Lo nero periglio

Patrucco Giancarlodi Giancarlo Patrucco
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Vi ricordate “L’armata Brancaleone”, il film di Mario Monicelli, girato nel 1966 e di cui fu magnifico interprete Vittorio Gassman? Fra le tante gag e le tante battute che lo resero famoso in tutto il mondo, ci fu quella che fu posta alla base dell’intrapresa di Brancaleone: rivendicare, in modo fraudolento, la proprietà di un possedimento ad Aurocastro di Puglia, guardandosi da “lo nero periglio che vien dallo mare”.
Brancaleone e la strana combriccola di cui si fa duce e che lo accompagna nell’impresa non fanno granché caso al monito. Sono troppo presi dall’dea di diventare, finalmente, agiati proprietari terrieri ma, arrivati ad Aurocastro, scoprono la terribile verità celata nell’oscuro avvertimento e vedono le feluche saracene apparire all’orizzonte, inalberando la loro bandiera nera.

Ho voluto iniziare questo intervento con un momento di umorismo perché il seguito purtroppo non sarà tanto divertente. Anzi, si prospetta nero come le bandiere dell’Isis che oggi garriscono in Irak e cupo come i video di quegli assassini. L’altro giorno, l’ennesima decapitazione di un prigioniero occidentale e non è finita qui. Dobbiamo preoccuparci, allarmarci, spaventarci, oppure quella è una minaccia contenibile?

Qualche informazione di inquadramento, intanto.
Lo Stato Islamico dell’Iraq e della Siria (Isis, Isil o Is i suoi acronimi), noto anche comeIsis bandiera Califfato Islamico (ispirato al califfato Abasside travolto dall’esercito mongolo nel 1258) è l’emanazione di un gruppo jihadista fondato nel 2004 e presto associatosi ad Al-Qaida, l’organizzazione di Bin Laden.
Due anni dopo, il gruppo annuncia la fondazione dello Stato islamico dell’Irak e, dopo essersi radicato in Siria, nel 2013 proclama lo Stato islamico dell’Irak e del Levante. Il 29 giugno di quest’anno, mentre le sue milizie avanzano vittoriose, dalla moschea di Mosul Abu Bakr al-Baghdadi annuncia al mondo la fondazione del nuovo califfato e l’inizio dell’era del terrore. Durare ed espandersi” è il suo motto, la bandiera nera il suo vessillo, dominare il mondo islamico e far trionfare la parola di Allah nel mondo il suo progetto. “Marciare su Roma” dice al-Baghdadi, sottintendendo la volontà di creare una sorta di enorme Stato islamico, che vada dal Medio Oriente all’Europa, passando per Italia e Spagna.

Lo spazio, l’occasione e i soldi finora non gli sono mancati.
I musulmani sunniti, quelli che sono seguaci della sunna e si considerano come il ramo ortodosso dell’Islam, nel mondo sono poco meno del 90%. In Irak solo il 35%
I musulmani sciiti, quelli che si rifanno ad Alì, cugino e genero di Maometto, sono minoranza nel mondo ma maggioranza in Iran e molto diffusi in Irak. Il premier iracheno al-Maliki è uno sciita. Il presidente siriano Bassar al-Assad è di famiglia Alauita, frazione di quella sciita.
Una situazione difficile di per sé, che diventa esplosiva quando al-Maliki mette in un angolo i sunniti iracheni. La ribellione divampa e la brutale repressione del governo peggiora soltanto la situazione. Il risultato è la perdita del controllo sui bastioni sunniti come Falluja e come la provincia di Anbar, confinante con la Siria. Di qui prende forza l’Isis.

Ma non basta. Ci sono ancora, in Irak, i nostalgici del partito Baath e di Saddam Hussein. Il re di fiori del famoso mazzo di carte dei ricercati, al tempo della guerra americana in Irak, non è mai stato preso. A luglio, il “rosso” Al Douri inneggia ai jihadisti e alla “liberazione” di Baghdad. A Mosul, fra chi governa la città siede Muzhir al Qaisi, a Tikrit, Ahmed Abdul Rashid, due alti ufficiali di Saddam.

I soldi sono arrivati, e probabilmente ancora arrivano, da donazioni private e da enti non direttamente riconducibili a governi. Ma si stima che l’Isis disponga di circa 2 miliardi di dollari e che buona parte di quel denaro sia giunto dall’Arabia Saudita e dal Qatar.

Quanto ai combattenti, i successi dell’Isis attirano volontari da tutto il mondo. Specialmente giovani. Si stimano in 12.000 i volontari che hanno raggiunto la Siria per entrare nel jihad. Bosnia, Kossovo, Libia, tra i paesi islamici, ma anche decine, se non centinaia di inglesi, francesi, canadesi, australiani. Pure italiani, perché no?

Il che, ci riporta alle domande iniziali: dobbiamo aver paura o no?
Dipende. Mi sembra improbabile che le feluche dell’Isis possano prendere il mare e farsi vedere ad Aurocastro, tanto per chiudere con Brancaleone da Norcia, così come abbiamo iniziato. Ma non è affatto improbabile, anzi è altamente probabile, che l’Isis progetti infiltrazioni di gruppi e spettacolari azioni terroristiche, alla stregua di quelle messe in atto da Al-Qaida contro le torri gemelle del World Trade Center di New York.

Quindi, trasformo la domanda in un’altra: l’intelligence occidentale, stavolta, ce la farà? Qualche dubbio arriva, e non solo da me.
Avete suggerimenti da dare?