Un convegno in una splendida fortezza del nostro territorio, quella di Gavi, per celebrare i 40 anni del grande piemontese.
Un evento che, sabato 30 agosto, ha riunito tante realtà e tante persone che hanno portato le proprie testimonianze sul territorio alessandrino, sul territorio patrimonio Unesco, evidenziando anche criticità e frammentazione.
E, ospite d’eccezione, Philippe Daverio, che ha realizzato “Storie del Gavi”, video sul territorio del Gavi tra terra e mare, della sua storia e degli elementi che rendono unico il cortese del Gavi.
Il “laboratorio sperimentale” ideato per festeggiare il compleanno del Gavi ha, quindi, unito professionalità diverse cercando di ideare strategie per valorizzare il territorio, “la buona Italia”, appunto.
E’ emerso che una delle problematiche maggiori è la comunicazione. Non è sempre facile, in un territorio profondamente differenziato, frammentato e ostaggio dei campanilismi, è difficile riuscire a comunicare il territorio e i suoi prodotti, veicolando in modo efficiente l’informazione.
Ciò che manca, infatti, è il sistema, “fare rete”.
Un territorio, un vino, che ha molti produttori diversi rischia di disperdersi, soprattutto nella comunicazione.
Ormai, il consumatore partecipa a ogni informazione, perciò occorre comunicare non solo emozioni. Una azienda deve pensare come un editore identificando i proprio valori e comunicarli. Il metodo è l’unico modo per costruire un futuro, raccontando con il linguaggio e con i codici che le persone capiscono.
Fondamentale è anche il packaging. Un testimonianza significativa è stata quella di Vittorio e Alessandro Invernizzi, protagonisti del rilancio dell’acqua Lurisia.
La fortuna della Lurisia è stata tutta nel packaging. Dopo aver cambiato la bottiglia e l’etichetta c’è stato, infatti, un incremento delle vendite.
L’importante è fare squadra, prendere spunto dai temi dell’Expo 2015 e non dimenticare che Langhe, Roero e Monferrato sono patrimonio mondiale dell’Unesco.
Il Gavi è il vino bianco italiano più bevuto in Cina: la carta vincente per continuare a stare su quel mercato è unirsi. E’, infatti, inutile proporsi sul mercato con mille marchi diversi.
Altra cosa importante è unire il pubblico al privato, farli andare d’accordo per garantire la valorizzazione. Questo è un punto molto importante perché sono proprio il pubblico e il privato che devono tentare, in sinergia, di studiare un percorso strategico di tutela.
“Bisogna tutelare al meglio questo territorio – ha detto Philippe Daverio – è inutile avere ottimi prodotti e paesi fatiscenti e mal tenuti. Inoltre, il vino è buono anche quando riassume tanto, anche la storia dei paesi che circondano i vigneti”.
Conoscere un territorio, il clima, la terra e le persone che la coltivano è valorizzazione. Si parla, quindi, di agriCultura, non di agricoltura: bisogna investire sulle persone.
Certo è che queste rimangono solo belle parole se non esiste la volontà di unirsi tralasciando campanilismi e fare rete nel nome della valorizzazione del territorio.
Una nota positiva: nonostante il clima, la vendemmia sarà bellissima quest’anno, sicuramente migliore di quelle del 2005, 2008 e 2013.