui prodotti come il Montebore possono continuare ad essere prodotti proprio come una volta”.
Un riconoscimento anche a Michele Serra che “ha dimostrato di comprendere i valori della terra”, un cantastorie, un giornalista che sa cogliere l’onestà di chi lavora per un obiettivo comune, cogliendo l’essenza della cultura, delle colture e delle eccezionalità di un territorio.
Un giornalista che si fa interprete e attore della realtà, della nostra realtà.
Il premio “Appenino di Montebore” ha dimostrato che uniti è meglio. Grazie a volenterosi appassionati e amanti della propria terra si è riscoperto il Montebore.
Riscopriamo anche la collettività. Uno per tutti, tutti per uno.