«È finita un’epoca. […] La verità è che ormai la Ferrari è diventata americana. […] Non sarei sorpreso se alla fine fosse Marchionne a diventare presidente della Ferrari»
Luca Cordero di Montezemolo, 8 settembre 2014
«La Ferrari avrà un ruolo importante all’interno del gruppo FCA nella prossima quotazione a Wall Street e si aprirà quindi una fase nuova e diversa che credo giusto debba essere guidata dall’Amministratore Delegato del Gruppo»
Luca Cordero di Montezemolo, 10 settembre 2014
E’ di ieri la notizia delle dimissioni da Presidente della Ferrari di Luca Cordero di Montezemolo, alias Luca-Cordero-di-Montezemolo-che-se-no-non-si-gira, così ribattezzato dal comico Marco Della Noce a Zelig nella divertente caricatura di Oriano Ferrari, capomeccanico della omonima casa automobilistica.
Ebbene, Luca-Cordero-di-Montezemolo-che-se-no-non-si-gira «su sua richiesta» ha lasciato il prestigioso scranno della casa automobilistica più famosa del mondo per far accomodare Sua Maestà Sergio Marchionne, che resterà in carica almeno fino alla quotazione a Wall Street di FCA (dopo, secondo alcuni, arriverà John “Yaki” Elkann, e i cieli saranno sempre più blu).
Proviamo a fare due considerazioni sulla vicenda, che ben descrive i modi di fare (e le concezioni) del capitalismo italico. Partiamo allora da quel “su sua richiesta”, formula che nel mondo Fiat è già stata usata diverse volte in passato. Per esempio, quando Paolo Cantarella (ve lo ricordate?) diede le dimissioni da Amministratore Delegato del gruppo automobilistico. «Su sua richiesta», recitava il comunicato stampa. Il copia-e-incolla, va detto, all’ufficio stampa Fiat è sempre andato molto di moda; non tanto per pigrizia, sia chiaro, quanto per non sbagliare. Certe formuline ipocrite, simili ai raffreddori dei premier sovietici, fanno fine e non impegnano.
In questo caso, le spontanee dimissioni di Luca-Cordero-di-Montezemolo-che-se-no-non-si-gira arrivano dopo le dichiarazioni di Marchionne sulla casa di Maranello (per quanto tempo potremo chiamarla così?) pronunciate al Workshop Ambrosetti di Cernobbio. «La Ferrari non vince da sei anni». «Tutti sono utili, nessuno è indispensabile». «Nessuno può permettersi di minacciare che senza di te [sic] l’azienda avrebbe avuto dei problemi». Neanche un bel vaffanculo sarebbe stato così chiaro ed inequivocabile.
Eppure… Due giorni dopo, magia delle magie, sull’organo della Real Casa, la “Busiarda” (ossia La Stampa), è lo stesso Marchionne a dichiarare che «Montezemolo ha portato l’azienda a conseguire risultati molto importanti sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista sportivo. Una lunga storia di grandi successi alla Ferrari dove Montezemolo ha raggiunto traguardi di assoluto rilievo, con un team di eccellenza mondiale». Coerente, non c’è che dire.
Facciamocene una ragione. Dal 13 ottobre Luca-Cordero-di-Montezemolo-che-se-no-non-si-gira non sarà più Presidente della Ferrari. Che gli arrivi qualche buonuscita milionaria per addolcire la disoccupazione è più che probabile, oltre che doveroso. Anche se, sussurra qualcuno, sarebbe già pronta per il Nostro la comoda poltrona di Al-Italia (scritto così, per far piacere ai nuovi azionisti della compagnia di bandiera). E anche se così non fosse, che importa? Luca-Cordero-di-Montezemolo-che-se-no-non-si-gira siede in tanti di quei consigli di amministrazione, che di certo non avrà tempo per annoiarsi.
Di una cosa possiamo essere certi. Sergio non ci ruberà il “manager col ciuffo” per portarselo in America. Sarebbe una carognata, per un Paese già in difficoltà come il nostro. E mentre la Ferrari, quella sì, farà armi e bagagli e traslocherà altrove, Luca resterà qui con noi, in Italia. Il “capitalismo col ciuffo”, a casa nostra, non passa mai di moda.