“La riforma delle Province, fatta così, è una porcata: tanto rumore per nulla dire, anzi ulteriori danni. Ma è la politica di Renzi, nel suo complesso, a far acqua da tutte le parti: e certamente è arrivato il momento di dirlo chiaramente, anche e soprattutto pensando agli enti locali”. Massimo Berutti da qualche mese è consigliere regionale (Forza Italia), ma ha alle spalle un percorso da amministratore locale (ultima tappa, sindaco di Tortona dal 2009 al 2014), che lo rende piuttosto sensibile al tema. E va un po’ in controtendenza rispetto al suo partito, che rispetto al Governo Renzi sembra avere un atteggiamento quasi da ‘sostegno esterno’, come si diceva nella prima repubblica. A lui, invece, Renzi proprio non piace, anche se su Chiamparino usa invece toni più soft, inclini al dialogo, “da opposizione costruttiva”. Incontriamo Berutti ad Alessandria, “città che non si merita di essere così abbandonata”, e dove ha deciso di aprire a breve un ufficio di rappresentanza, “perché è comunque il capoluogo di provincia, e quindi il baricentro di tante problematiche”. Ed è l’occasione per spaziare dalla sanità alle Province, fino alle recenti esternazioni del presidente della Regione su ExpoPiemonte e sulle Terme di Acqui.
Consigliere Berutti, pronto a ruggire, con la ripresa autunnale? Con l’uscita di scena di Ugo Cavallera lei è oggi l’unico punto di riferimento di Forza Italia per tutta la nostra provincia in Regione. Siamo davvero periferia dell’impero, visti da Torino?
(riflette un attimo, ndr) E’ un dato di fatto che, fino a pochi mesi, avevamo in giunta regionale due assessori alessandrini, e uno in particolare, Cavallera che lei ha citato, di gran peso e autorevolezza. Oggi nella giunta di Chiamparino la nostra provincia non è rappresentata, e non ci vengano a raccontare, gli esponenti del Pd, che questo non conta. Conta, eccome….
Quindi siamo destinati ad essere sempre più marginali?
Dipende anche da noi, da quanto cercheremo di farci sentire, portando avanti le istanze del territorio. Personalmente ho intenzione di fare opposizione seria: che non significa dire sempre no, ma chiedere su ogni questione chiarezza, impegni precisi, progetti concreti e dati. Non è che si debba dire no per forza alle proposte, solo perché arrivano da Chiamparino e dal Pd insomma: ma devono essere convincenti, e motivate.
A proposito: la settimana scorsa Chiamparino ha dichiarato, a mezzo stampa e senza mezze misure, di voler vendere (e qualcuno dice svendere, di questi tempi) sia ExpoPiemonte che le Terme di Acqui. E ha irritato tanti, sia a destra che a sinistra: forse anche per il tono, oltre che per la sostanza…
Ha sicuramente sbagliato a porre le questioni in quei termini, perché certe iniziative si prendono solo da un lato confrontandosi apertamente con le amministrazioni locali, dall’altro affrontandole in consiglio regionale. Anche perché per realizzare ExpoPiemonte si fece addirittura una legge ad hoc, quindi non è che adesso può decidere di dismettere tutto così, a mezzo stampa. Con questo, non voglio fare polemiche eccessive: sono stato sindaco, come lo è stato Chiamparino, e ho fatto ricorso, quando l’ho ritenuto opportuno, alle dismissioni immobiliari per risanare i bilanci. Ma qui stiamo parlando di un territorio molto vasto, come la Regione: e di strutture, a Valenza come ad Acqui Terme, che se ben gestite possono essere vòlano importante per le economie dei loro territori. E che nella gestione i privati spesso sappiano fare meglio del pubblico lo dicono i fatti. Bisogna però innescare un confronto, non imporre decisioni dall’alto: per questo mi aspetto che di questi temi Chiamparino voglia discutere in consiglio regionale.
Parliamo di sanità consigliere Berutti: pare che la cosiddetta ‘proposta Muliere’, basata essenzialmente sull’accorpamento di Azienda Ospedaliera e Asl, abbia trovato a Torino subito terreno fertile nell’assessore Saitta. Lei come la vede?
Mah, prima di tutto presentino un progetto all’apposita commissione, a al consiglio: lo analizzeremo con attenzione, e vedremo. Finora mi pare che semplicemente Muliere si sia astutamente posizionato, preparandosi ad assumere la presidenza dell’assemblea dei sindaci dell’Asl: vedremo si mi sbaglio, non credo. In ogni caso, riformare la sanità non può significare semplicemente accorpare qualche direzione: o meglio, se è quello che vogliono fare lo dicano chiaramente, ma non la chiamino riforma. Quel che conta davvero è la qualità, e quantità, di servizi messi a disposizione della cittadinanza: tenendo conto naturalmente del fatto che la nostra provincia è vasta, e con molti territori e comunità che vivono in periferia, magari in collina o montagna. Cerchiamo di non dimenticarcelo: e questo vale per la sanità, come per i trasporti.
Non solo, consigliere Berutti. Di recente un nostro editorialista ha sottolineato che la normativa vigente in ambito Sanità prevede per le Aziende Ospedaliere una popolazione di riferimento tra 600 mila e un milione e 200 mila persone. La provincia di Alessandria si ferma attorno ai 450 mila abitanti….
Appunto: questo che significa? Che dovremo ragionare in ottica di accorpamento con Asti, o con qualche altra provincia? E con quali conseguenze? E’ su questi temi che ci aspettiamo proposte concrete dalla maggioranza in Regione…
Lei ha fatto cenno alle zone collinari e montane: la situazione su quel fronte a che punto sta? Cosa verrà dopo le comunità montane?
Cosa verrà, e soprattutto con quali conseguenze per chi abita in quei comuni. Nei giorni scorsi la Regione ha ribadito pesantemente, in incontri torinesi ma anche sui territori, Alessandria compresa, che il processo va velocizzato, e che si deve andare verso Unioni di Comuni forti, ossia in grado di svolgere una serie importanti di funzioni. A questo punto toccherà ai comuni rispondere in maniera adeguata, con un occhio di attenzione soprattutto alle esigenze dei loro abitanti: mi auguro naturalmente che ci si riesca.
E le Province quale futuro avranno? Come andranno le elezioni di secondo grado previste per il 12 ottobre?
In realtà il meccanismo è tale per cui sarà il Pd a decidere tutto, e mi sembra di aver capito che il nuovo presidente della Provincia sarà l’attuale sindaco di Alessandria. Sul tema sono perentorio: la finta riforma delle Province è una farsa, o peggio una porcata. Se quella è la strada che si voleva imboccare, le Province andavano chiuse, punto. Naturalmente salvaguardando l’occupazione di chi ci lavora, ma senza tentennamenti. E senza questo passaggio assurdo a ente di secondo grado, elezioni comprese. Del resto questo è l’andazzo del Pd di Renzi: vivere di slogan, e spacciare per riforme operazioni senza costrutto, e che non fanno risparmiare un euro, né portano un miglioramento di efficienza.
Riformare la macchina pubblica è davvero impossibile?
Niente è impossibile: però devi crederci, e affidarti a persone competenti e determinate. Ci rendiamo conto o no della situazione italiana? L’economia sta collassando, gli imprenditori sono disperati: o chiudono, o se possono si trasferiscono altrove…e questi che fanno? Anziché dare aiuti concreti a chi crea lavoro e sviluppo, in termini di defiscalizzazione, e di semplificazione a tutti i livelli, continuano a difendere soltanto la macchina della spesa pubblica: che è una delle principali cause della situazione in cui ci troviamo.
A proposito di dismissioni industriali, in provincia si parla poco di Ilva: eppure abbiamo a Novi Ligure un polo che dà lavoro ancora a diverse centinaia di persone….
Quello è un altro scandalo del governo Renzi, che sul tema non sta facendo praticamente nulla, mentre l’Ilva, in sordina, sta finendo in mano agli indiani: ed è la sorte che, via via, sta toccando a tante realtà industriali, senza che la politica di centro sinistra riesca in alcun modo a costruire scenari alternativi. Su Ilva, che è questione anche di casa nostra, chiederò a Chiamparino un impegno diretto e concreto.
Ma cosa può davvero fare la Regione, sul fronte occupazione?
Oltre a garantire tutti gli ammortizzatori sociali possibili, dobbiamo lavorare sui fondi europei, e sburocratizzare al massimo, alleggerire le incombenze degli imprenditori. Ma è evidente che, senza un approccio di sistema, a livello nazionale, su scala locale si può incidere poco. Penso ad esempio alle potenzialità del nostro Monferrato, in relazione anche al riconoscimento Unesco: ottima cosa, ma bisogna che tutto il Paese vada in questa direzione. Mi spiego: in Italia abbiamo un patrimonio culturale sterminato, e una ricchezza naturale e ambientale senza eguali. Il turismo (con tutte le sue implicazioni: dall’enograstronomia e agroalimentare fino al mercato immobiliare) può davvero diventare la nostra carta vincente, per un futuro post industriale. Ma deve essere anch’esso un’industria, ossia dobbiamo gestire il comparto con un approccio sistemico, sviluppando filiere, dando agli imprenditori l’opportunità di crederci, di investire davvero. Ma possiamo riuscirci solo uscendo da una dimensione naif, di piccolo bottega o di attività marginale, e tutelando davvero il Made in Italy, nelle opportune sedi europee, affinché diventi un marchio di vera eccellenza, capaci di attrarre investitori di grande livello, con grandi progetti. Penso anche al mercato dell’energia, alle fonti cosiddette alternative, o semplicemente naturali, che oggi sfruttiamo in maniera minima, rispetto alle potenzialità. Oggi siamo davvero all’ultimo giro però, all’ultima opportunità. E invece ho l’impressione che il centro sinistra opti per la conservazione, per la difesa ad oltranza di un’economia pubblica che non sta comunque in piedi, e che sta divorando progressivamente le risorse della parte produttiva del Paese, sempre più scoraggiata.
Il centro sinistra, dice lei. Ma non è che Forza Italia stia brillando per capacità propositiva, anzi. Sembrate tutto sommato una stampella di Renzi, e il vostro elettorato è un po’ scoraggiato, diciamocelo….
E’ vero, usciamo da una fase di scarsa incisività. Però sui territori, a partire dal nostro, è già partita la riorganizzazione, che passa necessariamente anche attraverso un ricambio generazionale. E, da Alessandria fino ai diversi centri zona, c’è una nuova generazione di militanti, seri e preparati, che ci crede, e che si prepara a fare la propria parte. Senza appiattirci su Renzi, e anzi pronti, a casa nostra, a dare battaglia e ad essere alternativi ad un sistema Pd che sta già mostrando tutti i suoi limiti.
Ettore Grassano